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La retorica del “noi” e la lezione di Alcide De Gasperi di cui è stata chiusa la fase diocesana del processo verso la beatificazione sono due elementi di estrema attualità in quanto entrambi utili per la comprensione e l’azione politica, geopolitica in generale, ma soprattutto europea e per ritrovare il bandolo di un nuovo protagonismo dei cattolici attraverso il pensiero e l’identità propria degasperiana, ossia quella popolare e democratico cristiana.

Sulla prima questione basti la puntuale riflessione del sociologo Giuseppe De Rita apparsa su Avvenire nell’ambito di un dibattito sulla teologia: abbiamo bisogno di emozioni collettive, di una vita religiosa capace di passione”: egli continua parlando dell’affermazione dell’imperativo del primato del soggetto, cita Spinosa quando dice che l’uomo non desidera il bene ma chiama bene ciò che desidera, e attribuisce proprio alla teologia la comprensione della genesi di “tale crisi (forse la coltivazione libertaria finisce per essere poco realizzante per l’individuo), a non sperare di tornare semplicemente indietro a come eravamo; a non riproporre un generico primato del “Noi”, perché cavalcando le onde è impossibile tornare indietro”. Per la Chiesa individua la necessità di ritrovare una via di popolo “animata da slanci condivisi, per poter indicare alla società, non i “nostri” valori a cui speriamo che torni, ma una strada per crescere seguendo i “suoi” valori, magari scoprendo che in realtà sono anche i “nostri””.

Tutto ciò non vale anche per una politica che parla di partecipazione ma si perde il popolo e conseguentemente rende difficoltoso il campo da gioco, ossia la democrazia (sarebbe da introdurre qui una lunga riflessione sulla “teologia del popolo” di Papa Francesco)? E la necessità di ritrovare emozioni collettive e passione non incita anche i cattolici, in questo caso specificatamente italiani ed europei, a ripartire, non lasciarsi esculturare continuando con ripiegamenti spesso solo funzionali o ideologici o asetticamente consulenziali o illlusoriamente debolisti? Se fossero davvero così in campo oggi, accanto all’indignazione per quanto di inconcepibile avvenuto nello Studio ovale a Whashington, dovrebbero rimettere in campo la capacità di comprensione, al di là dell’esiziale polarizzazione conservatori/progressisti, della complessità e disputare sul discorso del vice Presidente JD Vance tenuto, poche ora prima dell’incontro col Presidente ucraino, alla National Catholic Prayer Breakfast, evento che riunisce dai tempi di San Giovanni Paolo II personalità del mondo cattolico statunitense e centrato sul concetto della “peace first” in politica estera.

Dopo venticinque anni di sconfitte dovute ad errori gravi e andata a servizio in case altrui, per chi vuole tornare a consolidare la posizione popolare e democratico cristiana italiana, l’unica che è in grado di tenere a bada gli estremi (vedasi i casi ultimi tedesco ed austriaco), potrebbe essere un tempo propizio di ripartenza e tensione all’unità, intesa secondo l’indicazione del Santo Padre (cfr. Messaggio al gruppo europarlamentare del PPE, 2023) sopratutto se lo leggiamo da europei secondo quella convinzione più volte evidenziata da Massimo Cacciari che ci siano radici profonde inestirpabili, come la cristianità per l’Europa: e chi le conserva laicamente se non i suoi popoli che in esse mantengono prevalentemente le proprie passioni collettive che non sono, alla fine, irrilevanti anche nelle dinamiche internazionali perché, superata la stucchevole retorica del “noi” , le ritroviamo appunto nostre?

Difendere la democrazia, per riprendere il cruccio di Ezio Mauro nel suo ultimo editoriale, non è difendere innanzitutto questo suo radicamento, che perfino lui, finalmente cita, da lungo tempo avversato col tentativo ideologico di estirparlo lasciando l’Europa in balia del rischio tecnocratico e dell’irrilevanza? Qui è evidente l’attualità della lezione di Alcide De Gasperi – che ricordando Bergson, parlava della essenza evangelica della democrazia – il quale, mantenendo nel tempo dato il metodo sturziano e la chiara identità di un cattolico coerente, sviluppò quella che Jean-Dominique Durand ha definito una “politica ispirata”. Oltre alla chiara indicazione per ritrovare la rappresentanza di cattolici intorno al popolarismo, all’idea democratico cristiana, è altrettanto evidente grazie a lui la strada europea da ritrovare che è costruita anche sulla peculiarità universalistica cattolica, sulla libertà, sull’anelito alla pace: è il “retaggio europeo comune”, il cristianesimo.

Nella relazione a Bruxelles “Sulle basi morali della democrazia” ebbe a dire: “Ora chi non vede che il regime democratico, fondato sul popolo, dipende più che ogni altro, non solo dalla coscienza morale dei cittadini, ma anche dai costumi che regolano la loro comunità? Al popolo sovrano non bastano le virtù della obbedienza e della disciplina; esso deve anche avere il senso della responsabilità di governo, il sentimento della solidarietà e della comunità, la forza morale di autolimitare le proprie libertà in confronto dei diritti altrui e l’energia di non abusare delle istituzioni democratiche per interessi di parte o di classe”.

Diventa chiara l’importanza della commemorazione di livello europeo che si terrà a Moncalieri, sede dell’ultima sezione operativa popolare sturziana nata il 30 aprile 1919, la “Alfredo Rista” del PPI e collegata anche all’azione di conservazione del popolarismo di Italia Popolare di Alberto Monticone, organizzata dal Centro Culturale San Francesco del Carlo Alberto presso Palazzo Mombello il 6 marzo alle ore 21 (preceduta da un momento a porte chiuse di riflessione tra realtà storiche popolari e democratico cristiane, confronto iniziato a Lugano nel 2023). Rifletteranno, dopo il saluto di chi scrive, intorno al tema espresso nel titolo “Identità, Europa, Futuro: Commemorazione di Alcide De Gasperi” Lorenzo Bugli, vicepresidente del giovanile dell’Internazionale Democratica di centro, Marco Mularoni, presidente dei Giovani Democratici Cristiani della Repubblica di San Marino, Francesco Sismondini, presidente European Democrat Students del Ppe. Relazione di Mario Mauro già vicepresidente del Parlamento Europeo e ministro della Difesa. Coordina Markus Krienke, ordinario di filosofia moderna e etica sociale presso la Facoltà di teologia di Lugano e direttore Cattedra Rosmini.

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