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Il bazooka della Bce ha sparato il primo colpo ieri, ma non è andato a segno così forte come previsto. E così dopo la prima giornata del programma Tltro di prestiti alle banche a tassi agevolati che si protrarranno fino al 2016, e l’entusiasmo dei listini con l’euro che ha toccato in seduta il minimo contro dollaro da 14 mesi, la situazione si è presto normalizzata e l’euforia smorzata.

MENO PRESTITI DEL PREVISTO
La ragione principale sta nell’ammontare assegnato in asta dalla Banca centrale europea: 82,6 miliardi a 255 controparti, contro stime che andavano dai 100 ai 300 miliardi nella prima delle otto operazioni di rifinanziamento a lungo termine che si svolgeranno fino al giugno 2016. Così riferisce laconicamente un comunicato dell’Eurotower.

317 MILIARDI DISPONIBILI A DICEMBRE
Il programma, che per esteso si chiama Targeted longer-term refinancing operations, quindi rispetto al primo Ltro ha un target, un obiettivo: vuole agevolare la trasmissione del credito dalle banche all’economia reale. Un totale di 382 soggetti sono stati ammessi a presentare offerte nel primo Tltro, rappresentando, direttamente o indirettamente, 1.372 istituti di credito. Controparti supplementari che intendono partecipare alla seconda Tltro di dicembre dovranno inviare i modelli di segnalazione completati entro il 20 novembre 2014. Il secondo Tltro sarà annunciato il 9 dicembre e assegnato il 11 dicembre. Nelle prime due gare, le banche e i gruppi di banche hanno diritto a prendere a prestito il 7% del totale dell’ammontare del credito al settore privato non finanziario, esclusi i mutui alle famiglie, in essere al 30 aprile 2014: una cifra stimata in 400 miliardi. Il che vuol dire che per dicembre resta un ammontare disponibile di 371 miliardi.

MANCA LA DOMANDA DELL’ECONOMIA REALE, SECONDO AIAF
Ma perché le banche non hanno approfittato dei prestiti agevolati nella misura prevista? Si tratta di un fenomeno “spiegato principalmente dal fatto che più che nell’offerta di credito, soprattutto in Italia, il problema sta nella domanda, le condizioni economiche non giustificano investimenti da parte delle imprese o l’ ulteriore indebitamento delle famiglie”, secondo Paolo Guida, vicepresidente di Aiaf, l’associazione italiana degli analisti e consulenti finanziari. L’esito, ha spiegato ancora Guida, “è parzialmente spiegato dalla prossima pubblicazione dei risultati dell’asset quality review e degli stress test che ha probabilmente indotto le banche a rimandare la richiesta della maggior parte dei fondi a dicembre”. Tuttavia, ha concluso Guida, il risultato modesto della prima delle Tltro, “aumenta la probabilità che la Bce proceda celermente verso i passi successivi, ossia l’acquisto di Abs, sul cui ammontare permangono diverse incognite, e l’acquisto di titoli di Stato, la cui efficacia sarebbe indubbia”.

I TASSI DI DEPOSITO HANNO AUMENTATO TROPPO I COSTI
La spiegazione di questa pigrizia della domanda potrebbe essere anche un’altra. “Stimavamo richieste per 114 milioni – scrive in un report Giuseppe Maraffino, analista di Barclays – la decisione di tagliare i tassi a cui la Bce concede credito di 10 punti base portandoli allo 0,5% non è riuscita a incentivare le banche a partecipare all’asta perché il contestuale taglio di 20 punti sui tassi sui depositi hanno fatto aumentare i costi di deposito per la liquidità in eccesso a lungo termine, annullando ogni beneficio della prima misura”. Le stime per dicembre sono più ottimistiche, in quanto “le esigenze di liquidità a fine anno saranno più chiare e si sapranno anche i risultati degli Aqr e degli stress test, ed è probabile che parteciperanno alla prossima asta anche istituti dei Paesi core”, continua Maraffino. L’attenzione ora è concentrata sul rimborso dei prestiti a tre anni del primo Ltro, prevista per il 24 settembre, perché sarà indicativa della quantità di nuovi prestiti che le banche trasferiranno sul nuovo programma della Bce. “Ci aspettiamo che la cifra ammonti a 74 miliardi, ma alla fine potrebbe risultare inferiore”.

BANCHE ITALIANE LE PIÙ ASSETATE DI CREDITO
Andando a guardare nel dettaglio della composizione della domanda di credito da parte delle banche, a fare la parte del leone sono state proprio quelle italiane: ricevendo oltre 23 miliardi sul totale di 82,6. E poco meno di 15 miliardi si sono concentrati nei primi tre istituti: Unicredit, Intesa e Mps. Unicredit ha confermato di aver ottenuto 7,75 miliardi, interamente destinati al mercato italiano. Secondo quanto riferisce un portavoce, l’istituto parteciperà anche alla seconda operazione arrivando in totale a 12 miliardi di euro. Intesa Sanpaolo ha richiesto un ammontare di 4 miliardi, nell’ambito di un importo massimo richiedibile pari a circa 12,5 miliardi: anche Ca de Sass richiederà il resto a dicembre. Mps ha incassato 3 miliardi, mentre il gruppo Banca Popolare dell’Emilia Romagna 2,24 miliardi. Ancora, un miliardo per Banco Popolare, che a dicembre chiederà ulteriori 2,7 miliardi; e 578 milioni, come annunciato dal management, per Mediobanca. Non hanno chiesto nulla invece Ubi Banca, Bpm, Popolare Vicenza e Veneto Banca.

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