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Qualche giorno fa, chi fosse passato nei pressi dell’Università di York, avrebbe potuto assistere a vere e proprie scene di giubilo provenire dall’atrio dell’Università. Le solite feste per il conseguimento della laurea o del dottorato presso quella che viene considerata come una delle migliori università del Regno Unito, avrebbe potuto pensare. Ed invece no. Da poco era infatti terminato il Sinodo generale della Chiesa anglicana, che ha dato il via libera alla riforma che prevede l’ordinazione episcopale delle donne. Tutto ciò proprio mentre a Roma, dopo essersi spenti i riflettori sull’ammissione delle donne al sacerdozio, si parla sempre di più del celibato dei sacerdoti.

UN DIBATTITO LUNGO 50 ANNI

Una riforma storica, quella approvata dalla Chiesa anglicana, che arriva dopo un dibattito lungo più di 50 anni. Con un voto a maggioranza di 2/3, infatti, il Sinodo anglicano ha  riconosciuto la possibilità dell’ordinazione episcopale anche delle donne. Non che sia una novità assoluta, dal momento che già altre Chiese anglicane, come quella degli Stati Uniti, dell’Australia e del Sud Africa, ammettono tale possibilità. Ma sicuramente il fatto che a riconoscere tale eventualità sia la “casa madre”, ovvero la Chiesa d’Inghilterra, ha un rilievo del tutto speciale.

UN CAMBIO DI PASSO RISPETTO AL 2012

L’esito del voto va a ribaltare quanto venne deciso in occasione del precedente Sinodo, tenutosi un anno e mezzo fa, quando la proposta venne respinta per soli 6 voti, tutti di elettori laici. Era già un chiaro segnale che la gerarchia ecclesiastica inglese stava spingendo per una simile soluzione, come dimostrano le parole  dell’allora arcivescovo di Canterbury Williams secondo il quale quel voto andava a “minare la credibilità della Chiesa agli occhi della società britannica”. Una decisione, quella presa nei giorni scorsi a York, che trova il suo fondamento nel 1975 quando il Sinodo anglicano dichiarò di non avere alcuna obiezione al sacerdozio femminile. Anche se si dovrà poi attendere sino al 1994 per avere la prima donna sacerdote.

TRE DIOCESI CANDIDATE PER LA PRIMA DONNA VESCOVO

L’iter della riforma prevede ora alcuni passaggi abbastanza scontati, come l’approvazione da parte della regina d’Inghilterra, capo della Chiesa anglicana. Nonostante ciò resta ancora un po’ di preoccupazione tra i sostenitori dell’iniziativa, tanto che, secondo alcuni, l’arcivescovo di Canterbury Welby avrebbe pronti già alcuni piani alternativi per raggiungere, comunque, il risultato. E’ probabile, quindi, che le prime donne vescovo vengano ordinate verso la fine dell’anno o, al più tardi, ad inizio 2015. Tante sono le diocesi attualmente senza guida, che potrebbero quindi essere affidate a donne vescovo. Tra queste, Oxford, Nottingham e Newcastle.

L’AFFONDO DEL DIRETTORE DELL’OSSERVATORE ROMANO

Numerose sono state le reazioni dei cattolici alla decisione del Sinodo anglicano. Tra queste è da segnalare, anche per la sua posizione, quella del direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian. In un’intervista a Vatican Insider, Vian dichiara che si tratta di una decisione che “complica il cammino ecumenico, anche se non sarà la sua fine”. Secondo il direttore dell’Osservatore, ci si trova dinanzi ad un problema “tutto interno alla Chiesa anglicana che si dividerà ancora di più al suo interno. Per esempio, infatti, gli anglicani del sud del mondo, che sono ormai maggioranza, sono contrari alle donne vescovo”. Una decisione, quella anglicana, che rappresenta “un passo e una scelta che non facilitano l’avvicinamento dottrinale”.

IL CELIBATO SACERDOTALE NON È UN DOGMA

Se in Inghilterra al centro del dibattito vi è l’ordinazione episcopale delle donne, a Roma l’attenzione è ora concentrata sul celibato dei sacerdoti. Un tema, quest’ultimo, affrontato da papa Francesco nel corso del viaggio di ritorno dalla Terra Santa, quando affermò di apprezzare molto questa regola, aggiungendo però che “poiché non è un dogma la porta è sempre aperta”. Sulla stessa linea d’onda il Segretario di Stato Pietro Parolin, che ha recentemente affermato che “il celibato non è un dogma e quindi può essere messo in discussione”. Un tema, quello del celibato, che è recentemente tornato alla ribalta nel corso dell’intervista di papa Francesco al direttore di Repubblica Eugenio Scalfari, sebbene poi “smentita” dalla Sala Stampa della Santa Sede. Secondo la ricostruzione di Scalfari, infatti, papa Francesco, interrogato sul problema del celibato sacerdotale, avrebbe risposto “troverò soluzioni”. Una risposta, quest’ultima, che sembrerebbe lasciare aperti spiragli per coloro che da tempo contestano il divieto di matrimonio per i sacerdoti

LA LETTERA DELLE DONNE DEI PRETI

Ad attirare l’attenzione sul celibato dei sacerdoti ci aveva pensato già una singolare lettera inviata a papa Francesco qualche mese fa da 26 donne, che dichiarano di essere fidanzate con altrettanti sacerdoti. Una lettera che iniziava così: “ognuna di noi sta vivendo, ha vissuto o vorrebbe vivere una relazione d’amore con un sacerdote, di cui è innamorata”. Nella lettera, nella quale viene dato del “tu” al Papa, si legge che “noi amiamo questi uomini, loro amano noi e il più delle volte non si riesce pur con tutta la volontà possibile a recidere un legame così solido e bello, che porta con se purtroppo il dolore del non pienamente vissuto”. Ma soprattutto si afferma che “il servizio totale alla comunità e a Gesù sarebbe svolto con maggiore slancio da un sacerdote che non ha dovuto rinunciare alla sua vocazione all’amore coniugale”.

COSA LEGA PAPA FRANCESCO E LA CHIESA ANGLICANA

La decisione assunta dal Sinodo anglicano non è certo in linea con il pensiero di papa Francesco, neanche se volessimo considerare il successore di Benedetto XVI, come fanno in molti, un progressista. Come evidenziato dal vaticanista Francesco Peloso, da “Canterbury arriva un segnale forte di cambiamento con il quale Papa Francesco può interagire in più modi”. Secondo Peloso, infatti, innanzitutto Bergoglio “è un fautore convinto della sinodalità, tanto da convocare ben due sinodi sui temi della famiglia e della sessualità”. Ma, più in generale, la “spinta al rinnovamento degli anglicani può aiutare la volontà di riforma della Chiesa di Papa Francesco che deve fare i conti con un episcopato, a livello mondiale, ancora piuttosto conservatore”.

Benvenuti nella Chiesa anglicana: donne vescovo e preti sposati

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