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Dalla rivolta dei Gelsomini al foraggiamento delle truppe dell’Isis. La Tunisia si scopre diversa rispetto a quella che i rivoluzionari pionieri delle primavere arabe avevano immaginato e oggi si è ritagliata uno spazio come lo Stato che ha inviato più combattenti stranieri di qualsiasi altro Paese in Irak e Siria per unirsi al gruppo terrorista Isis. I motivi della sterzata sono stati analizzati alla luce del trend socio-politico del Paese alla vigilia di una doppia tornata elettorale.

IL TREND

Quali sono i motivi di tale determinazione? Secondo alcuni analisti anziché minare l’estremismo militante, la nuova libertà giunta con la primavera araba ha permesso ai militanti stessi di predicare e reclutare più apertamente che mai. Allo stesso tempo, molti giovani tunisini sostengono che le nuove libertà e le elezioni hanno fatto poco per migliorare la loro vita quotidiana, creare posti di lavoro o frenare una polizia brutale che molti ancora chiamano “il sovrano”, o tra gli islamisti ultraconservatori , “il tiranno”.

L’ANALISI

“La Tunisia è il Paese delle contraddizioni” spiega a Formiche.net la scrittrice Ilaria Guidantoni autrice di tre pamphlet sull’argomento. E certifica che oggi si vede una svolta compiuta almeno a livello di pensiero, in superficie, mentre la nazione è tornata ad essere “la terra laica che guarda all’Europa, ma il sud affamato e insoddisfatto preme con una buona dose di rabbia“. I profughi libici infatti aumentano non poco la tensione.

ORIZZONTE URNE

Con l’avvicinarsi delle prossime doppie elezioni (politiche il 26 ottobre e presidenziali il 23 novembre) la Tunisia “scommette su una svolta di lungo corso che dia ossigeno economico”. Mentre tutto è ancora incerto e la battaglia si gioca sul filo di “promesse economiche, senza programmi, anche la stabilità punta sul lavoro”. Secondo l’autrice di “Tunisi: chiacchiere, datteri e the” (Albeggi edizioni) il principale sindacato, l’UGTT, da sempre soggetto politico attivo, è in un momento di rottura con i partiti. Per cui sembra scontata un’alleanza di Ennhda (partito religioso di centro destra) con Nida Tunes (partito laico di centro) e un “appoggio esterno” di alcuni partiti di sinistra: “Come dire, c’è posto per tutti ma con le mani legate”.

CAUSE D’INSODDISFAZIONE

Per cui è dall’immobilismo che “partono schegge impazzite, figlie di una generazione senza cultura, che si ritrova oggi senza lavoro e senza i riferimenti corretti di un Islam che non ha mai studiato”. Guidantoni la definisce “una generazione allo sbando che gli stessi genitori ignorano e che subiscono fascinazioni delle quali non conoscono il senso. E’ il rischio delle rivoluzioni 2.0. Ragazzi, i video giochi sono un’altra cosa”.

I NUMERI

In questo contesto hanno trovato terreno fertile le voglie di estremismo verso le truppe Isis. Secondo le stime dei funzionari tunisini fornite al New York Times quasi 2mila e 500 cittadini sono transitati in Siria e in Irak per unirsi al gruppo Isis, e molti altri sono stati bloccati alla frontiera prima di riuscirvi. Anche se solo una minoranza di tunisini ha espresso palese sostegno per i militanti, sembra che tutti gli under 30 conoscano almeno una persona che abbia oltrepassato il confine per combattere in Siria o Irak.

CHI PARTE

Chi parte? Giovani disoccupati e operai, convinti che quella strada possa offrire un più elevato standard di vita rispetto all’attuale, oltre alla possibilità di cancellare i confini arbitrari che hanno diviso il mondo arabo per un secolo. Senza dimenticare l’adempimento di profezie coraniche, come quella secondo cui l’Armageddon inizierà con una battaglia in Siria.

Perché la Tunisia è la fabbrica dei foreign fighter dell'Isis

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