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Pubblichiamo un articolo di Affari Internazionali

Torna a scaldarsi il dibattito sull’eventuale sconto dal Patto di stabilità che l’Italia potrebbe chiedere alla Germania in cambio del suo appoggio alla candidatura di Jean Claude Juncker alla presidenza della Commissione europea.

Si tratta in fondo soltanto della manifestazione più recente di un approccio che, alla lunga, non è stato pagante per l’Italia: da quasi 15 anni il paese chiede regolarmente di poter mantenere il deficit un po’ più alto di quanto previsto dalle regole europee e gli impegni assunti dall’Italia stessa nei suoi programmi di stabilità che si rivelano, ex post, quasi sempre troppo ottimisti.

DEBITO PUBBLICO ITALIANO

Il risultato di questo approccio è un debito così alto che ha portato l’Italia alla soglia di dover chiedere nel 2012 l’aiuto dei suoi partner e accettare l’invasione degli ‘uomini in nero’. Questa volta l’Italia si presenta con più credibilità visto che il nuovo governo sembra veramente intento ad intraprendere delle riforme strutturali. Ma conviene veramente all’Italia aumentare ancora di più, anche se di poco, il suo debito pubblico?

Il ragionamento a sostegno di questo approccio è che le riforme si fanno più difficilmente e potrebbero avere un effetto negativo a breve termine se l’economia italiana rimanesse in recessione. Un sostegno alla domanda potrebbe facilitare le riforme e rafforzarne gli effetti positivi sull’offerta.

Esiste effettivamente un problema di scarsa domanda all’interno della eurozona che rende la vita più difficile a qualunque governo italiano che vuole fare delle riforme. Ma se è cosi, l’approccio da seguire dovrebbe essere capovolto: l’Italia dovrebbe prometter di fare le riforme in cambio di una politica espansiva degli altri, soprattutto quei paesi a debito relativamente basso che possono ancora permettersi di aumentare la spesa.

PATTO CON LA GERMANIA

Il patto da proporre alla Germania dovrebbe allora essere il contrario di quello di moda oggi. In cambio del suo sostegno a Juncker, l’Italia dovrebbe domandare a Berlino di impegnarsi ad aumentare sostanzialmente la domanda interna tedesca. Invece di chiedere il solito sconto dal Patto di stabilità, l’Italia dovrebbe chiedere qualche cosa che comunque è necessaria per ridurre gli squilibri all’interno dell’ eurozona.

Spetterebbe alla Germania scegliere lo strumento più idoneo per raggiungere il risultato. Un aumento massiccio dell’investimento in infrastrutture sarebbe probabilmente la via più diretta. Insomma, invece di chiedere uno sconto per sé l’Italia dovrebbe chiederne uno per la Germania.

Dell’aumento della domanda interna tedesca andrebbe a beneficio dell’Italia (e di tutti i paesi periferici). L’Italia potrebbe allora mantenere i suoi impegni sia in termini di riforme strutturali che di riduzione del debito pubblico.

Daniel Gros è direttore del Ceps.

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