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La casa comune dei Popolari in vista delle Europee stenta a decollare. Udc e Popolari per l’Italia hanno presentato il simbolo della loro lista comune, rinnovando l’invito ad allearsi anche al Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano che per ora risponde: “Non c’è fretta”. Ciò significa che non sono state trovate le condizioni per un patto a tre? O che invece Ncd intende correre da solo per misurarsi alla prima sfida elettorale?

Formiche.net lo ha chiesto a Fabrizio Cicchitto, deputato di Ncd ed esponenti di spicco del movimento alfaniano e dirigente di primo piano prima in Forza Italia e poi nel Pdl: “Mentre parlo con voi la questione è del tutto aperta. Io reputo che il centro-destra vada interamente riscritto a partire da un’intesa fra il NCD e l’UDC ma in una chiave del tutto dinamica, con una rilettura della società italiana”.

In che modo?
A imporci questo salto di qualità c’è da un lato la drammatica crisi istituzionale ed economica e dall’altro l’avvento di Renzi nel Pd. Infatti a questo punto o c’è un’autentica rivoluzione sul terreno della spesa pubblica per poter ridurre la pressione fiscale e rimettere in moto la crescita oppure affondiamo tutti nelle sabbie mobili. In effetti la cosiddetta seconda Repubblica non ha rimosso nessuna delle incrostazioni della prima. Nella seconda si sono assiemati e crogiolati sia il sistema di potere ex andreottiano sia quello ex comunista con l’effetto di imbalsamare lo Stato e l’economia.

Quali sono le aspettative del Ncd al primo test elettorale?
Mi auguro che il Ncd dia il meglio di se stesso come partito radicato sul territorio, ma andranno sviluppate alcune battaglie d’opinione a partire da quella riguardante la qualità della spesa pubblica.

Il senatore Luigi Marino del gruppo Per l’Italia auspica per il futuro una ricostruzione dell’area di centro-destra che includa anche Forza Italia. E’ d’accordo?
Allo stato francamente non vedo le condizioni per realizzare la proposta del senatore Luigi Marino.

Come vede il momento di difficoltà attraversato da Forza Italia? L’intellettuale Gennaro Malgieri su Formiche.net ha profetizzato l'”inevitabile estinzione” del partito.
Forza Italia è di fronte a delle questioni di fondo, anche se cerca di rifugiarsi in incredibili liturgie. Ma nel medio periodo, Forza Italia deve misurarsi con problemi riguardanti tutto il suo modo di essere. Ho letto su Repubblica un’intervista rilasciata a Conchita Sannino (da Francesca Pascale, ndr), la giornalista che a suo tempo fece esplodere il caso Berlusconi a Casoria”.

Che cosa l’ha colpita di quella intervista?

Ho avuto la conferma che abbiamo fatto benissimo a non entrare nella nuova Forza Italia. Il fatto che quella divisione è avvenuta per due dissensi politici di fondo continui ad essere trattato come un episodio di tradimento, mette in evidenza l’esistenza di una concezione della politica da età della pietra. Come è noto c’è stato un dissenso politico di fronte ad una deriva estremista, ma l’altra questione ha riguardato il partito. Adesso Forza Italia rischia di passare dalla sua essenza storica di “partito personale” che ha caratterizzato la seconda Repubblica e che in parte è indotta da una totale personalizzazione della politica determinata dalla TV e dalla rete, ad un partito familistico di tipo ereditario e monarchico. Francamente a tutto c’è un limite.

Cosa pensa dell’interdizione ai pubblici uffici di Berlusconi che gli impediranno di correre alle Europee?
Ribadisco la mia solidarietà a Berlusconi per l’attacco politico e giudiziario di cui è vittima dal 1994, confermo la mia riconoscenza nei suoi confronti per avermi consentito di tornare a far politica dopo il 1994, la mia simpatia umana, ma tutti questi elementi sommati insieme, lo dico francamente, non possono costringere una persona che vive la politica come passione da quando era ragazzo, a tacere, o a dire l’opposto di quello che pensa quando il dissenso politico va oltre le sfumature e diventa molto profondo.

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