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L’esercito israeliano ha richiamato un numero limitato di riservisti, per fare da contorno di sicurezza alle ricerche dei tre studenti yeshivah rapiti giovedì sera in Cisgiordania, nei pressi dell’insediamento di coloni di Gush Etzion (qui una mappa).

Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa palestinese Ma’an, lo Shin Bet sarebbe a conoscenza di molte informazioni sul rapimento – su questo si baserebbero le accuse ad Hamas mosse dal primo ministro Netanyahu. Nella serata di domenica anche il Dipartimento di Stato americano (sembra che tra i tre, ce ne sia uno di nazionalità statunitense) ha detto che ci sarebbero «molti indizi» sul coinvolgimento di Hamas – anche se va detto, che ufficialmente l’unica prova sarebbe un volantino distribuito in Cisgiordania, dove un gruppo salafita palestinese (che dice di essere affiliato all’Isis), il Dawalt al-Islam, rivendica il rapimento; ma è da subito sembrato poco credibili.

I media israeliani che stanno danno una copertura round-the-clock all’evento, hanno diffuso ieri sera la notizia che uno dei ragazzi rapiti, era riuscito a comporre il numero di emergenza della polizia subito dopo essere preso a bordo dell’auto dei rapitori (intorno alle 22:25) e ha denunciare al telefono: «Siamo stati rapiti».

Al fatto sono seguite molte polemiche, perché la polizia del distretto di Giudea e Samaria che ha ricevuto la chiamata, a quanto pare all’inizio avrebbe pensato ad un falso allarme: tanto che i servizi di sicurezza sarebbero stati avvisati soltanto cinque ore dopo. Il capo distrettuale, Ysrael Tal è già sul banco degli imputati. Si teme che i tre giovani possano essere trasferiti a Gaza (o in Giordania): il valico di Erez è stato momentaneamente chiuso, tuttavia resta la preoccupazione che possano essere trasportati attraverso tunnel scavati in passato di nascosto. Per questo l’arrivo tardivo dell’avviso, avrebbe fatto guadagnare tempo ai rapitori, prima della chiusura dei passaggi.

Oggi, intorno a mezzogiorno, si riunirà nuovamente il gabinetto d’emergenza: il governo sta valutando la possibilità di espellere alti funzionari di Hamas dalla Cisgiordania. Ci sarebbe da approfondire le controversi legali della decisione, per questo si sta riunendo anche l’ufficio del procuratore generale Weinstein e il gabinetto ministeriale di Tzipi Livni.

Nel frattempo, durante la notte si sono registrati scontri nel West Bank. Nella tarda serata di domenica erano stati lanciati dei razzi da Gaza verso la città meridionale di Ashkelon, due dei quali sono stai intercettati dall’Iron Dome, mentre altri tre sono caduti in aree aperte senza provocare alcun danno. L’Air Force israeliana aveva risposto all’attacco con un raid aereo su cinque siti nel nord della Striscia di Gaza (uno identificato come un centro di reclutamento terroristico, gli altri come luoghi di stoccaggio e produzione di armamenti). Sembra che nel bombardamento siano stati feriti anche dei civili, tra cui un bambino di tre anni.

All’alba, mentre i soldati IDF conducevano le ricerche casa per casa nel campo profughi di al-Jilazoun, appena fuori Ramallah, sono stati lanciati sassi contro i militari. Negli scontri che sono scaturiti, un ventenne palestinese ha perso la vita. L’operazione ha portato all’arresto di altre 40 persone (il numero totale di arresti sale a circa 150), tra cui il presidente del parlamento palestinese Aziz Duwaik.

L’obiettivo del governo israeliano, è quello di esercitare pressioni su Hamas, in modo tale da poter ottenere nomi dei rapitori e indicazioni sul luogo di detenzione dei tre ragazzi. Abu Mazen ha condannato la vicenda – sembra che ci sia stata anche una conversazione telefonica con Netanyahu, la prima volta che i due si parlano da più di un anno.

@danemblog 

 

 

Prosegue la ricerca dei tre ragazzi rapiti nel West Bank

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