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L’ultima è quella che lo vuole, in tandem con padre Federico Lombardi, attuale responsabile della Sala Stampa vaticana e gesuita come lui, a capo di una nuova unità di coordinamento delle attività di comunicazione di tutta la Santa Sede. E a nulla sono valse su Twitter le smentite volte a rimbrottare il giornalista del Fatto quotidiano che ne aveva riportato l’indiscrezione. “Fatemi fare il direttore della Civiltà Cattolica”, ha risposto tra il seccato e il divertito, il diretto interessato. Che poco prima aveva dovuto parare altri colpi, assestati per incensarlo o per bruciarlo: capo di Radio Vaticana, oppure no, della Sala Stampa, e via così. E un paio di giorni fa ha smentito via Twitter un articolo di Filippo Di Giacomo che sul Venerdì di Repubblica asseriva che aveva visto e corretto un libro sullo Ior.

Su padre Antonio Spadaro, appunto, direttore della Civiltà Cattolica, prestigiosa e più antica fra le riviste italiane (risale al 1850) – appartenente alla Compagnia di Gesù, ma, si dice come un mantra, “approvata dalla Segreteria di Stato” – ormai se ne sentono di ogni tipo, e quasi sempre per accostarlo a Jorge Mario Bergoglio. Di certo nessuno può negare che la sua parabola sia in ascesa, soprattutto dalla elezione del Papa argentino.

SPADARO, CASINI E SECHI PER IL DOCUMENTARIO SU PAPA BERGOGLIO. GUARDA LE FOTO DI PIZZI

IL “GESUITA 2.0” ALLA CIVILTÀ CATTOLICA

Lui, messinese, nasce nel 1966, diventa sacerdote trent’anni dopo e pronuncia i voti solenni nella Compagnia di Gesù nel 2007. E’ un esperto di letteratura, proprio come Bergoglio, tanto da diventare professore per alcuni anni all’Istituto Massimo di Roma, e da segnalarsi per alcune pubblicazioni su autori non propriamente “allineati”, come Pier Vittorio Tondelli (famoso in particolare per Altri libertini, romanzo inizialmente sequestrato per oscenità, e Un weekend post-moderno, carrellata sui vizi e le virtù degli anni ottanta) o il Jack Kerouac di On the road. Fonda i laboratori di scrittura creativa BombaCarta e quelli di lettura dedicati alla Bibbia o alla grande autrice americana di matrice cattolica Flannery O’Connor, o ancora quelli sul cinema. Ma è indubbiamente la nomina a direttore della Civiltà Cattolica nel 2011 che regala a padre Antonio, come viene familiarmente chiamato, gli onori della ribalta professionale (ed editoriale), riportando la rivista al centro del dibattito intellettuale nostrano, e non solo.

GUARDA CHI C’ERA INSIEME A SPADARO ALLA PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTARIO SU BERGOGLIO

Con il fortunatissimo Cyberteologia. Pensare il cristianesimo al tempo della rete, anno domini 2012, che vale a confermargli il titolo di “gesuita 2.0”, si pone alla testa di coloro che vogliono la Chiesa e la comunità dei credenti liberi dalle scorie della diffidenza verso il nuovo e maggiormente presenti in internet, che è ambiente di vita, spazio in cui la rete è essenzialmente quella delle relazioni umane. “Per dirla in due parole: non si tratta di imparare ad usare la Rete, ma di vivere bene al tempo della Rete”, spiega: così il Vangelo può essere testimoniato in ogni periferia dell’esistenza, proprio come vuole Papa Francesco (e come ha detto nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali di quest’anno). E non è un caso che il pontefice “venuto dalla fine del mondo” utilizzi massicciamente Twitter, fino a rivaleggiare con il presidente Usa Obama quanto a follower del proprio profilo, e stia mettendo a punto gli ultimi dettagli per sbarcare il prossimo anno anche sul più popolare, e popoloso, Facebook. “Il Papa stesso è un social network”, ha chiarito Spadaro, facendo alzare il sopracciglio ai più tradizionalisti, legati, più che a tablet e smartphone, a paramenti sacri, liturgia tridentina e canti gregoriani.

DA BENEDETTO A FRANCESCO

Poi arriva il 2013. Prima la rinuncia al soglio di Benedetto XVI, quindi l’elezione di Francesco, primo Papa latinoamericano, primo Papa a chiamarsi come il Poverello di Assisi, ma soprattutto primo Papa gesuita della storia. Spadaro, per sua stessa ammissione, sulle prime ne resta sorpreso: “Insieme alla gioia, il fatto che uno di noi sia stato eletto pontefice ha richiesto, almeno per quel che mi riguarda, un’elaborazione interiore”, confessa. Con buone ragioni e  tanto tempismo, si inserisce subito nel filone degli esegeti della “transizione” e della complessa personalità del nuovo pontefice, dando alle stampe Da Benedetto a Francesco. Cronaca di una successione al Pontificato. Traccia, come chiave di lettura, “i ‘rapidi mutamenti del mondo contemporaneo’ e quelle che Benedetto XVI chiamava ‘le sfide di maggior peso per la fede’ che richiedono vigore”, e in fondo, par di capire, un Papa più energico. Quindi descrive l’ “ottimismo realista” bergogliano, che “si fonda sul cercare e trovare Dio in tutte le cose, in tutte le situazioni, come diceva Sant’Ignazio […]. Per Papa Bergoglio il nostro mondo, la nostra realtà è il luogo in cui Dio è all’opera, quindi non si può essere pessimisti!”. Le lamentele che “mai aiutano a trovare Dio” e la “speranza che non delude”, “non è un fantasma e non inganna” perché “è in definitiva un regalo di Dio” sono concetti fondanti della prima intervista che Bergoglio, allergico per sua stessa ammissione a questo genere di comunicazione, rilascia da Papa: guarda caso proprio a padre Antonio e proprio sulla Civiltà Cattolica. E’ il boom.

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 L’ESEGETA DEL PAPA

Le parole sulla “Chiesa ospedale da campo”, sulla “dinamica irreversibile” del Concilio Vaticano II, sulla Chiesa che “deve trovare nuove strade” e “non insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei contraccettivi” fanno il giro del mondo. Le interviste si moltiplicano, Repubblica (1 ottobre 2013), Stampa (15 dicembre 2013), Corriere della Sera (4 marzo 2014), ed esplode la “Francesco-mania”, che il Papa mostra però di non gradire: il Time gli regala la copertina del 23 dicembre e il 19 marzo 2014 va in edicola Il mio Papa, il primo settimanale targato Mondadori dedicato interamente al pontefice. Accanto all’entusiasmo cresce il bisogno di capire. E allora Spadaro trae dalla intervista-fiume, e da altri discorsi, saluti e omelie, quei frammenti letterari che segnano l’educazione sentimentale e intellettuale di Bergoglio e, in partnership con il Corriere, lancia la “Biblioteca di Papa Francesco”, una collana di venti libri, fra romanzi, raccolte poetiche e saggi, che dovrebbero aiutare a comprendere più nel profondo pensieri e modi di fare dell’ “enigma Francesco”. Si va dagli sconosciuti, almeno in Italia, Ethel Mannin e Josè Maria Pemàn, ad Agostino e Hölderlin, passando per Robert Hugh Benson e Virgilio: tutti quantomeno accomunati dal tema della ricerca e della conversione, ma senza un apparente legame logico. Del resto – copyright Papa Francesco – “il gesuita deve essere una persona dal pensiero incompleto, dal pensiero aperto”. E, in effetti, dice Spadaro prendendo a prestito il titolo di un romanzo di Sandro Veronesi, Papa Francesco appare come “un caos calmo” che “non fa un discorso lineare ma che parla per ondate”.

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“MISERANDO ATQUE ELIGENDO? 

Chi ha visto negli scorsi giorni padre Antonio aggirarsi per il Salone del libro di Torino lo descrive “su di giri, sempre in moto. Stanco, ma, va da sé, contento, soddisfatto”. “Tutti i gesuiti si pensano in missione”, ha ricordato di recente. Chissà se alla fine Bergoglio utilizzerà per lui il motto che ha scelto per sè fin dalla sua ordinazione episcopale: “Miserando atque eligendo”, lo guardò con sentimento di amore e lo scelse. Non dovrebbe mancare molto per scoprirlo, se è vero che sempre più frequentemente in curia e nelle riunioni del “C8” cardinalizio si parla di una imminente riorganizzazione dei media vaticani sotto un’unica egida. E se più indizi fanno una prova…

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