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Pochi giorni fa su Formiche.net Emanuele Macaluso ha spiegato che Silvio Berlusconi e Forza Italia devono scegliere se allearsi con la Lega Nord o ricostruire un percorso condiviso con il Nuovo Centro-destra. Oggi la scelta degli “azzurri” è arrivata. Salvo cambiamenti e contrordini sempre possibili in politica.

L’appoggio degli “azzurri” ai referendum del Carroccio

Mentre i conflitti e gli attriti con la formazione guidata da Angelino Alfano restano aspri, il partito dell’ex Cavaliere preannuncia un’adesione convinta a due dei sei referendum proposti dal Carroccio. Esattamente quelli per reintrodurre il reato di immigrazione clandestina e per abrogare la riforma del regime previdenziale promossa dall’ex responsabile del Welfare Elsa Fornero.

L’assenza dell’ex Cavaliere

L’appoggio è stato ufficializzato nel corso di una conferenza stampa organizzata dai due movimenti nella Sala “Aldo Moro” della Camera dei deputati. Appuntamento al quale, non senza sorpresa, Berlusconi non ha partecipato. A suo nome erano presenti il consigliere politico Giovanni Toti e i capigruppo a Montecitorio e Palazzo Madama, Renato Brunetta e Paolo Romani.

La riproposizione dell’asse del Nord

La firma sui due progetti di consultazione popolare promossi dalle “camicie verdi”, rimarca l’ex direttore di Tg4 e Studio Aperto, rispondono alle richieste diffuse nel blocco sociale di Forza Italia e Lega Nord. Riferimento non velato al rilancio dell’alleanza di ferro che ha caratterizzato per anni il panorama del centro-destra.

Un asse a “trazione nordista” che si prefigge l’obiettivo di riconquistare i ceti produttivi più dinamici, il vasto “popolo delle partite IVA” e degli imprenditori del Nord-Est cruciale per la vittoria elettorale del Partito democratico di Matteo Renzi.

Un’alleanza contro l’UE a egemonia tedesca

L’iniziativa referendaria, prosegue Toti, rientra in un orizzonte più largo. La ripresa e la riapertura di un confronto a tutto campo con le formazioni conservatrici, moderate, popolari e liberali alternative al PD: “Realtà con le quali condividiamo l’analisi sui problemi che affliggono l’Europa, se pur attraverso risposte differenti”.

E così, se il Carroccio sceglie di condividere una strada comune con il Front National di Marine Le Pen, gli “azzurri” rimangono con convinzione nel PPE: “È la nostra famiglia di origine, il luogo migliore per cambiare le stesse politiche dettate dalla Germania di Angela Merkel”.

Perché il tema fondamentale, precisa il neo-parlamentare europeo, non è tanto la valuta unica bensì l’apertura di una stagione costituente per una UE sempre più impopolare ed egoista su temi nevralgici come il governo dei flussi migratori. “Una realtà che produce un saldo negativo di 5 miliardi tra le risorse che l’Italia versa e quelle che riceve da Bruxelles”.

Una costituente di centro-destra

Riformare in profondità e superare un’Unione egemonizzata dall’eurocrazia tedesca, tutelando l’interesse nazionale e delle comunità locali, può rappresentare agli occhi di Paolo Romani il terreno per la ricostruzione di un rassemblement di centro-destra.

Un approdo favorito dal “ritorno alla prospettiva bipolare registrato nelle urne europee, grazie alla regressione dei consensi ai Cinque Stelle e al 30 per cento raggiunto complessivamente dalle formazioni alternative al PD”. Ma che, al contrario del passato, deve prevedere e la ricostituzione dal basso e non verticistica di un vasto contenitore.

Anziché a consultazioni primarie, il presidente dei senatori “azzurri” pensa a un’assemblea costituente aperta anche alle personalità del NCD che vorranno aderire”.

Una rivendicazione orgogliosa

Le due proposte abrogative al centro della campagna congiunta rientrano per Renato Brunetta nel “meglio delle riforme realizzate dai governi Berlusconi.

Lo “Scalone previdenziale” introdotto con la legge promossa dall’allora responsabile del Lavoro Roberto Maroni, “che aderiva ai parametri del riformismo e della sostenibilità del Welfare europeo, e innalzava l’età pensionabile con il giusto periodo di transizione e senza traumi”. Al contrario delle regole previste dall’esecutivo guidato da Mario Monti, “che hanno accelerato violentemente i tempi provocando ferite sociali e accrescendo in modo esponenziale la spesa per intervenire a favore dei lavoratori ‘esodati’”.

E il reato di clandestinità, che a giudizio dell’economista ha esercitato un effetto deterrente nell’intensità degli arrivi e sbarchi di cittadini extra-comunitari privi di regolare permesso di soggiorno. “Esattamente l’opposto di quanto avviene oggi, con grave danno per le persone immigrate e con l’unico vantaggio per i trafficanti di vite umane”.

Il pacchetto referendario della Lega

Le proposte referendarie messe in campo dal Carroccio, ricorda il suo segretario Matteo Salvini, prefigurano un progetto ambizioso di cambiamento. Programma che comprende la regolamentazione della prostituzione in chiave europea e la cancellazione integrale – non la semplice riduzione come previsto dal piano di riforma della pubblica amministrazione preannunciato dal governo – delle prefetture tramite l’attribuzione dei loro compiti agli enti locali. Provvedimento che secondo il leader delle “camicie verdi” produrrebbe un risparmio pari a 500 milioni di euro.

No a un centro-destra soltanto di nome

Rivendicando la scelta del percorso condiviso con il Front National, “partito più votato in Francia da milioni di operai e immigrati regolari e che rifiuta l’alleanza con gli estremisti greci di Alba Dorata e gli ungheresi di Jobbik”, il numero uno del Carroccio spera che prenda avvio la costruzione di un nuovo contenitore alternativo al Partito democratico.

A patto che non si tratti di una sommatoria di sigle in una logica “contro”. E che “il centro-destra faccia il centro-destra su famiglia, difesa dei confini nazionali, salvaguardia delle piccole e medie imprese, dell’artigianato, dell’agricoltura italiana soffocate dalle multinazionali”.

Una coalizione capace a suo avviso di riconoscere che l’euro è una moneta ormai al tramonto. Ma a tale schieramento, rileva il leader della Lega con esplicito riferimento a NCD, non può appartenere chi conserva esclusivamente l’etichetta di centro-destra e resta al governo per non essere spazzato via.

Un orizzonte molto lontano

Parole che trovano consonanza con quelle pronunciate nel corso dell’Ufficio di presidenza di Forza Italia da Berlusconi: “Dobbiamo costruire una coalizione, ma non subito e non con tutti”. Alla luce di tutto ciò oggi appare più che mai remota la ricomposizione di un’alleanza tra le componenti dell’inquieta galassia del centro-destra.

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