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La risposta cinese a Max Mara. Il Financial Times descriveva così Marisfrolg in un servizio del 2012 sullo sviluppo dell’industria dello stile a Oriente. Un marchio pensato in Asia, ma per i cui materiali si faceva ricorso, quasi interamente, a tessuti presi dall’Italia, dalla Francia, dal Giappone. Due anni fa, scriveva il quotidiano londinese, era questa la nuova tendenza, fondere stile cinese e manifatturiero europeo, mentre i consumatori cinesi diventavano più “razionali”.

Fondata nel 1993, la società – il cui nome completo è Shenzhen Marisfrolg Fashion – è una sussidiaria della Shenzhen Grace Invest Development Co. La crescita della società che ha acquistato la maison milanese Krizia da Mariuccia Mandelli, si legge del sito, è sempre sopra il 30 per cento l’anno. “Grazie alla comprensione della moda femminile e alla posizione nel mercato è riconosciuta come un leader del settore e tra i marchi più conosciuti della moda femminile in Cina”, si legge nella presentazione.

Posizione certificata anche da Forbes, che nel 2012 citava la presidente Zhu Chongyun tra le 25 imprenditrici cinesi più influenti nell’industria mondiale della moda. Al 349esimo posto nella lista dei ricchi stilata dalla rivista, con nel 2012 un patrimonio di 510 milioni di dollari, Zhu era inoltre citata tra le imprenditrici d’oltre Muraglia che, avendo costruito da sole le proprie fortune, possono aspirare a entrare nella classifica delle miliardarie “self-made” “Per anni Marisfrolg ha tenuto in mente l’obiettivo di accelerare il processo di internazionalizzazione del marchio garantendo un sviluppo stabile e rapido”, spiega ancora il sito.

Il China Daily inserisce la società in un pezzo sulle strategie di successo per sfondare nel proprio settore, riconoscendo di aver saputo cogliere l’opportunità in un settore di mercato, quello del pret-a-porter di fascia alta, all’epoca ancora scoperto ma in espansione.

Un mercato frammentato, ricorda il quotidiano in inglese citando un rapporto di Minshen Securities, in cui emergono gli attori con un design forte e capacità operative. Il marchio di Shenzhen può vantare negozi nelle principali città cinesi, a Singapore e in Corea del Sud e in altri Paesi. Il totale dei punti vendita nel 2011 era di 300, con 30mila dipendenti e vendite per 2 milioni di renminbi, cui aggiungere l’obiettivo di una sempre maggiore presenza all’esterno entro i prossimi cinque anni.

Chi è la cinese Zhu che si pavoneggia con Krizia

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