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Una Babele popolare” l’ha epitetata il direttore Michele Arnese, intendendo aprire un dibattito analitico su progetti e strategie della nave popolare, varata pochi giorni fa dal ministro della Difesa Mario Mauro e in seguito alla diaspora nel fu Pdl con gli alfaniani di Ncd. Ad oggi accanto agli auspici iniziali del “sogno terzista”, permangono dubbi e ragionamenti che dettino la linea futura, soprattutto alla luce della scadenza più vicina: le elezioni europee di maggio.

COSTALLI
Popolari perché non populisti: è la convinzione di Carlo Costalli, presidente del Movimento Cristiani Lavoratori reduce dal Consiglio Generale del MCL che ha visto la partecipazione straordinaria del Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della CEI e in partenza per Dublino dove prenderà parte al Congresso del PPE come unico presidente di associazioni cattoliche italiane invitato. Secondo l’ex senatore Dc la proposta popolare di Mauro avrà successo se riuscirà ad esprimersi “in modo chiaro in alternativa alla sinistra ed al populismo, ma non sono certo se creare un ulteriore partitino possa essere utile a fronte di nodi italiani”, come la legge elettorale. Senza dubbio vincente è “l’idea di un’area che sarà popolare e non populista, ma rispetto alla collocazione elettorale ho ancora qualche perplessità”.

TUTTI I VOLTI DEI POPOLARI

EUROPEE
Il modo per cassare quei dubbi potrebbe essere una lista unitaria popolare (Udc, alfaniani, moderati, società civile) alle prossime europee di maggio? Il ragionamento di Costalli parte dal fatto che quella sarebbe “la prospettiva più importante a medio termine”, in caso contrario il rischio sarebbe un “frazionamento”. Con la lista comune invece si raggiungerebbero due obiettivi: “Daremmo la sensazione di un gruppo dirigente desideroso di costruire un’area e non solo un’idea, inoltre si potrebbe condizionare il populismo che c’è ancora in Forza Italia, al cui interno vi sono ancora pulsioni popolari”.

PIU’ EUROPA MA DIVERSA
Secondo Costalli una rivisitazione dell’Europa è nell’ordine delle cose sulla scorta dell’assunto che “l’Europa ha bisogno di più Italia e l’Italia ha bisogno di più Europa. Diverso e distante l’approccio di chi urla populisticamente contro la governance del vecchio continente. Per cui al fine di ottenere non solo un riscontro elettorale significativo ma anche per offrire una diversa percezione è imprescindibile “creare un’area elettorale che vada oltre e che si apra all’associazionismo”. E per costruire tali grandi aree occorre mettere insieme “una classe dirigente che è stata nelle istituzioni, accanto a quella grande area popolare che è fuori dalle stesse”.

POPOLARI SUBITO
Un nuovo risorgimento che restituisca moralità ed equilibri sociali all’Italia nel solco della tradizione degasperiana” è l’auspicio dell’eurodeputato Potito Salatto, promotore assieme al collega Giuseppe Gargani dell’Associazione Popolari per l’Italia nel Ppe, contenitore che negli ultimi sei mesi ha dato una spinta decisiva al rassemblement popolare. Secondo il vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo la vera novità del progetto di Mario Mauro sta nella riproposizione di “ideali, valori e prospettive non più riconoscibili nelle altre forze politiche”. Tre le stelle polari dei popolari: Schuman, Adenauer, De Gasperi, “in una società in cui purtroppo non vi è più rispetto delle istituzioni”. Sulla lista comune popolare il nodo è Forza Italia, che secondo Salatto non è riconducibile all’area del PPE per le politiche espresse, “assumendo forme di populismo tramite alleanze spurie con un partito come la Lega Nord che certamente non sono filoeuropeo, anzi xenofobo”.

ITALICUM: E DOPO?
Ma fino al prossimo mese di maggio, quando si apriranno le urne europee, lo scenario italiano potrebbe anche registrare dei cambiamenti, il primo dei quali successivo all’accordo sull’Italicum che di fatto indica al Paese una strada bipolare. In quel caso i Popolari che strategie di alleanze sceglieranno? Salatto si augura che vengano innalzate le soglie di sbarramento per le coalizioni al 40% e si abbassi dall’8% quella per le liste autonome. In quel caso “i Popolari resterebbero in posizione autonoma sia nei confronti di Berlusconi che di Renzi”.

twitter@FDepalo

 

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