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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo  il commento di Edoardo Narduzzi apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

«Sono stati dieci mesi di fallimenti» è stato il giudizio secco del segretario del Pd, Matteo Renzi, sull’attività del governo. La politica dei risultati e delle riforme, pare di capire, sta guadagnando spazio rispetto a decenni di tradizione «inciucista». Si inaugura un leaderismo da eurozona anche in Italia: se va tagliata la spesa pubblica corrente, anche licenziando nella p.a. o ristrutturando profondamente i costi di funzionamento, si fa e non si rinvia più sulle generazioni future creando deficit.

LE PECCHE NELLA SANITA’

Se questo è lo spirito nuovo che avanza, i primi a poter trarre un sospiro di sollievo dovrebbero essere i cittadini e imprese del Lazio e di Roma. Dopo l’ennesimo aumento dell’addizionale Irpef dello 0,6%, lo scorso 1° gennaio, ora pagano qualcosa di abnorme come conseguenza dell’incapacità della politica di riformare la sanità: il 2,33% (al quale si aggiunge lo 0,9% di Roma Capitale, ndr) che sicuramente salirà di un ulteriore 1% tra 11 mesi. La Giunta Zingaretti ha già incassato due bocciature ministeriali sul piano di rientro.

LA BOCCIATURA DEL  MINISTERO

Il disavanzo resta elevatissimo, a 611 milioni di euro, nonostante la maggiorazione dell’Irap al 4,82%, e nonostante la sanità del Lazio sia commissariata da ben sette anni, cioè dal 2007. L’ultimo verbale di bocciatura del Ministero dell’economia è da leggere da parte di chiunque voglia capire perché il declino in Italia è una derivata della sua classe dirigente politico-sindacale incapace di perseguire politiche capaci di scontentare qualcuno. Nessun miglioramento del disavanzo annuo nel 2013 rispetto al 2012, la programmata spending review rimasta sulla carta, la riorganizzazione della rete ospedaliera al rallentatore e così via.

UNA MANCANZA DI CORAGGIO

Peggio della Grecia, dove almeno qualche riforma e qualche taglio alla spesa corrente la troika è stata in grado di ottenerla, il Lazio viaggia sparato verso il primato di regione più tartassata d’Italia e, quindi, verso la inevitabile fuga delle imprese e dei talenti in grado di lavorare altrove con un prelievo fiscale più europeo. Ma questa pioggia di addizionali ha regalato al Lazio servizi sanitari di qualità? Gli anziani abbandonati nei corridoi dei pronti soccorso segnalano una realtà diversa. La mancanza di coraggio riformista della classe dirigente ha condannato il Lazio all’equilibrio peggiore: cittadini e imprese tartassati e servizi di qualità scadente.

Ovvio che si tratta di una situazione insostenibile ed è altrettanto ovvio che al pari del governo Letta la giunta del Lazio deve iniziare a fare riforme che scontentano e non provare solo a galleggiare. In questo quadro l’obiettivo di Zingaretti di creare 500 start up in cinque anni può essere uno slogan utile per organizzare una conferenza stampa, perché la realtà fiscale del Lazio è secoli luce distante dalla Silicon Valley.

Perché il Lazio sta peggio della Grecia

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