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Pubblichiamo il commento di Federico Guiglia uscito su l’Arena di Verona, Giornale di Vicenza e Brescia Oggi

In tutto il mondo la buona politica di un governo si giudica, prima ancora che dalle sue scelte economiche, dall’attenzione che ministri e primi ministri dedicano alla scuola. Investire sul domani è il modo, lungimirante, anche per risolvere le crisi dell’oggi. Se lo Stato contribuisce a formare una generazione di ragazzi capaci di affrontare le sfide del tempo, allarga il campo delle conoscenze, cioè del saper fare ovunque la cosa giusta al momento giusto. Semina educazione civica. Coltiva la civiltà dei rapporti, delle memorie, del futuro. Tutti i nostri sogni personali e collettivi sono nati o passati dalla scuola.

Eppure, soltanto da noi il tema dell’insegnamento è stato relegato a battute da campagna elettorale. Oppure a riformette che, di volta in volta, hanno quasi sempre peggiorato il sistema scolastico arrugginito e mal organizzato, però di grande valore che pure avevamo e abbiamo.
Perciò quest’idea lanciata dal ministro della Pubblica istruzione, Maria Chiara Carrozza, di una grande consultazione per decidere “che scuola volete”, al di là delle forme un po’ così (tipo il “referendum sul web”), e sorvolando sul fatto che un ministro dovrebbe dare risposte anziché porre domande, è comunque un’idea incoraggiante e da incoraggiare.

Forse significa che il governo è deciso a considerare la scuola la madre di tutte le battaglie per poter costruire una società più giusta e felice. Dove a materie come la storia dell’arte, la musica e lo sport venga finalmente riconosciuto il peso che meritano. Dove il digitale possa diventare la stampella di laboratori e biblioteche per fondere l’antichità di modernità. Dove i bravi insegnanti di cui, nonostante gli stipendi da fame, il nostro Paese straripa, vengano visti come dei Maestri di vita e non solo di studi: più essi potranno far bene, più i nostri figli saranno cittadini consapevoli e universali, privi di quelle paure verso le novità e le diversità che spesso affliggono gli adulti. E che purtroppo si trasformano in arma politica: basta vedere lo scontro “ideologico” sull’integrazione dei figli degli immigrati, tema che richiederebbe soltanto buonsenso, prudenza e visione lontana.

Insomma, la scuola è l’Italia che vorremmo essere, e saremo. E’ il nostro bene più prezioso, anche se maltrattato. E’ un tesoro che dall’asilo all’Università continua a sfornare giovani in gamba, che sanno farsi valere dappertutto, in barba alle aule malconce in cui sono diventati donne e uomini. E’ tempo, allora, che la discussione cominci, che questa “costituente” – come ama chiamarla il ministro Carrozza -, produca l’unica riforma in grado di riassumerle tutte: il rinnovamento della grande, ma troppe volte dimenticata Scuola italiana.

L'idea incoraggiante del ministro Carrozza

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