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La disposizione a ferro di cavallo del tavolo dei negoziati per la pace in Siria a Montreux poteva anticipare il risultato finale. Nessuna interazione, pochi accordi. Lo sguardo dei rappresentanti del governo di Bashar al-Assad e quello dei membri della coalizione di opposizioni (i pochi che hanno accettato l’invito) poteva non incrociarsi mai. Per gli interventi e le argomentazioni bisognava rivolgersi all’inviato delle Nazioni Unite per la pace in Siria, Lakhdar Brahimi.

DA GINEVRA A MONTREUX
I lavori del primo giorno, il 22 gennaio, si sono svolti con relativa calma a Montreux, la capitale che ospita un importante festival internazionale di jazz e “conta su attrezzature e sistemi di sicurezza necessarie per l’occasione”, secondo la spiegazione dell’Onu nel comunicato dove annunciava il cambio di sede da Ginevra a Montreux. Come è stato anticipato da Formiche.net, la sede del vertice per la pace in Siria è stata spostata da Ginevra a Montreux per il primo giorno perché l’organizzazione di un importante salone di orologi di lusso ha protestato per la coincidenza della data. Non volevano ribelli e funzionari del regime siriano in giro per le strade.

DIALOGO SORDO
Ma il giorno dopo le delegazioni si sono trasferite a Ginevra e il dialogo è proseguito con la stessa dinamica. Ogni giorno si è ripetuta la stessa scena all’interno della sala tre del palazzo delle Nazioni Unite: i rappresentanti del governo e dell’opposizione sono arrivati pochi minuti prima dell’incontro con Brahimi, entrati e usciti da porte separate. “Non ci sono saluti, non ci guardiamo in faccia, non ci rivolgiamo la parola”, ha confermato alla Bbc Hussam Haffez, ex diplomatico del regime siriano in Iran, Gran Bretagna e Armenia, ora dalla parte dell’opposizione.

PROIEZIONE MEDIATICA
Delle possibili dimissioni di Assad e la creazione di un governo di transizione non se ne parla, così come della consegna delle armi dei ribelli. Il mediatore riceve i messaggi e li consegna al destinatario, nonostante siano nella stessa sala. Tutti dovevano consegnare l’agenda e la visione di Ginevra chiesti da Brahimi, ma nessuno ha fatto i compiti. Alla fine di ogni giornata però le delegazioni delle due parti parlano con i media in toni poco conciliatori. In questo, opposizione e governo siriano sono molto simili.

PAUSA DI RIFLESSIONE
Al quinto giorno si è arrivati allo stallo sul fronte degli aiuti umanitari e della transizione dei poteri. Brahimi non ce l’ha fatta più e ha sospeso i colloqui nella speranza che una pausa di riflessione potesse migliorare i lavori. Intanto, il clima di sfiducia aumenta. I rappresentanti del Comitato internazionale della Croce Rossa hanno fatto sapere che ancora non arriva il via libera per il passaggio del convoglio che aspetta di entrare a Homs. Il governo non ha dato l’autorizzazione nonostante l’impegno.

IL PROSSIMO APPUNTAMENTO
Oggi sono ripresi i negoziati. “Le due parti hanno finalmente rotto il ghiaccio”, ha detto un ottimista Brahimi, alludendo ai piccoli progressi compiuti nelle ultime ore. Entro domani le due delegazioni dovrebbero fissare la data di un nuovo incontro, probabilmente la settimana prossima, sempre a Ginevra. Magari questa volta la scelta di un altro tavolo potrebbe agevolare un vero dialogo tra le parti in conflitto.

Lakhdar Brahimi

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