Dopo la conferma del mandato d’arresto per il leader secessionista potrebbe essere a rischio il governo progressista di Sanchez? E quali conseguenze ci sarebbero anche in Europa con un altro Paese (dopo la Francia) in piena crisi politica? La linea Maginot è fine agosto quando, se nessun candidato riuscirà ad ottenere la maggioranza, i catalani dovranno essere costretti a tornare alle urne, probabilmente a metà ottobre…
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In Spagna il prezzo del governo è l'amnistia. Il bivio del Psoe
Il Psoe inizia a temere per l’esito del negoziato, anticamera alla formazione del governo intrappolato tra il leader di Junts per Catalunya e le pretese di condono di altri separatisti. Nel frattempo l’ultimo sondaggio dà in crescita il Partito popolare, se si votasse oggi migliorerebbe l’ultima performance elettorale
Feijoo bocciato, Sanchez nell'angolo separatista. Chi la spunta in Spagna?
Il giornalista greco ed ex europarlamentare del Ppe Mavrommatis a Formiche.net: “La legge prevede che, se il secondo partito non riuscirà ad arrivare alla maggioranza fino al 27 novembre, si andrà alla proclamazione di nuove elezioni in gennaio. Molto difficilmente Sanchez ci riuscirà, perché gli estremisti catalani chiedono anche un referendum per l’amnistia: così la presidenza europea della Spagna finirà senza decisioni importanti per l’Ue in vista anche delle prossime europee”
Barricate contro l'amnistia, la carta dei popolari contro Puigdemont e Sanchez
Richiamo del Pp alla piazza dopo l’assist di Aznar. Ma mentre Feijoo formalmente può diventare presidente del governo in occasione del voto parlamentare previsto a fine settembre, sostanzialmente i popolari temono che venga sorpassato dagli accordi sull’asse Psoe-Indipendentisti. Diaz contro i sauditi per Telefonica
Spagna, ecco chi rischia di più tra Puigdemont, Sanchez e Feijoo
Il popolare sconta il no del socialista all’investitura. Manca dunque la maggioranza assoluta al primo voto, previsto il 27 settembre. Psoe vira verso gli indipendentisti, mentre il Pp pensa alle seconde urne con Ayuso al timone. L’amnistia proposta dagli indipendentisti catalani è merce di scambio per elevare Sanchez al governo
Concorrenti e latitanti, tutte le spine spagnole per Feijóo e Sánchez
Il popolare si deve guardare ormai le spalle, sia internamente che esternamente, per la futura leadership. Il socialista sa che può rischiare tantissimo imbarcando Carles Puigdemont, anche a livello giudiziario, ma immagina una sorta di Ulivo-Arcobaleno in stile italiano. Ecco perché la partita iberica è ancora apertissima
I popolari vinceranno, ma al governo ci sarà anche Vox. Il voto in Spagna visto da Mavrommatis
Conversazione con il giornalista greco, già eurodeputato del Ppe: “Sanchez non ha affrontato nodi importanti come i salari fermi, l’immigrazione, le autonomie in periferia, fino alla crisi mai risolta in Catalogna”
Kiev e immigrazione, il doppio filo tra Spagna e Italia
Meloni e Sanchez convergono sui passi in avanti da compiere sin dal prossimo consiglio europeo di giugno, mentre si apre molto spazio, di manovra e di dibattito, sul capitolo cinese.
Così l'ultradestra di Vox spariglia le carte in Spagna. Parla Román
La Spagna è rimasta dov’era. I risultati delle elezioni generali di ieri, rispetto a quelle del 28 aprile, sembrano invariati, ad eccezione della crescita dell’estrema destra di Vox, ora terza forza politica del Paese. Il Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) di Pedro Sánchez (nella foto) resta il primo partito, ma anche questa volta non ha ottenuto la desiderata maggioranza. E ora? Inizia…
La sinistra di Sanchez ha vinto, ma non è esportabile. L'opinione di Villafranca (Ispi)
Sono due i dati che possono essere ricavati dalle elezioni spagnole: la scomparsa di un bipolarismo che in Spagna, solo dieci ani fa, era certezza, con il Partido popular e il Psoe che si alternavano al governo e poi la frammentazione delle forze politiche, che si sono moltiplicate e tutte assieme muovono consensi. Ma chi ha vinto? Certamente i socialisti…