“Oggi nascono i gruppi parlamentari alla Camera e al Senato ma si tratta solo di una tappa di un percorso più lungo e articolato. A metà gennaio è in programma l’assemblea costituente per la nascita del vero e proprio partito di cui faranno parte anche forze politiche attualmente non rappresentate in Parlamento”. Nel giorno del battesimo di Sinistra Italiana – nato dalla convergenza tra ex esponenti del Pd, quel che resta di Sel e varie ed eventuali – Formiche.net ha intervistato Stefano Fassina, uno dei leader della nuova formazione politica, tra i primi a rompere con Matteo Renzi e ad abbandonare i democratici.
(VOLTI VECCHI E NUOVI DELLA SINISTRA ITALIANA VISTA DA UMBERTO PIZZI)
Fassina la storia delle scissioni a sinistra è fatta di alcuni successi politici come la nascita del PCI ma anche di tanti fallimenti. Quanto è forte il rischio che la vostra si risolva in un’iniziativa velleitaria?
Quando si fanno scelte così di rottura, il rischio c’è sempre. La nostra è stata una decisione coraggiosa e innovativa e, inevitabilmente, anche rischiosa. A mio avviso, però, la partecipazione di oggi – con un teatro da mille posti tutto esaurito – è un chiaro indicatore che ci sono una domanda politica e una straordinaria potenzialità. Esiste un popolo di sinistra che ha bisogno di ritrovare la speranza nella politica. Noi ci proviamo.
I rapporti con il Pd come saranno? Guardate al partito di Renzi come possibile alleato o come avversario?
Non c’è dubbio che siamo alternativi al Partito Democratico del Jobs Act, della Buona Scuola, dell’Italicum e della riforma costituzionale. Abbiamo un’altra idea dell’Italia e della democrazia.
Quindi, no al Pd. Siete invece aperti a discutere con le forze politiche che si pongono alla vostra sinistra come Rifondazione Comunista di Paolo Ferrero?
Certo che sì. Noi stiamo parlando con tutte le varie articolazioni della sinistra. A metà gennaio – alla nostra assemblea costituente – ci saranno anche loro, così come ci saranno i rappresentanti della Lista Tsipras e dei movimenti.
La vostra scelta di abbandonare il Pd è stata duramente criticata da Pierluigi Bersani, che di sicuro non può essere tacciato di renzismo. Come risponde all’ex segretario del Pd con il quale lei è stato responsabile economico del partito?
A Pierluigi Bersani – che ci rimprovera di fare il gioco della destra – dico semplicemente che il gioco della destra lo fa chi vota il Jobs Act, l’Italicum, la revisione costituzionale, lo Sblocca Italia o la riforma della Rai.
In questi mesi molti osservatori vi hanno criticato per essere usciti dal Pd in ordine sparso senza un progetto comune che portasse subito alla nascita di una nuova forza politica. Siete arrivati in ritardo alla creazione di Sinistra Italiana?
Tutto deriva da una grande sofferenza individuale. A febbraio 2013 siamo stati eletti sulla base di un programma che poi è stato sistematicamente e radicalmente contraddetto dalle politiche del Governo. Dunque, c’è stato innanzitutto il bisogno individuale di rompere una contraddizione non più sostenibile. Dopodiché – con le sempre più numerose fuoriuscite dal Pd e con la disponibilità di SEL a rimettersi in discussione – è nato questo progetto politico comune che porterà al nuovo partito.
A Roma c’è chi – come Pippo Civati – ha proposto Ignazio Marino come candidato della sinistra alle prossime elezioni per il Campidoglio. E’ un’opinione che condivide?
Non sono d’accordo, considero la stagione dell’amministrazione di Ignazio Marino conclusa. Il Partito Democratico, però, si è assunto la gravissima responsabilità di chiudere quell’esperienza senza neppure consentire una discussione democratica in Consiglio Comunale.
Senta ma lei si sente un po’ il leader di questa nuova formazione politica?
Adesso è il momento di costruire il progetto, l’organizzazione, la squadra, la classe dirigente del nuovo partito. Solo dopo – a tempo debito – penseremo a trovare chi si propone come sintesi. Ne abbiamo avuto la prova in questi vent’anni: l’uomo solo al comando non porta da nessuna parte.
(CHI C’ERA AL BATTESIMO DELLA SINISTRA ITALIANA. FOTO DI UMBERTO PIZZI)