Camminando per le strade di Molenbeek, Anderlecht o Schaerbeek si possono osservare donne vestite con minigonna e donne coperte con l’hiyab. In Belgio, il 6% degli 11,3 milioni di abitanti è musulmano. Le autorità locali combattono da anni l’aumento del radicalismo islamico. Hanno più volte avvertito i Paesi membri dell’Ue del pericolo del terrorismo islamico in Europa, ma con pochi successi.
Dopo l’attacco alla redazione del settimanale Charlie Hebdo a gennaio e la strage a Parigi del 13 novembre si sono intensificati i controlli su alcune abitazioni a Bruxelles e nei dintorni. Salah Abdeslam, uomo del commando che ha colpito la capitale francese e ancora in fuga, è nato e cresciuto in Belgio. Sul territorio belga sono avvenuti sette arresti collegati ai fatti di Parigi.
LE STATISTICHE
Secondo l’International Centre for the Study of Radicalisation and Political Violence (Icsr), il Belgio ha circa 30 jihadisti attivi ogni milione di abitanti. Circa 330 combattenti si sono arruolati allo Stato Islamico. Date le piccole dimensioni del Paese, è quello che in proporzione ha prodotto più estremisti islamici in Europa.
ZONE A RISCHIO
Tra le zone più a rischio ci sono Molenbeek, Anderlecht, Schaerbeek, Anversa, Vilvoorde e Verviers. Molenbeek è conosciuto come il quartiere che ha prodotto più complici di attentati negli ultimi due anni. “Una culla di jihadisti”, secondo i servizi di intelligence. Ci sono 15 moschee. L’integrazione degli immigrati proveniente del Nord Africa e dal Pakistan, così come la seconda e terza generazione, non è avvenuta con successo. Come a Birmingham, conosciuto come il piccolo Califfato della Gran Bretagna. Ci sono molti circoli salafiti che non si riuniscono in moschea. Anche Gare de l’Ouest, vicino a Molenbeek, è tra gli obiettivi principali delle operazioni anti-terrorismo. Lì sono stati detenuti recentemente nove presunti terroristi.
PREOCCUPAZIONE DELLE AUTORITÀ
Il governo belga ha ammesso che “Molenbeek ha un problema gigantesco che non è stato controllato”. Il sindaco di Molenbeek, Françoise Schepmans, sostiene che gran parte dei genitori della cittadina sono musulmani, quasi tutti marocchini. I figli, nati in Belgio, non sono riusciti ad integrarsi e rifiutano i valori occidentali ed europei. Grazie ai social network e Internet, entrano facilmente in contatto con i jihadisti. Molti partono in Siria e Irak, e se tornano vivi, sono pronti per compiere attentati in territorio europeo.
DISAGIO SOCIO-ECONOMICO
Una ricerca economica dell’Université internationale de Rabat sostiene che la metà della popolazione musulmana in Belgio vive in stato di povertà. Solo un terzo ha un impiego fisso e la disoccupazione giovanile è di circa il 40%. Lo Stato però non resta inerme. Come sostiene su Twitter il corrispondente da Bruxelles di Radio Radicale, Davide Carretta, “un capofamiglia disoccupato, con moglie e cinque figli a carico, a Anderlecht o Molenbeek può riceve dallo stato belga più di 2.300 euro”.
“Un capofamiglia disoccupato, con moglie e cinque figli a carico, a Anderlecht o Molenbeek può riceve dallo stato belga più di 2.300 euro”.
— David Carretta (@davcarretta) 16 Novembre 2015
IL PRECEDENTE
Il Belgio è anche uno dei Paesi più attivi nella lotta al terrorismo. È tra i primi in Europa ad avere processato e condannato un’organizzazione jihadista: Sharia4Belgium. La cellula arruolava combattenti in Europa e organizzava il loro viaggio in Siria e Irak. Nel 2012 Fouad Belkacem aka Abu Imran è stato condannato a 12 anni di prigione per dirigere “un’organizzazione terrorista di carattere salafista. “È resposabile della radicalizzazione di giovani per preparli al combatimento armato contro i valori democratici”, ha spiegato il giudice.