Con il prezzo del petrolio crollato in pochi anni da oltre 110 dollari a sotto i 30/40 dollari al barile, è poco conveniente estrarlo dai nostri mari?
Il significativo calo del prezzo del petrolio dal 2014 al 2015 provocato dalla decisione dell’OPEC, ha modificato gli scenari estrattivi mondiali. Ad esempio tagliando fuori dal mercato quasi tutto lo shale oil, perché le costose tecnologie di fracking necessarie per estrarlo dagli scisti non rendono conveniente produrlo a prezzi di vendita così bassi.
Ulteriori complessità sono state provocate dal rientro dell’Iran nel mercato mondiale dell’energia grazie all’eliminazione delle sanzioni e viceversa, dal mancato rientro in produzione della Libia, soffocata da guerre tribali e dalla minaccia di Isis, che, a sua volta, controlla anche parte dei giacimenti in Iraq.
Tutto questo rappresenta, semmai, un motivo in più per preoccuparsi del grave bilancio energetico italiano. Ricordiamo che siamo il quarto paese importatore a livello mondiale con 54,47 miliardi di metri cubi all’anno; battuti, in questa triste gara alla dipendenza energetica, solo da Giappone, Germania e Stati Uniti.
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(La terza puntata degli approfondimenti si può leggere qui)
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Ecco come sconfiggere l’ideologismo dei No Triv. Parla Bessi (Pd). L’intervista di Pietro Di Michele
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#NoTriv parla il Prof. Vincenzo Balzani. Il post del blogger di Formiche.net, Federico Quadrelli
LE FOTO
Chi c’era alla conferenza stampa dei Sì Triv al referendum del 17 aprile. Le foto
Ecco politici e governatori No Triv. Le foto
