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Chi era davvero Gianroberto Casaleggio. Parla il prof. Giannuli

ballottaggi, Aldo Giannuli (professore Storia contemporanea Università Milano)

Spesso scherzavo con lui e gli dicevo che era un cavallo pazzo. Un cavallo pazzo ma assolutamente geniale”. Aldo Giannuli insegna Storia Contemporanea all’Università di Milano. Di Gianroberto Casaleggio – il cofondatore del Movimento 5 Stelle scomparso la notte scorsa a Milano, a 61 anni – era diventato amico nel 2014, quando gli venne proposto di tenere sul blog di Beppe Grillo un ciclo di lezioni sulla legge elettorale rivolte agli attivisti del movimento: “Spiegavo i vari meccanismi e al termine di ogni lezione il web votava sulle diverse proposte in campo. Alla fine – assemblando il tutto – venne elaborata la proposta dei Cinque stelle sul tema”. In questa conversazione Giannuli racconta a Formiche.net chi era veramente Casaleggio tra pregi, difetti e aspirazioni.

Professore, come descriverebbe Casaleggio? 

Aveva sempre un’aria molto accigliata e severa, non rideva spesso. Una delle volte in cui l’ho visto divertirsi di più, fu quando gli dissi che si era creato un’immagine da Lord Fener di Guerre Stellari. In realtà, questo atteggiamento era una specie di autodifesa, era una persona profondamente timida, dotata, però, di notevole generosità.

Era una persona carismatica?

Capiamoci, l’inventore del M5S è stato lui. La testa politica del movimento è stata sempre Casaleggio. Però attenzione: non era certamente un uomo carismatico da comizio, com’è invece Grillo. Insieme facevano una coppia perfettamente compensata: Beppe è una persona immediata, istintiva, dotata di una grandissima comunicativa. Casaleggio, invece, era una persona molto riflessiva. Il suo non era un carisma da comizio, rispetto alle masse ma, ad esempio, Grillo lo subiva molto, si fidava ciecamente delle capacità di inventiva politica di Roberto. Il loro era un rapporto molto stretto, direi solidissimo.

Quand’è che Casaleggio iniziò a pensare al M5S? 

Mi ha raccontato di aver pensato per la prima volta a questo progetto politico tra il 2003 e il 2004. Il nome M5S lo inventò lui stesso qualche anno dopo, per le elezioni amministrative del 2009. Nella sua opinione, il punto fondamentale nello sviluppo del movimento era rappresentato dal V – Day di Grillo del settembre 2007.

Politicamente come lo definirebbe?

Roberto era l’esatto contrario dell’intellettuale organico gramsciano che noi abbiamo in testa. Era quanto di più disorganico si potesse immaginare, però in questa disorganicità aveva una fantasia formidabile. Magari alcune proposte erano completamente irrealizzabili ma poi aveva delle intuizioni molto acute. Oggettivamente è la persona che in Italia e in Europa ha capito prima e di più la rivoluzione del web. L’uomo era estremista e mai moderato, produceva moltissime idee, delle quali alcune di grande intuito e intelligenza e altre invece da scartare. Non c’è dubbio che abbia introdotto un modo diverso di far politica.

Un’idea di Casaleggio che non si è realizzata?

Nel novembre del 2014 mi fece una previsione per la quale l’Italia sarebbe andata presto in default economico. Non è avvenuto ma certamente intuì subito il perdurare della crisi economica. Tendeva ad essere fortemente assertivo.

Famosa la sua frase: “Un’idea non è né di destra né di sinistra. E’ un’idea. Buona o cattiva”. Se lei, però, dovesse spingersi più avanti, direbbe che Casaleggio era più di destra o di sinistra?

Spesso gli ho detto che non avrebbe dovuto mettere, l’una accanto all’altra, una buona idea di destra e una buona idea di sinistra perché il risultato finale non avrebbe funzionato. Questo era il Casaleggio non organico, che però era alla ricerca dell’idea nuova. Secondo me nel complesso – anche se lo negava – prevaleva in lui un’anima più di sinistra.

Quali conseguenze avrà sul M5S la scomparsa di Casaleggio?

Il movimento perde la sua testa politica, senza la quale sarà molto più difficile andare avanti. Cambieranno molte cose, pensi al rapporto tra il blog e il gruppo parlamentare che è tutto da riconfigurare. Prima c’erano i due fondatori e garanti del M5S, i parlamentari e gli attivisti. Oggi è tutto diverso, perché Roberto purtroppo non c’è più.

Grillo cosa farà a questo punto?

L’ultima volta che l’ho sentito era molto felice di essere tornato al teatro. Si sente fondamentalmente un animale da palcoscenico, ha bisogno del pubblico. Non so cosa farà ma credo che in questo momento non lo sappia nessuno.

Che tipo di aspettative nutriva Casaleggio? Pensava che il movimento avrebbe fatto il salto di qualità e sarebbe arrivato al governo?

Ne era assolutamente certo. Nonostante l’immagine di uomo triste, Casaleggio era un ottimista scatenato. Mi ricordo ad esempio che, in occasione delle ultime europee era convinto della vittoria. Spesso confondeva le previsioni con i desideri: aveva bisogno di crederci. Quando arrivò il risultato, fu una brutta batosta.

Il posto di Casaleggio potrebbe essere preso dal figlio Davide?

E’ possibile. Davide ha avuto un ruolo politico quando venne costituito il gruppo parlamentare europeo con l’UKIP di Nigel Farage. Io scherzavo e gli dicevo che aveva fatto quell’operazione perché inglese, visto che ha la doppia cittadinanza. Però – devo dir la verità – lo vedo molto uomo d’azienda, non so nemmeno se ne abbia voglia. E’ un ragazzo intelligente, se si dovesse impegnare in questa direzione potrebbe ottenere ottimi risultati.

A un certo punto la struttura del M5S è cambiata con la nascita del cosiddetto direttorio. A quale dei suoi membri Casaleggio guardava come leader del futuro e candidato alla guida del governo?

Certamente Luigi Di Maio, ormai sempre più punto di riferimento per il movimento. E’ nell’ordine delle cose che vada così. Un’altra figura, meno appariscente ma molto rilevante – da non sottovalutare nelle dinamiche interne del M5S – è quella di Roberto Fico.

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