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Ecco perché Forza Italia ha scelto Lettieri, Marchini e Parisi. Parla Tajani

Un leader nel centrodestra già c’è e si chiama Silvio Berlusconi. Matteo Salvini è un interlocutore politico fondamentale ma – con tutto il rispetto – non può essere il leader del centrodestra“. Com’era inevitabile che fosse, la decisione del Cavaliere di appoggiare Alfio Marchini a Roma ha riacceso il dibattito su quale debba essere il centrodestra del futuro, se moderato/conservatore oppure lepenista. In questa conversazione con Formiche.net, il vicepresidente vicario del Parlamento europeo ed esponente di punta di Forza Italia, Antonio Tajani, sottolinea, però, come la vicenda romana sia cosa ben diversa dagli scenari nazionali, nonostante non abbia dubbi nell’indicare quali debbano essere gli ideali di riferimento: “Noi di Forza Italia siamo liberali. I nostri valori fondamentali sono quelli indicati da Berlusconi nel discorso alla Fiera di Roma del 1994“.

Anche alla luce di quello che è accaduto a Roma, è conciliabile questa impostazione con quella di Salvini e Giorgia Meloni? Ed eventualmente come?

Certamente noi non possiamo e non vogliamo rinunciare alla nostra identità a favore di quella degli altri. Sui contenuti è necessario discutere: non siamo un partito unico ma una coalizione formata da più partiti alleati. Un minimo comun denominatore ovviamente ci deve essere e c’è: la riduzione della pressione fiscale, la lotta all’immigrazione clandestina, la riforma della burocrazia, la necessità di rivedere profondamente il funzionamento dell’Europa che, così com’è, non va.

E Matteo Renzi?

Siamo alternativi a Renzi. Siamo contro la riforma della Costituzione e impegnati per il No al referendum confermativo del prossimo ottobre.

Meloni e Salvini hanno però accusato Berlusconi di aver favorito indirettamente il candidato del Pd Roberto Giachetti con la decisione di sostenere Marchini. Come risponde?

La nostra scelta su Roma è quella che danneggia di più la sinistra perché non gli consente di occupare lo spazio centrale. Siamo riusciti a riunire tre dei quattro candidati del centrodestra. Se anche Meloni si volesse aggiungere sarebbe la benvenuta. Le porte sono aperte, anzi spalancate.

Quanto accaduto a Roma è da considerare un incidente di percorso nella strada che porta alla costruzione di un centrodestra unito o è stato qualcosa di più?

Abbiamo scelto il candidato sindaco di Roma, non si è mica trattato delle primarie nazionali per il centrodestra. Noi dobbiamo guardare ai cittadini romani e alle esigenze della Capitale. Abbiamo proposto quindi un candidato sindaco che – a nostro avvviso – è quello giusto per risolvere i problemi della città. Una persona che viene dalla società civile, abituata a risolvere i problemi come lo era Guido Bertolaso. Ripeto: la scelta non riguarda gli assetti nazionali ma solo Roma.

C’è però chi teme che questa decisione possa mettere a rischio l’alleanza a livello nazionale. 

Ha prevalso la linea della coerenza. Noi di Forza Italia abbiamo puntato ovunque – a Roma, a Milano, a Napoli – su candidati che siano espressione della società civile per cercare di allargare i consensi del centrodestra. Lo abbiamo detto da sempre, non è che abbiamo cambiato idea. Noi avevamo indicato Marchini fin dall’inizio com’è noto.

Ma perché Meloni si è opposta così duramente alla candidatura di Marchini?

Questo non lo so, dovreste chiederlo direttamente a lei. Però si deve tenere conto di un particolare non irrilevante: anche dai gazebo romani della Lega è uscito fuori il nome di Marchini come miglior candidato. Questo vuol dire che la base di Salvini a Roma si riconosce nella sua figura.

Marchini, Stefano Parisi e Gianni Lettieri sono candidati con caratteristiche simili?

In questo momento abbiamo bisogno di dare una risposta chiara e rapida alle istanze dei cittadini che chiedono di imprimere un cambiamento forte a tutti i livelli. Marchini, Parisi e Lettieri sono tre uomini che possono dedicare i prossimi cinque anni alla loro città. Non sono politici di professione: sono candidati sostenuti dai partiti ma senza esserne diretta espressione. In questo senso, sono liberi dai partiti. In tal modo, il perimetro del centrodestra viene allargato al mondo del civismo, come è accaduto l’anno scorso con Luigi Brugnaro a Venezia.

A pochi giorni dall’accordo, i rapporti con Marchini come procedono?

Bene, ci troviamo su un progetto politico comune. Loro non ci hanno imposto nulla e lo stesso vale per noi. Lo consideriamo il miglior candidato possibile in questo momento perché allarga i confini del centrodestra.

Quali sono le priorità su cui intervenire a Roma?

Le esigenze sono quattro: la manutenzione stradale, la sicurezza, il traffico e il decoro. Oggi Roma è un disastro: il degrado in cui affonda non è degno di una capitale europea.

Molti osservatori sostengono che Virginia Raggi sia la grande favorita e che Marchini, Giachetti e Meloni dovranno contendersi un posto al ballottaggio con lei. Condivide?

Guardi, mi limito ad osservare che, di solito, in Conclave chi entra Papa esce cardinale. Noi corriamo per vincere, non per arrivare al ballottaggio.



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