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Giachetti e Raggi, i programmi a confronto su Olimpiadi, metro C, debito e stadio della Roma

Il ballottaggio è un’altra storia. Adesso Virginia Raggi non può più scappare“, commenta Roberto Giachetti. “Va mendicando voti, i nostri rapporti sono al buongiorno e al buonasera“, risponde la pentastellata. Tensione sempre più alta a Roma tra i due candidati giunti al ballottaggio: la grillina – forte del 35% dei consensi ottenuti in occasione del voto del 5 giugno – continua la sua campagna elettorale sulla falsariga di quella del primo turno mentre Giachetti – domenica scorsa distante 11 punti – tenta il tutto per tutto. Per formazione, storia professionale e personale, convinzioni politiche e ambizioni i due candidati in corsa per il Campidoglio sono lontani anni luce. Lo stesso può dirsi però per i rispettivi programmi di governo?

LA DIFFERENZA DI FONDO 

Le differenze ci sono ma attengono in particolare ai progetti di lungo termine che potrebbero svilupparsi da qui ai prossimi anni nella città eterna. La differenza principale è questa: Giachetti sta dando l’idea di voler programmare con una logica di lunga gittata che comprenda anche interventi infrastrutturali come lo stadio della Roma o l’organizzazione di eventi internazionali come i Giochi Olimpici. Raggi, invece, preferisce concentrarsi sugli interventi da mettere in campo immediatamente, nella convinzione che lo stato di abbandono in cui versa la città eterna non consenta oggi distrazioni dai problemi concreti. “Prima l’ordinario e poi lo straordinario“, è il suo motto.

LA QUESTIONE METRO

Tematica di importanza capitale per Roma è certamente la metropolitana: quella attuale non è adeguata alle esigenze della città e quella in costruzione – la metro C (le cui lungaggini Formiche.net ha raccontato anche di recente in questo articolo di Simona Sotgiu) – sta facendo aspettare e penare non poco cittadini e turisti. I lavori sono ufficialmente iniziati nel 2007 ma ad oggi è stata realizzata solo la prima parte dell’infrastruttura, fino a piazza Lodi. Manca ancora (e chissà per quanto) il tratto più importante, quello che la farà intersecare con le linee di metropolitana già esistenti a Roma, la A a San Giovanni e la B al Colosseo. Raggi propone di arrivare all’Anfiteatro Flavio e poi di fermarsi a ragionare, per capire se le metropolitane rappresentino per Roma lo strumento giusto per tentare di risolvere il problema mobilità. Giachetti, invece, è convinto sia giusto spingersi fino allo stadio Olimpico, la stazione finale ipotizzata in vista delle ipotetiche Olimpiadi romane del 2024.

LE OLIMPIADI DELLA DISCORDIA

Ipotetiche nel senso che il dubbio non riguarda solo le scelte del Comitato Olimpico Internazionale che dovrà decidere a quale città assegnare i Giochi. L’altro punto interrogativo è cosa accadrà se dovesse vincere Raggi. Il suo avversario Giachetti continua ad imputarle di voler bloccare il progetto olimpico di Roma e con esso anche la speranza di rinascita della città eterna. Raggi ha quasi cominciato a ripensarci. Dal no secco opposto orgogliosamente fino a qualche settimana fa (“è criminale solo pensare ora alle Olimpiadi“, ha detto negli scorsi giorni) è passata, infatti, a una tiepida apertura: “Valuteremo l’ipotesi di un referendum“. Al momento non è dato sapere se si tratti di un’affermazione studiata per non farsi schiacciare dalle polemiche sull’argomento oppure di una reale volontà politica. E oggi in tv da Lucia Annunziata in “1/2 Ora” ha detto che “il mio è un no al momento, insomma non è una priorità adesso”. Tuttavia la componente del minidirettorio romano dei cinquestelle, la senatrice Paola Taverna, ha rilanciato con forza l’ipotesi: “Sarebbe opportuno a questo punto fare un referendum. Chiediamo ai romani che cosa vogliono“. La ricetta di Raggi comunque rimane sempre la stessa: “Occorre prima pensare all’ordinario e poi si potrà ragionare sullo straordinario“. E’ probabile che i due candidati ne abbiano parlato giovedì scorso con il presidente del comitato organizzatore di Roma 2024 Luca Cordero di Montezemolo al ricevimento organizzato a Villa Taverna in onore dell’attore americano Richard Gere cui hanno partecipato tutti e tre.

LO STADIO DEGLI AMERICANI

Lo stadio della Roma americana è l’altra grande questione che sta dividendo lo schieramento politico in due tifoserie contrapposte. Il Pd e  Giachetti lo vogliono senza se e senza ma, Raggi e i cinquestelle sono orientativamente scettici. Una divergenza che in fondo riflette quanto accaduto durante l’amministrazione di Ignazio Marino quando l’Assemblea Capitolina a maggioranza Pd dichiarò la pubblica utilità dell’opera ma senza il voto favorevole dei quattro consiglieri grillini. Giachetti non ha dubbi: “Nei paletti della legalità e della sicurezza, sono assolutamente favorevole. E’ un’iniziativa privata che dà a Roma 400 milioni di euro per l’urbanizzazione della zona di Tor di Valle. Come si può rinunciare a una cosa del genere?“. Meno netta anche in questo caso la posizione di Raggi, che ha abbandonato il muro contro muro di qualche mese fa quando disse: “Se vinciamo ritiriamo la delibera sulla pubblica utilità. Lo stadio della Roma si farà da un’altra parte, a Tor di Valle c’è una speculazione edilizia e non ci sono le condizioni”. Oggi la posizione si è fatta più soft: “Siamo favorevoli allo stadio della Roma e faremo il possibile affinché sia realizzato nel rispetto della legge secondo cui o si recupera uno stadio esistente oppure si costruisce in un’area già urbanizzata”. Parole duramente contestate da Giachetti: “Raggi cambia idea sullo stadio della Roma per recuperare 10 o 15 voti ma non è credibile“.

LE POSIZIONI SIMILI

Non mancano, comunque, argomenti su cui i due candidati sindaci propongono, in sostanza, idee simili. Un esempio in questo senso è il debito monstre del Campidoglio (di cui Formiche.net ha a lungo parlato, soprattutto con gli approfondimenti dell’economista Gianfranco Polillo): entrambi i candidati ne propongono la ristrutturazione, in modo da pagare meno o comunque con formule e scadenze più convenienti per Roma. In questa stessa ottica si può anche citare il tema dei campi nomadi, nel complesso molto poco dibattuto in questa campagna elettorale, ad esempio rispetto a quanto avvenne nel 2008 tra Gianni Alemanno e Francesco Rutelli. Sia Raggi che Giachetti vogliono il superamento graduale dei campi come richiede l’Unione Euorpea.

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