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Ecco visioni e divisioni nel centrodestra su Brexit e dintorni

Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Giovanni Toti

Sulle critiche a questa Europa concordano tutti, sulle soluzioni da mettere in campo le differenze ci sono anche se finora nessuno sembra avere interesse a calcare troppo la mano sugli elementi di distanza. A due giorni dal vertice di Parma – dove Matteo Salvini ha riunito una larga fetta del centrodestra per illustrare il suo Cantiere – Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega si sono presentate in Parlamento con l’idea comune di mettere alla berlina Bruxelles e di attaccare Matteo Renzi.

LA LEGA ALL’ATTACCO

In casa Carroccio la linea è quella dettata in questi giorni dal leader Matteo Salvini: il numero uno leghista ha ribadito in tutti i suoi interventi pubblici come la Brexit debba rappresentare per l’Italia un esempio da seguire e non un esito al quale cercare di sottrarsi. “A me piacerebbe che l’Italia tornasse a controllare i suoi confini, la sua moneta, le sue banche, la sua agricoltura e il suo commercio“, ha commentato a tal proposito ieri. Posizioni alle quali si sono adeguati oggi nei loro interventi Gian Marco Centinaio al Senato e Giancarlo Giorgetti alla Camera. Quest’ultimo – che ricopre anche il ruolo di vicesegretario del partito – ha ricordato che la Lega è stata l’unica a votare a suo tempo contro il Fiscal Compact e poi ha spiegato: “In questi giorni abbiamo sentito parole aberranti: che gli ignoranti, i contadini e i pescatori non devono votare. La questione invece è come facciamo a far partecipare al voto il popolo. La vera questione è se la democrazia è compatibile con l’Europa“.

GIORGIA E I SUOI FRATELLI

Posizione condivisa dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, durissima anche nel commentare il vertice di oggi pomeriggio a Berlino tra Matteo Renzi, Angela Merkel e François Hollande: “La Brexit ha reso evidente a tutti, anche a chi finora ha fatto finta di non vedere o negato o coperto la verità, che nell’Europa di oggi non esistono ‘populisti’ ed ‘europeisti’: lo scontro è tra chi difende i diritti dei popoli e chi gli interessi dei poteri forti. E lo sanno bene anche quei burattini delle lobby che, invece di avviare con i propri cittadini una seria riflessione nazionale sul nostro futuro e quello dell’Ue, oggi voleranno a Berlino per ricevere ordini dai loro burattinai“. In questa fase il bersaglio numero numero di Fratelli d’Italia è però il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, a proposito del quale – dopo l’intervento in Parlamento di Renzi – il braccio destro di Meloni Fabio Rampelli è tornato ad invocare le dimissioni: “E’ il vero imputato dell’attuale catastrofe europea, una marionetta nelle mani della Germania che si trova nel ruolo più alto di Commissario europeo nonostante la nazione di cui è espressione abbia gli abitanti di Pisa, sia grazie alla supina accondiscendenza alla Merkel, sia per essere custode dei segreti finanziari del gotha dell’Unione“.

LA POSIZIONE DI FORZA ITALIA

Com’era previdibile che fosse in questo momento di confusione – con Silvio Berlusconi fermo ai box a causa dell’operazione al cuore – la posizione di Forza Italia appare meno netta e più sfumata rispetto a quella degli altri partiti di centrodestra. La contestazione nei confronti dell’Europa è durissima ma nessuno finora ha sposato la linea del referendum sostenuta da Salvini e Meloni. Non lo ha fatto oggi alla Camera neppure il capogruppo Renato Brunetta, autore di un intervento  critico nei contenuti ma insolitamente conciliante nei toni.  Brunetta ha attaccato Renzi per non aver seguito interamente il dibattito parlamentare, perchè chiamato prima a salire al Quirinale da Sergio Mattarella e poi a partire in direzione Germania: “Si è persa l’opportunità di valorizzare l’unica cosa che rimane, la sovranità popolare espressa dal Parlamento. Non è con pochi minuti che si risponde al momento drammatico che viviamo. I popoli si esprimono e i Parlamenti tacciono”. Poi l’affondo contro Merkel: “La Germania non può più costruire la propria crescita economica sull’infelicità degli altri”.  Nessun sì all’idea di Salvini e Meloni di un referendum da svolgersi anche in Italia è arrivato in questi giorni neppure da Antonio Tajani – vicepresidente del Parlamento europeo e principale voce azzurra sulle questioni comunitarie – che anzi ha commentato in modo più simile alle più importanti cancellerie del Vecchio Continente: “Credo che la Gran Bretagna debba accelerare i tempi. Noi chiediamo che da parte del Regno Unito vengano adottate subito le procedure per la sua uscita dall’Unione“.

BREXIT SECONDO FITTO & CO.

Inevitabilmente critica sull’Europa anche la formazione politica dell’ex ministro berlusconiano – oggi eurodeputato – Raffaele Fitto, che nel week end ha partecipato a Parma al Cantiere di Salvini per un nuovo centrodestra. Il suo gruppo a Bruxelles – Conservatori e Riformisti – è lo stesso di cui fa parte anche il primo ministro dimissionario del Regno Unito David Cameron. “Juncker si deve dimettere“, ha commentato oggi alla Camera il braccio destro di Fitto Daniele Capezzone, secondo il quale è necessario dire con forza di no all’ipotesi di “un ministro delle Finanze unico europeo“. Concetto ribadito anche dalla senatrice Cinzia Bonfrisco che ha però anche duramente contestato Renzi: “Farà fare al nostro Paese la fine che ha fatto fare alle banche italiane e ai risparmiatori, gabbati non tanto dalla crisi, ma da un esecutivo balbettante di fronte all’Unione Europea“.

 

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