Cambio in corsa dei pentestellati sullo stadio della Roma? Dal no espresso quando era una semplice consigliera in Assemblea Capitolina, ai forse pronunciati nel corso del campagna elettorale, fino al sostanziale sì di questi primi giorni da nuovo sindaco della Capitale, Virginia Raggi sta modificando la sua posizione sul progetto infrastrutturale voluto dagli americani di James Pallotta.
I COSTRUTTORI E LO STADIO
Il costruttore Luca Parnasi si occuperà della realizzazione dello stadio che invece non riscuoterebbe particolari simpatie da parte del principale imprenditore romano, l’altro costruttore Francesco Gaetano Caltagirone, con il quale Raggi ha ripetutamente polemizzato in campagna elettorale, in particolar modo per la governance di Acea (la multiutility dell’acqua e dell’energia quotata in borsa e detenuta al 51% dal Campidoglio e al 15% dallo stesso Caltagirone, primo socio privato). Il Messaggero – il principale quotidiano romano, di proprietà del costruttore – nel corso del tempo ha più volte espresso rilievi sul progetto stadio della Roma. Ad esempio nel settembre 2014 fece discutere un editoriale senza firma comparso sulle colonne del giornale, dall’eloquente titolo: “Sì allo stadio, no ai regali di Stato” (qui un approfondimento di Formiche.net sul tema).
L’ANNUNCIO DI BERDINI
Che l’orientamento della nuova amministrazione si stesse modificando era già nell’aria da tempo ma ieri se n’è avuta in un certo senso la conferma. Con poche parole rilasciate al settimanale del Sole 24 Ore Edilizia e Territorio, l’assessore in pectore all’Urbanistica Paolo Berdini è parso seppellire definitivamente l’ascia di guerra: “Mi dicono che la documentazione è stata analizzata e approvata dagli uffici comunali. I dirigenti mi hanno comunicato che giuridicamente e tecnicamente è tutto in ordine e quindi il dossier è stato formalmente trasmesso alla Regione Lazio per l’avvio della conferenza dei servizi. Se veramente le cose stanno così – ma io non ho visto il provvedimento – lo stadio della Roma non è più una questione comunale e del mio assessorato. Ora il procedimento dipende solo dalla Regione“.
LA SMENTITA DELLA REGIONE
Una notizia che la Regione Lazio si è affrettata a smentire con un breve comunicato stampa: “In riferimento alle parole dell’architetto Berdini, si fa presente che la Regione Lazio è ancora in attesa dal Comune della trasmissione del progetto sullo stadio della Roma. Ad oggi nulla è stato ufficialmente inoltrato all’amministrazione regionale. Si precisa, inoltre, che nella trasmissione del progetto il Campidoglio dovrà dichiarare la conformità del progetto stesso alla delibera sull’interesse pubblico votato dal Consiglio comunale di Roma“.
NESSUN VETO AL PROGETTO
Un annuncio e una smentita dunque. Ma perché Berdini ha ufficializzato un passaggio così delicato senza essere certo del trasferimento alla Regione? Qual è il messaggio politico? Tutti gli indizi fanno propendere per un’interpretazione: la nuova amministrazione pentastellata non metterà alcun veto al progetto di Tor di Valle. In teoria infatti avrebbe avuto il potere di bloccare, ostacolare o quanto meno ritardarne l’iter – addirittura il recordman di preferenze Marcello De Vito non aveva escluso nei giorni scorsi che si potesse passare attraverso una nuova delibera del Comune – ma sembra proprio che non accadrà niente di tutto ciò. Le parole di Berdini, in fondo, vanno interpretate in questo senso: la questione sarà decisa, anzi l’hanno già decisa, i competenti uffici comunali che hanno ravvisato l’idoneità giuridica e tecnica del progetto. Salvo colpi di scena a questo punto da escludere, Raggi e i suoi non ingaggeranno una battaglia all’ultimo sangue per stoppare la realizzazione del nuovo stadio.
LA REGIONE LAZIO IN ATTESA
Certamente va presa per buona la smentita ufficiale di un’amministrazione pubblica come la Regione Lazio, confermata peraltro anche “off the record”. E allora cosa manca perché si proceda? A che punto è il dossier stadio? Anche in questo caso bisogna seguire gli indizi: l’ipotesi più probabile è che gli uffici capitolini abbiano già riscontrato tutti gli estremi per dare l’ok al progetto pur mancando il passaggio formale della dichiarazione di conformità, necessaria affinché si apra la fase successiva della conferenza dei servizi. Una smentita – quella della Regione – ovviamente dovuta anche a ragioni politiche, visto che si tratta comunque di enti amministrati da partiti politici ferocemente in contrasto tra loro. Non è un caso dunque che la nota sia stata accompagnata dai commenti di numerosi esponenti Pd. “Raggi abbia il coraggio di dire ci siamo sbagliati“, ha commentato lo sfidante Roberto Giachetti. “Berdini aspetti la sua nomina ufficiale prima di fare annunci“, gli ha fatto eco Stefano Pedica. Un fuoco incrociato al quale si sono aggiunti anche il deputato Marco Miccoli e il capogruppo Pd in Regione Lazio Massimiliano Valeriani.
IL CAMBIO DI LINEA
La strategia dei democratici in questo senso è chiara: evidenziare il cambio di prospettiva dei cinquestelle, passati dal no al sì nel giro di qualche settimana. E che la linea politica sia stata corretta è difficile negarlo. Basta prendere ad esempio le dichiarazioni delle ultime settimane del loquace Berdini. Il 24 giugno intervistato da Radio Radicale commentava: “Lo stadio della Roma sarebbe uno scempio, contro il progetto userò ogni mezzo“. Posizione che l’urbanista ha fortemente attenuato il giorno successivo, il 25 giugno, con una dichiarazione all’Ansa: “Le mie parole sono state travisate, non c’è nessun pregiudizio nei confronti dello stadio della Roma“. Certo nel frattempo la stessa agenzia di stampa aveva diffuso la reprimenda a Berdini da parte di “autorevoli fonti del MoVimento 5 Stelle“, espressione dietro alla quale si nasconderebbero – secondo i rumors di questi giorni – i più stretti collaboratori di Raggi: “Nessuno scempio. Lo stadio della Roma può essere invece una grande opportunità di crescita per la città, a patto che rispetti i principi di legge di fronte ai quali il M5S non transige“. Linea poi confermata dal leader nazionale Luigi Di Maio, domenica scorsa ospite di Lucia Annunziata a In mezz’ora su Raitre: “Berdini è stato frainteso. Sullo stadio della Roma – come su quello della Lazio – c’è la volontà di farlo, nel rispetto della legge“. Insomma, un crescendo costante di dichiarazioni fino alle parole al Sole 24 Ore del prossimo assessore all’Urbanistica del Campidoglio.
LE RAGIONI DEL CAMBIO DI LINEA
Più complesso indicare quali siano i fattori che hanno determinato questo cambio di linea da parte dei cinquestelle. Ce ne sono diversi e, tra questi, va annoverato certamente il rischio di esporsi ad un ricorso milionario nel caso in cui avessero proseguito nel loro proposito di bloccare la realizzazione dello stadio. Sarebbe stato difficile, infatti, spiegare di fronte al Tar il perché di un veto del genere dopo la delibera con cui l’Assemblea Capitolina ha riconosciuto l’interesse pubblico del progetto e dopo che gli uffici tecnici del Campidoglio lo hanno definito giuridicamente e tecnicamente corretto. Un no ancor più difficile da opporre se si considera inoltre che – grazie al nuovo stadio – si riverserà sulla capitale un miliardo e settecento milioni di euro, di cui 440 destinati alle opere pubbliche. Il pericolo di un passo falso sarebbe stato dunque dietro l’angolo: anche per questo il M5S – sempre più deciso ad accreditarsi come forza credibile di governo che non sia soltanto antisistema – ha deciso in sostanza di non intervenire e di lasciare la questione agli uffici tecnici. Una situazione di fatto confermato dalle parole di oggi di Marcello De Vito – probabile prossimo presidente dell’Assemblea Capitolina – che ha ricordato la contrarietà espressa in aula a suo tempo dai grillini (“il 22 dicembre 2014 abbiamo votato contro la delibera perché era un provvedimento che non ci piaceva“) salvo poi aggiungere: “Faremo le verifiche del caso, ma se l’iter è stato avviato allo stato attuale non c’è modo per il Comune di intervenire“. Quasi a dire: il M5S non ha mai cambiato linea e continua ad essere contrario ma gli uffici sono favorevoli e quindi lo stadio si farà. Una posizione buona a salvare un po’ tutto: la coerenza ma anche il progetto.