La presentazione della giunta incombe, ancora due giorni e Virginia Raggi si presenterà in Assemblea Capitolina per annunciare ufficialmente ai consiglieri comunali e ai cittadini la sua squadra di governo per Roma. Il puzzle si va componendo – dall’entourage del sindaco oggi hanno lasciato trapelare che sarebbe ormai fatta e pronta per essere presentata – mentre il MoVimento 5 Stelle prova faticosamente a mettere da parte le polemiche e gli scontri degli ultimi giorni.
IL RAGGIO MAGICO DELLA DISCORDIA
Non è più un mistero ormai che le tensioni principali si siano registrate tra il sindaco e il direttorio romano – nel quale un ruolo di primo piano spetta alla deputata Roberta Lombardi e formato anche dalla senatrice Paola Taverna, dall’europarlamentare Fabio Massimo Castaldo e dal consigliere regionale Gianluca Perilli – e che siano deflagrate dopo la decisione di nominare l’ex consigliere comunale Daniele Frongia capo di gabinetto (qui la sua biografia e qui le sue idee economiche) e il dirigente del Campidoglio Raffaele Marra suo vice vicario (questo l’approfondimento di Formiche.net). Il cosiddetto “raggio magico” – almeno secondo la definizione della stampa – che però ormai pare destinato a saltare. Manca l’ufficialità ma le pressioni su Raggi – culminate in una telefonata da parte del fondatore Beppe Grillo – sembra abbiano prodotto i risultati sperati.
UNA DIVISIONE CHE VIENE DA LONTANO
Non che le polemiche possano, comunque, considerarsi figlie solamente di quanto accaduto negli ultimi giorni. Lombardi – considerata la principale esponente romana dei cinquestelle visto il suo radicamento territoriale – è infatti vicinissima a Marcello De Vito, candidato a sindaco nel 2013, capogruppo in Assemblea Capitolina negli anni dell’opposizione a Ignazio Marino, secondo classificato alle comunarie di quest’anno e mister preferenze alle ultime amministrative. I suoi rapporti con Raggi vengono descritti come non idilliaci: addirittura c’è chi dice che il primo cittadino non lo abbia voluto nella sua squadra e che per questo sarà dirottato alla guida del Consiglio Comunale nonostante la “tradizione” grillina preveda di nominare vicesindaco il più votato della lista pentastellata. Addirittura qualche giorno fa Il Fatto Quotidiano ha raccontato di una presunta “campagna orchestrata dai tre ex consiglieri, Virginia Raggi, Daniele Frongia e Enrico Stefàno, per farlo fuori“. “Questa è la storia della congiura contro l’ex candidato sindaco e capogruppo M5S. De Vito alla fine ha visto scendere le sue quotazioni“, ha scritto Marco Lillo in un articolo intitolato “Virginia Raggi, i dossier e le accuse a De Vito. La lotta interna per conquistare la candidatura a Roma“.
RAGGI E IL MANUALE CENCELLI
Un clima tutt’altro che disteso testimoniato anche dall’articolo comparso ieri sulle colonne de La Stampa a firma di Jacopo Iacoboni. Per il giornalista sarebbe in corso un tentativo di accerchiamento nei confronti del sindaco, da attuarsi anche attraverso la composizione delle commissioni in Assemblea Capitolina, snodo fondamentale per l’attività del Campidoglio. Secondo questa ricostruzione a perseguire quest’obiettivo sarebbe ancora una volta l’asse Lombardi-De Vito.
LA REPLICA DI DE VITO
A smorzare i toni, oggi, ci ha pensato lo stesso De Vito con un lungo post pubblicato su Facebook accompagnato da una foto che lo ritrae insieme agli altri tre consiglieri cinquestelle uscenti, ossia Raggi, Frongia e Stefàno. “Marino impiegò 21 giorni per convocare il primo Consiglio per la presentazione della Giunta, Tronca più di un mese per il completare la sua squadra. Dov’è l’anomalia? Io non capisco…“, scrive. “Ci stiamo semplicemente prendendo il tempo che la legge prevede, il tempo necessario a fare delle scelte decisive e non rivedibili“, aggiunge. Un intervento, il suo, che evidenzia gli sforzi in corso tra i cinquestelle per trovare una difficile quadra nei rapporti interni.
IL RUOLO DI DI MAIO
La tregua, d’altronde, è l’obiettivo per il quale si sta spendendo in queste ore il leader pentastellato Luigi Di Maio, che nei giorni scorsi è stato a cena con Raggi ma che viene, comunque, descritto in sintonia con Lombardi anche se non ha mai espresso critiche, anzi, sulla scelta di Marra ad esempio. Il vicepresidente della Camera e candidato in pectore dei cinquestelle alle prossime politiche non può permettersi che l’esperienza romana vada storta. Dalla performance dei grillini in Campidoglio passano infatti molte delle sue chance di poter competere per Palazzo Chigi: per questo motivo è in prima linea nel rasserenare gli animi e nel tranquillizzare di volta in volta gli uni e gli altri. Un’azione di mediazione che lo sta portando inevitabilmente a sostenere l’impegno di Raggi nella cui giunta ci sarà anche un assessore direttamente riconducibile a lui, la prossima responsabile delle Politiche sociali Laura Baldassarre. Le vicende capitoline stanno ulteriormente rafforzando la sua leadership all’interno del movimento: dal radar degli osservatori, ad esempio, è sparito negli ultimi giorni il romano Alessandro Di Battista, autentico numero due di Di Maio, che – dopo aver svolto un ruolo attivo in campagna elettorale – ora sembra molto più defilato, al pari dell’altro “triumviro” Roberto Fico che dalle beghe della Capitale si è sempre tenuto lontano. Non sorprende, quindi, che anche oggi Di Maio sia tornato a parlare di quanto sta accadendo nella città eterna con un commento su Facebook:”Quello che state leggendo sui giornali in questi giorni è falso. Siamo un gruppo compatto e forte“.
DI MAIO E GRILLO
Una linea pragmatica, la sua, che stando a quanto scrive Annalisa Cruzzocrea oggi su Repubblica, avrebbe fatto scendere il gelo tra il vicepresidente della Camera e Grillo. “Una distanza che viene da lontano“, ricostruisce la giornalista, per la quale la telefonata di Grillo a Raggi andrebbe interpretata come un segnale di sfiducia nei confronti di Di Maio che “che tra un pranzo all’Ispi, una cena riservata con imprenditori italiani a Londra, una colazione privata con tutti gli ambasciatori dell’Unione e un invito in Israele già questa settimana, tesse una tela che per molti movimentisti della prima ora non è esattamente quella di un perfetto 5 stelle“. Articolo duramente contestato oggi dallo stesso Di Maio: “Allucinazioni di giornalisti che da quando è finita la prima Repubblica, non azzeccano uno scenario neanche se glielo passa il diretto interessato. Ad alcuni di loro non rilascerò mai più un’intervista, vista la disonestà intellettuale dimostrata, e per questo inventano di sana pianta su di me“. Il sospetto più che fondato è che si riferisca proprio alla cronista del quotidiano diretto da Mario Calabresi cui ad esempio aveva rilasciato un’intervista esclusiva subito dopo la morte di Gianroberto Casaleggio.