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Mps, Banco Popolare, Ubi. Tutti i perché dei ruzzoloni in Borsa dei titoli bancari

Di Bruno Guarini e Fernando Pineda

Come volevasi dimostrare: gli stress test invece di rasserenare e chiarire la situazione delle banche europee hanno invece acuito i fattori di incertezza e incognite sul futuro degli istituti di credito, pur non prevedendo come gli stress test del 2014 tetti da raggiungere in termini di capitale. Il docente bocconiano Donato Masciandaro, uno dei massimi esperti di regolamentazione bancaria, lo aveva delineato e previsto in questa conversazione con Formiche.net.

IL CASO MPS

Per questo non devono meravigliare troppo i tonfi in Borsa dei titoli bancari. Cadute che hanno coinvolto ovviamente il Monte dei Paschi di Siena, uscita malconcia dai risultati degli stress test dell’Eba. Eppure il piano su sofferenze e capitale approvato dall’istituto senese col pieno accordo delle istituzioni bancarie europee era stato salutato con trionfalismo a volte eccessivi da molti addetti ai lavori. Mps ha chiuso a Piazza Affari con un meno 16%, in arretramento tutti gli istituti.

LE PAROLE DI RENZI

Anche stamattina il premier Matteo Renzi ha espresso giudizi positivi su Mps: “Ora per la prima volta Monte dei Paschi è senza Npl perché l’operazione Atlante ha pulito di ogni credito non performante la banca». L’intervento del Fondo Atlante, secondo il premier, è «una soluzione finale». «Con questo modello di Atlante – ha sottolineato Renzi, all’emittente Class-Cnbc – possiamo mostrare chiaramente agli investitori internazionali e ai mercati che la situazione degli Npl non è così come è stata mostrata nella narrativa degli ultimi mesi».

IL NODO ATLANTE 2

Il Fondo Atlante 2, che dovrebbe operare proprio nel settore delle cartolarizzazioni delle sofferenze bancarie a partire da quella di Mps, stenta però a decollare. Uno dei perni su cui si doveva basare dal punto di vista societario erano, su sollecitazione del governo, le Casse previdenziali dei professionisti, si stanno progressivamente sfilando (qui tutte le ultime informazioni).

LA QUESTIONE DELLA GARANZIA

A fine mattinata i mercati non si sono dimostrati convinti dalle parole della politica e di Renzi, ha sottolineato il Corriere della Sera: il Monte dei Paschi è arrivato a perdere il 10,16 per cento a quota 27,82 centesimi. A pesare sulla banca guidata dall’ad Fabrizio Viola, sarebbe anche una delle incognite delineate ieri da Formiche.net: la mancata garanzia da parte delle merchant bank Jp Morgan e Mediobanca sull’aumento di capitale da 5 miliardi di euro che dovrà concretizzarsi a inizio 2017. Comunque a zavorrare i listini sono ovunque le banche (-2,4% l’indice Dj Stoxx di settore), con gli investitori che restano scettici sugli stress test e vengono innervositi dal taglio degli obiettivi di utile di Commerzbank (-8%), sottolinea il Corsera on line.

L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE

A influire sugli umori del mercato e dunque degli operatori c’è il piano di Mps sulle sofferenze che potrebbe avere effetti indiretti a carattere sistemico. Mps si sbarazza di tutti i crediti in sofferenza in un solo colpo, aumenta il tasso di copertura delle stesse sofferenze al 67% e innalza al 40% i tassi di copertura sulle inadempienze probabili, ovvero sui crediti che in passato venivano definiti incagli. Quest’ultima è la vera novità potenzialmente dirompente, sottolinea oggi Il Sole 24 Ore: sulle banche italiane gravano infatti 140 miliardi di incagli lordi, iscritti in bilancio con tassi di copertura ben inferiori rispetto al 40% fissato per Mps. Nel bilancio 2015 Unicredit li copre al 34,4%, Intesa al 24,8%, Ubi al 16,7, il Banco Popolare al 25,4% e Bpm al 22,1%. Per questo secondo il Sole la Borsa si chiede: che cosa succederebbe se a tutte le banche venisse applicata la cura Mps?

LO SCENARIO DI MEDIOBANCA SECURITIES

La risposta la forniscono gli analisti di Mediobanca Securities: se tutte le principali banche italiane dovessero innalzare i tassi di copertura ai livelli del piano Mps (67% per le sofferenze e 40% per gli incagli) in media il loro capitale di migliore qualità (Cet1) – scrive il Sole 24 Ore –  verrebbe eroso di 120 punti base, ovvero il loro coefficiente di solidità diminuirebbe di 1,2 punti percentuali. Nonostante questo, però, tutte le banche manterrebbero il coefficiente Cet1 sopra la soglia di sicurezza (in gergo Srep). “Anche questa cura da cavallo – scrive il Sole – non andrebbe quindi a compromettere in maniera irrimediabile il capitale di alcuna banca”.

LE CRITICHE DI MF ALL’EBA

Sullo sfondo, restano inoltre le perplessità sui metodi dell’Eba, ha sottolineato oggi MF/Milano Finanza: “La prova Eba ha confermato l’impressione di un’eccessiva variabilità e arbitrarietà nelle valutazioni sul capitale delle banche. Ci sono alcuni elementi che vanno in questa direzione. Basti pensare che in Europa l’orizzonte temporale di stress è di tre anni. Se solo l’Eba avesse scelto un periodo differente (per esempio due anni, come negli Usa), la situazione effettiva delle banche sarebbe stata identica ma il quadro sulla loro situazione patrimoniale sarebbe oggi totalmente differente. Per non parlare delle altre caratteristiche che hanno condizionato la prova, come la staticità dei bilanci, le ipotesi di shock idiosincratico, la mancata considerazione degli interessi sui crediti deteriorati”.



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