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Tutte le mosse degli ex azzurri Verdini, Pera e Urbani per il Sì liberale al referendum

Pera

Nessun verdiniano si è palesato. Ma dietro c’è Denis Verdini. Parliamo del comitato per il Sì al referendum – “Liberi Sì” – lanciato oggi a Roma da Marcello Pera e Giuliano Urbani, due vecchie conoscenze della politica, entrambi con un passato in Forza Italia fin dalle sue origini. Urbani in realtà non era presente per motivi di salute, ma è della partita. Così come lo sono anche due altre vecchie conoscenze della Forza Italia che fu: Peppino Calderisi e Marco Taradash. “Lancio un appello agli elettori di Forza Italia: per quella che è stata la storia del partito azzurro, al referendum costituzionale dovrebbero votare Sì”, dice Pera. Spiegando che “esprimersi a favore delle riforme non vuol dire appoggiare il governo Renzi”. L’ex presidente del Senato non si spiega la chiusura di Berlusconi. “E’ stato un errore, anche perché Fi in prima battuta aveva appoggiato la riforma. Ora vedo che nel partito berlusconiano c’è un dibattito in corso: diciamo che apprezzo il No intelligente e moderato di Stefano Parisi, ma non quello rabbioso di Renato Brunetta”, aggiunge il professore lucchese.

Pera è da tempo lontano dai radar: dopo essere stato presidente del Senato dal 2001 al 2006, si è fatto altri due mandati a Palazzo Madama, fino al 2013, per poi rifiutare la successiva candidatura. Nel 2012 lanciò un’idea di assemblea costituente, proprio con l’obbiettivo di riformare la Carta, ma senza successo. Poi più nulla. Ora è tornato, rispondendo all’invito del leader di Ala, Verdini, che qualche mese fa l’ha contattato per coinvolgerlo nell’iniziativa referendaria. “Ho bisogno di personalità e intellettuali dell’area liberale e di centrodestra per organizzare i comitati pro-riforma”, la proposta del leader di Ala con l’avallo implicito del premier Matteo Renzi: ma l’accordo prevede che l’ex coordinatore azzurro non si esponga troppo nel sostegno (per evitare critiche come quelle piovute dopo il risultato delle comunali a Napoli, dove pure Verdini si era speso per il candidato sindaco targato Pd).

Così, nel suo ufficio di Palazzo Giustiniani, l’ex presidente del Senato si è messo al lavoro. All’inizio sembrava che dietro di lui si muovesse anche Angelino Alfano, ma poi Ncd ha preferito sfilarsi. Con Pera ci sono Verdini e Zanetti, che a luglio hanno dato vita a un gruppo unico a Montecitorio, con l’unione dei deputati di Ala e i fuoriusciti di Scelta civica. Appena arriveranno a 20 daranno vita a un gruppo parlamentare vero e proprio e, successivamente, a un nuovo partito. Mentre sul fronte referendario hanno scelto di non esporsi in prima persona, mandando avanti Pera e Urbani. Anche se poi l’ex presidente del Senato spiega: “Noi siamo indipendenti dai partiti, ma ci rivolgiamo a tutta l’area moderata di centrodestra, quei liberali che nel 1994 credettero nella rivoluzione berlusconiana”. Poi, dopo aver elencato i benefici della riforma, a partire dalla fine del bicameralismo perfetto, Pera snocciola i rischi futuri se dovesse vincere il No: “Tutto si blocca e per dieci anni non si parlerà più di riforme. Inoltre il governo perderebbe parte della fiducia da parte dell’Europa e anche i mercati e l’economia italiana ne risentirebbero”.

Secondo Pera, Renzi ha avuto il merito di iniziare un percorso che non va sprecato. Tra le personalità coinvolte, l’ex direttore del Sole 24 Ore Ernesto Auci, l’ex sottosegretario del governo Monti Antonio Malaschini, il professor Raimondo Cubeddu (docente di Filosofia politica a Pisa), l’ex sottosegretario Carlo Malinconico. Tra il pubblico, da osservatore, si intravede Fabrizio Cicchitto. E l’Italicum? “Non so cosa come si esprimerà la Consulta né se le forze politiche hanno una reale intenzione di rimettere mano alla legge elettorale. Io però non sono tra quelli che sottolineano l’effetto devastante del combinato disposto tra Italicum e riforma: le due cose non sono connesse e il ddl Boschi può funzionare con qualsiasi legge elettorale”, puntualizza l’ex presidente del Senato. Ultima riflessione: mentre Pera si spende per il Sì, quello che per anni è stato il suo braccio destro alla Luiss e alla fondazione Magna Charta, Gaetano Quaglieriello, è invece saldamente sul fronte del No.

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