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Perché gli attacchi da Forza Italia a Parisi sono un suicidio politico. Parla Gabriele Albertini

“Oggi più che mai il Paese ha bisogno di una forza politica liberale e popolare. Una forza che non sia populista, movimentista e demagogica, ma che abbia, al contrario, una chiara visione di governo. Sono assolutamente convinto che Stefano sia la persona giusta per raggiungere questi obiettivi“. Di Parisi, Gabriele Albertini si definisce amico ed estimatore. Il loro percorso politico si è già incrociato due volte, e sempre a Milano: a fine anni ’90 quando Parisi svolge le funzioni di direttore generale dell’allora sindaco Albertini e poi nella primavera scorsa, quando l’ex primo cittadino è tra i grandi sostenitori della corsa di Parisi alle amministrative poi vinte da Beppe Sala. E adesso siamo alla terza tappa, con la convention milanese dell’ex amministratore delegato di Fastweb cui Albertini dice di partecipare “con convinzione ed interesse“, pur sottolineando di non far parte “dell’inner circle” parisiano, visto il suo ruolo politico come senatore di Area Popolare.

Senatore, vista la crisi in cui si dibatte da anni il centrodestra c’è chi dice che quello di Parisi sia quasi l’ultimo tentativo di rianimare un’area politica ormai allo stremo. Condivide?

Sono d’accordo con questa analisi anche se riconosco che si tratta di una visione molto pessimista. Vediamo cosa succederà nelle prossime settimane. Inutile girarci intorno: molto dipenderà dalle scelte di Silvio Berlusconi.

In che direzione sta andando a suo modo di vedere il Cavaliere?

Ad oggi ha la mano sulla spalla di Parisi, ma già in passato ci sono stati delfini – o presunti tali – poi regolarmente accantonati. E la situazione che ne è derivata è quella che noi tutti abbiamo sotto gli occhi: dieci milioni di voti persi e un’area politica in disgregazione, nella quale emergono soprattutto leadership estreme e demagogiche, magari adatte ad ottenere consensi momentanei, ma certo non a governare. Mi auguro che Berlusconi capisca che questo è il momento di tornare alle origini, al suo sistema di valori e al suo mondo.

Cosa ne pensa delle critiche continue che a Parisi hanno rivolto esponenti di spicco di Forza Italia?

Umanamente comprendo i sentimenti di chi – prima dell’investitura di Parisi – ambiva a ruoli di leadership. Dal punto di vista politico, però, lo considero un suicidio. Penso sia meglio essere un comprimario in un partito che ambisce a governare, invece di fare il leader di una forza politica destinata a rimanere all’opposizione. Perché è quello che accadrà a Forza Italia se la coalizione sarà a guida lepenista.

Il centrodestra ideale di Gabriele Albertini qual è? Quello delle amministrative di Milano nelle quali tutti – da Alfano a Salvini – hanno appoggiato Parisi?

Guardi che a Milano le cose non sono filate così lisce. Al secondo turno l’aiuto di Salvini non è stato così inequivocabile: il segretario leghista si era accorto che un centrodestra a guida moderata era in grado di ridimensionare la sua leadership e di ridurre i consensi del Carroccio.

Ritiene quindi che la strada verso un centrodestra vecchio stile sia troppo in salita?

Mi limito a dire che una coalizione del genere – almeno stando così le cose – non sarebbe molto omogenea. Basta guardare come sono collocate in Europa le forze politiche: noi siano nel Ppe e abbiamo come riferimenti di governo la cancelliera Angela Merkel. Matteo Salvini, invece, sta con Marine Le Pen: posizione certo rispettabilissima, ma lontana anni luce dalla nostra storia. Berlusconi dove si colloca? Con Le Pen o con i popolari europei? Dal mio punto di vista la risposta da dare è senza dubbio la seconda.

Ma senza Salvini – dato il contesto politico attuale – il centrodestra potrebbe mai tornare ad essere vincente?

Penso dovremmo farci portatori di una visione che non alimenti paure e risentimenti, che sia in grado di dare risposte serie ai problemi concreti e che metta da parte questa sorta di “onnipotenza dei desideri” tipica delle forze populiste e demagogiche.

Quanto può essere d’aiuto per Parisi il ruolo centrale in Forza Italia che Berlusconi ha riconosciuto in questa fase a Gianni Letta e pure a Fedele Confalonieri?

E’ tutto riassunto in un’interessante conversazione di Confalonieri con La Stampa. In quell’intervista Confalonieri consigliava al Cavaliere di tornare centrale nella vita politica italiana e di assumere un posizionamento completamente diverso rispetto a quello tenuto nei mesi precedenti. Direi che orientamenti del genere non possono che favorire il lavoro che attende Stefano.


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