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Chi ha capito cosa farà Stefano Parisi? Parla Raffaele Fitto

Trovo singolare anche solo ipotizzare che il leader possa essere calato dall’alto come vorrebbe qualcuno“. Raffaele Fitto non ha dubbi: a suo modo di vedere la ricostruzione del centrodestra non può che passare dallo svolgimento “di primarie vere, credibili, con le quali non solo scegliere il leader, ma anche aprire un grande dibattito sui contenuti“. Il fondatore dei Conservatori e Riformisti in questi giorni è a Cortina dove si sta svolgendo la scuola di formazione del suo partito: il primo passo – racconta a Formiche.net – verso la Convenzione Blu in programma il 5 e 6 novembre.

Quale deve essere l’impostazione del centrodestra? Quella lepenista di Salvini o quella liberal-popolare di Parisi?

Questa differenziazione interessa solo la classe dirigente. Le persone guardano ad altro: vogliono avere chiarezza sui contenuti che il centrodestra intende proporre. Il punto di partenza deve essere un’autocritica reale di ciò che abbiamo sbagliato quando siamo stati al governo: senza questo passaggio non comprenderemo mai il motivo per cui dieci milioni di italiani ci hanno abbandonato. E’ semplicistico dire lepenisti o moderati, non possiamo limitarci a discutere per slogan. Il nostro obiettivo è duplice: creare un’alternativa credibile a Renzi e darci una seria prospettiva di governo.

Perché ciò accada è però importante delineare quali forze politiche faranno del centrodestra. Il modello è quello delle amministrative di Milano, da Salvini ad Alfano?

I confini sono quelli dell’alternatività a Renzi e dell’impegno a favore del No al referendum costituzionale. Questo deve essere il punto di partenza.

Il Nuovo Centrodestra, però, oggi è stabilmente al governo con il Partito Democratico. Che si fa?

Mi risulta difficile pensare che chi è stato al governo con il Pd per quattro anni, alla fine della legislatura possa far parte del centrodestra per costruire un’alternativa a Renzi. Mi sembra che sia una contraddizione in termini.

Gli ultimi giorni sono stati caratterizzati dal rinnovato attivismo di Silvio Berlusconi con il quale – lo ricordiamo – lei ha avuto anche diversi scontri. Che ruolo immagina per il Cavaliere in questo centrodestra che deve rilanciarsi?

Ognuno gioca la sua partita: il centrodestra, però, deve avere la capacità di guardare non ai prossimi giorni e ai prossimi mesi, ma ai prossimi anni. Dallo svolgimento di primarie vere e aperte dal mio punto di vista non si può prescindere. Le decisioni sulla leadership – e non solo – non credo debbano essere prese nel chiuso di una stanza ad Arcore. Per carità, sarebbe una scelta legittima, ma priva – a mio avviso – di una qualunque prospettiva politica.

Che ne pensa di Stefano Parisi e del suo tentativo di rilanciare il centrodestra?

Vuole costruire un soggetto politico nuovo? Entrare in Forza Italia e cambiarla? Non saprei cosa rispondere: bisogna prima capire quale sia la sua mission. A me pare che ad oggi la questione sia stata ridimensionata a fatto interno a Forza Italia. Se il centrodestra si riorganizzerà con una partecipazione chiara e democratica, ognuno potrà giocare le sue carte. Ma non penso che qualcuno possa diventare leader semplicemente autoproclamandosi tale. Lo dico con il massimo rispetto per tutti.

Dall’altra parte c’è invece Matteo Salvini il cui modello lepenista, però, nel centrodestra non piace a molti. Sono visioni compatibili?

Ribadisco quale debba essere a mio avviso il nostro obiettivo: mettere insieme tutte le forze politiche che vogliono costruire un’alternativa credibile a Renzi. E poi bisogna tornare a discutere francamente e approfonditamente dei temi concreti, dalla politica estera alla politica economica. Gli accenti tra noi, certo, saranno diversi, ma un grande dibattito ha proprio la funzione di fare sintesi tra le diverse sensibilità.

Quali sono, invece, le prospettive dei Conservatori e Riformisti che lei ha fondato quando ha abbandonato Forza Italia?

Il 5 e il 6 novembre terremo la nostra Convenzione Blu: un’occasione di dibattito nella quale ci confronteremo sulla nostra idea di Italia. Un appuntamento al quale parteciperanno anche altre realtà.

Pensa sia giusto creare un contenitore politico più ampio nel quale Conservatori e Riformisti possa confluire oppure – dal suo punto di vista – va bene così?

E’ una scelta che faremo a tempo debito anche in considerazione della legge elettorale. In ogni caso vogliamo contribuire a costruire un’unità non di facciata ma reale, costruiti sui contenuti e che non si fondi su accordi di potere.

Ma se ci dovessero le primarie che lei tanto auspica, parteciperebbe in prima persona?

Questo lo vedremo, intanto impegniamoci affinché le primarie si svolgano davvero. Dobbiamo sederci tutti intorno allo stesso tavolo e scrivere regole condivise. In tal senso abbiamo anche presentato una proposta di legge in Parlamento. Ritengo sia più che prematuro fare considerazioni di carattere personale: ora è necessario ricostruire il nostro campo da gioco.

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