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Carabinieri, pronta la proroga di un anno per Tullio Del Sette

Il primo Consiglio dei ministri del nuovo anno, non si sa se prima o dopo l’Epifania, approverà quasi certamente la proroga di un anno al mandato del comandante dell’Arma dei Carabinieri, generale Tullio Del Sette. Una decisione che il governo ha già preso da alcune settimane, che era programmata nella riunione del Consiglio del 23 dicembre e che si è deciso di rinviare dopo che, il 22, il Fatto quotidiano ha pubblicato la notizia dell’iscrizione del generale nel registro degli indagati per favoreggiamento e rivelazione del segreto istruttorio nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti Consip. Con lui sono indagati il ministro dello Sport, Luca Lotti, e il comandante della Legione Toscana dell’Arma, generale Emanuele Saltalamacchia. Il fascicolo che li riguarda è stato trasferito dalla procura di Napoli, che indaga su episodi di corruzione, a quella di Roma. Il giorno successivo all’articolo, Del Sette si è presentato spontaneamente in procura a Roma e nella serata di quel 23 dicembre un comunicato dell’Arma precisava che il generale aveva chiarito “l’infondatezza delle notizie gravemente lesive della sua dignità di uomo e di servitore dello Stato pubblicate da un giornale con eclatanza”.

Non è un segreto che una notizia di quel genere alla vigilia di una proroga già decisa sia stata letta dal governo come un tentativo di influenzarne le scelte. Alla fine ha prevalso la tesi del rinvio e non quella della nomina seduta stante che poteva essere letta come “reazione”, non potendo dimostrare che si trattava di una scelta ponderata. Del Sette è comandante dal 16 gennaio 2015 e dunque il mandato biennale scadrà a metà di questo mese. Già capo di gabinetto del ministro della Difesa, Roberta Pinotti (primo carabiniere in quel ruolo), che l’ha voluto all’Arma e stimato in modo bipartisan essendo stato tra l’altro capo dell’ufficio legislativo del ministero della Difesa con governi di centrodestra e centrosinistra, Del Sette potrebbe indirettamente beneficiare del cambio a Palazzo Chigi tra Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Renzi, infatti, è sempre stato contrario alle proroghe e Del Sette, che nel prossimo maggio compirà 66 anni, sarebbe stato a rischio.

D’altra parte, nella scorsa primavera Renzi nominò il capo dei servizi segreti, Alessandro Pansa, e quello della Polizia, Franco Gabrielli, con un mandato brevissimo nonostante la delicatezza degli incarichi: appena due anni, quando i vertici della sicurezza nazionale dovrebbero operare con ben altro respiro. Per gli incarichi militari il periodo ritenuto più consono è quello di tre anni ai quali dunque arriverà Del Sette. Un dettaglio che dimostra come oggi, con un diverso presidente del Consiglio, le valutazioni siano collegiali. Anche se non avrebbe potuto rispondere diversamente, è utile ricordare che durante la conferenza stampa di fine anno il 29 dicembre Gentiloni, riguardo al coinvolgimento di Lotti e Del Sette nell’inchiesta Consip, ha detto che quelle iniziative giudiziarie “non impongono al governo di prendere decisioni, che a mio avviso sarebbero ingiuste e ingiustificate”.

La proroga di Del Sette lascia aperta la stessa possibilità per altri due alti ufficiali: il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, e quello dell’Esercito, Danilo Errico, entrambi di 63 anni, i cui incarichi scadono alla fine di febbraio. Come Formiche.net ha già scritto, Graziano vorrebbe diventare presidente del comitato militare della Nato, ruolo di prestigio già rivestito dall’Italia con gli ammiragli Guido Venturoni e Giampaolo Di Paola. L’attuale presidente, il ceco Petr Pavel, scadrà nel giugno 2018, ma fu nominato nel settembre 2014. Graziano, dunque, vorrebbe una proroga per arrivare verso la fine del 2017 in servizio e concorrere così a quella poltrona che prevede un mandato triennale e che certamente darebbe lustro all’Italia. Più lontana, invece, la scadenza del generale greco Mikhail Kostaracos dalla presidenza del comitato militare Ue: lascerà nel novembre 2018. Dunque, se il criterio sarà quello dei tre anni come periodo congruo, anche Errico e Graziano potrebbero allungare il comando e, in quest’ultimo caso, con un sottinteso interesse nazionale.

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