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Come e perché il Sole 24 Ore è in subbuglio

Di Pietro Di Michele e Niccolò Mazzarino

“SCIACALLO Squallido saccheggiatore di case e negozi abbandonati in conseguenza di calamità, anche losco sfruttatore della sventura altrui. Ne sto osservando un certo numero nella mia nuova professione ma sono sereno: normalmente fanno una pessima fine”. E’ quello che ha scritto ieri Franco Moscetti, amministratore delegato del gruppo Il Sole 24 Ore, voluto dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, per sostituire l’ex ad, Gabriele Del Torchio, entrato in rotta di collisione con i vertici confindustriali e del quotidiano dopo una serie di svalutazioni contabili e mosse organizzative che avevano fatto mormorare non poco la confederazione degli industriali. Il post a sorpresa di Moscetti e tutto da decrittare (chi è lo sciacallo?, un imprenditore interessato al Sole?) è stato pubblicato nel giorno in cui sono emerse novità giudiziarie (qui tutti i dettagli nell’articolo di ieri di Formiche.net) sui conti e sul precedente vertice del gruppo editoriale controllato dalla confederazione degli industriali e quotato in Borsa. Il tutto mentre entro la fine dei aprile l’azienda si accinge a varare un aumento di capitale che può arrivare fino a 100 milioni di euro viste le perdite registrate.

IL NODO DEL DIRETTORE

L’iscrizione nel registro degli indagati del direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, per false comunicazioni sociali relative – secondo l’accusa – a controverse vendite di copie digitali ha indotto la redazione del quotidiano a scioperare ad oltranza per ottenere le dimissioni di Napoletano o l’allontanamento da parte dell’editore, dopo che già l’assemblea del quotidiano a ottobre aveva sfiduciato il direttore. La votazione dell’assemblea del cdr tenuta ieri ha registrato 142 favorevoli, 4 contrari e 10 astenuti. Per i giornalisti, dunque, “è inammissibile che il giornale della finanza, dell’economia, del diritto, possa andare in edicola con la firma di un direttore indagato per un reato assai grave, in ipotesi commesso proprio durante la sua permanenza al Sole 24 Ore”, si legge nel comunicato finale che ha deciso lo sciopero ad oltranza. Secondo il Fatto Quotidiano, il presidente del Sole Giorgio Fossa e Moscetti sarebbero favorevoli all’uscita di Napoletano, mentre di recente Boccia – come sottolineato da Formiche.net – aveva ribadito la fiducia della confederazione nei confronti di Napoletano anche in incontri tenuti con alcune redazioni delle testate del Sole. Ieri Napoletano ha espresso “piena, totale e assoluta fiducia nella magistratura inquirente”. “Sono certo – ha aggiunto Napoletano – di poter dimostrare in tutte le sedi la piena linearità dei miei comportamenti che è quella di una vita”.

I RILIEVI DELLA PROCURA

Ma cosa dicono i magistrati? Nelle relazioni finanziarie 2015 sui conti del primo quotidiano economico d’Italia, non soltanto l’ex presidente della casa editrice Benito Benedini e l’ex amministratore delegato Donatella Treu, ma anche l’attuale direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano, nel suo ruolo di «amministratore di fatto sempre presente a tutti i cda (pur non essendone componente) e in grado di condizionarne fortemente i lavori e le scelte gestionali», ad avviso della Procura di Milano hanno «rappresentato la realtà economica della società» con notevole «scostamento dalla situazione effettiva»: consistente nell’aver «veicolato un messaggio largamente positivo su vendite crescenti e ricavi in aumento», quando invece «le tanto enfatizzate vendite sul digitale erano false, e una percentuale significativa delle copie cartacee andava dritta al macero». Da sottolineare che l’azione della magistratura si è avviata dopo alcuni esposti presentati anche alla Consob da parte dei comitati di redazione del quotidiano degli ultimi anni e del giornalista e azionista del Sole 24 Ore Nicola Borzi (qui alcuni degli articoli di Formiche.net di mesi fa in cui si è dato conto degli esposti).

L’AZIONE DELLE FIAMME GIALLE

Cosa è successo ieri? Il nucleo speciale di Polizia valutaria della Gdf ha eseguito ieri 4 decreti di perquisizione nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano sui conti del gruppo Sole 24 Ore. Inchiesta che al momento vede 10 persone indagate per false comunicazioni sociali e appropriazione indebita da circa 3 milioni di euro. Al centro dell’indagine una presunta fittizia sottoscrizione di decine di migliaia di abbonamenti digitali, secondo le ipotesi dei magistrati.

LE CONTESTAZIONI

Al direttore Roberto Napoletano, all’ex presidente Benito Benedini e all’ex amministratore delegato Donatella Treu, i pm di Milano contestano “in concorso tra loro” e “con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso” di avere rappresentato “fatti materiali non rispondenti al vero sulla situazione economica e in particolare sulla vendita cartacea e delle copie digitali e sui ricavi ad esse connessi”. I fatti contestati si riferiscono agli anni 2015 e 2016. Tra gli indagati anche Filippo Beltramini manager della società inglese ‘Di source’ che di cui il Sole 24 Ore era cliente e che gestiva un cospicuo pacchetto di abbonamenti digitali.

TUTTI I DETTAGLI E GLI INDAGATI

Scrive Luigi Ferrarella sul sito del Corriere della Sera: “Il “giallo” delle 109.500 copie digitali multiple, dichiarate nel marzo 2016 dalla casa editrice controllata da Confindustria ma poi sospettate d’essere “fantasma” e perciò tolte dal computo della diffusione dalla società Ads certificatrice delle vendite dei giornali, spinge la Procura di Milano a uscire allo scoperto dopo tre mesi di accertamenti e interrogatori di testimoni su due capitoli”. Nel primo dei due filoni, “che a valle ipotizza il reato di “false comunicazioni sociali” a causa dell’impatto della fittizietà di quelle copie multiple digitali sui conti reali del bilancio 2015”, sono indagati dal pm Gaetano Ruta l’attuale direttore del quotidiano di Confindustria, Roberto Napoletano, responsabile anche di Radio 24, dell’agenzia di stampa Radiocor e delle altre testate del gruppo editoriale; Benito Benedini, ex presidente della casa editrice durante la presidenza confindustriale di Giorgio Squinzi, nonché ex presidente di Fondazione Fiera Milano e di Assolombarda; e Donatella Treu, già amministratore delegato e direttore generale del gruppo editoriale quotato in Borsa.

IL SECONDO FILONE

Nel secondo filone, che scandaglia il rapporto tra il gruppo del Sole 24 Ore e la società inglese Di Source Limited (incaricata di raccogliere e attivare gli abbonamenti digitali) sono indagati – “per l’ipotesi di reato di “appropriazione indebita” (complessivamente sinora stimata in poco meno di 3 milioni di euro), aggiunge il Corriere della Sera – l’ex direttore dell’area digitale del gruppo Sole 24 Ore, Stefano Quintarelli, attuale deputato eletto nella lista Scelta Civica per l’Italia; l’ex direttore finanziario del gruppo editoriale, Massimo Arioli; l’ex direttore dell’area vendite, Alberto Biella; Filippo Beltramini, direttore di una società inglese (Fleet Street News Ltd) interamente controllata da Di Source Limited, e responsabile dei rapporti con i clienti italiani della Di Source; il commercialista Stefano Poretti; e il fratello del deputato ex montiano, l’imprenditore Giovanni Quintarelli.

COSA SCRIVONO I PM

Per i pm Fabio De Pasquale e Gaetano Ruta e per il Nucleo di Polizia valutaria della Finanza, «in realtà veniva fatta nessuna vendita a clienti terzi e nessuna attività di promozione del quotidiano, gli elenchi degli acquirenti erano fittizi, alcuni addirittura creati attraverso un algoritmo». Il saldo delle fatturazioni tra il 2013 e il 2016 è così sempre stato fonte di perdite per il Sole e di profitti per la Di Source, dove i quasi 3 milioni sarebbero stati divisi tra i soci di riferimento o amministratori di fatto della società inglese, in proprio o dietro schermo di altri soggetti, come dividendi o finte remunerazioni di prestazioni mai davvero rese a società aventi tutte sede presso il commercialista.

FALSE VENDITE?

Ecco quello che aggiunge Ferrarella del Corriere della Sera: “Negli atti posti a conoscenza degli indagati si accenna a «false vendite» anche «con le società Johnsons Holding e Edifreepress srl », il cui amministratore ha dichiarato non solo che «le copie non venivano acquistate dai clienti finali, e quindi destinate al macero, ma addirittura che fonti interne del Sole gli “suggerivano” quante copie ordinare in acquisto». Inoltre testi come l’ex amministratore Gabriele Del Torchio (che nel suo breve incarico ha disvelato perdite per 50 milioni), l’ex direttore finanziario Valentina Montanari e l’ex consigliere indipendente nel cda Nicolò Dubini, «hanno tutti messo in risalto gravi anomalie» nell’andamento economico, «e evidenziato i problemi di governance, la sovrapposizione di funzioni tra Benedini e Treu, il ruolo preponderante del direttore». Che, nell’esprimere «totale fiducia nella magistratura», si dice «certo di poter dimostrare in tutte le sedi la piena linearità dei miei comportamenti, che è quella di una vita». Ma intanto i giornalisti del Sole proclamano uno «sciopero a oltranza finché il direttore non lascerà la guida del giornale»”.

IL POST DI MINCUZZI

Ieri a provocare ulteriori tensioni all’interno del quotidiano c’è stato anche lo scoop di Giuseppe Oddo, giornalista per anni al Sole 24 Ore, che su Business Insider Italia ha svelato l’accordo prima sottoscritto e poi smantellato tra Napoletano e l’editore. Ha scritto ieri su Facebook il giornalista e sindacalista del Sole 24 Ore Angelo Mincuzzi: “Resta misteriosa la clausola scritta nel documento sulla buonuscita milionaria che gli era stata garantita dall’ex presidente Benito Benedini, indagato anche lui per false comunicazioni sociali. La clausola concedeva a Napoletano una indennità aggiuntiva (legata al suo stipendio di 750.000 euro all’anno) in caso di un cambio di azionariato del giornale. Ma nel febbraio 2015, quando presumibilmente il documento è stato firmato da Napoletano, non era nell’aria nessun cambiamento nell’azionariato del gruppo e la necessità di un aumento di capitale non era ufficialmente ancora all’orizzonte. O non era proprio così?”. E Borzi sempre su Facebook ha commentato: “Mentre eravamo in crisi e in contratto di solidarietà, “lorsignori” firmavano questo documento garantendosi altri milioni di buonuscita “in deroga a qualsivoglia disposizione di legge o del contratto nazionale di lavoro” e anche nel caso che cambiasse l’azionista di maggioranza. VERGOGNA!!!!!!”.



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