“In termini oggettivi, è la Lega il partito più trumpiano d’Italia“. Parola di Thomas D. Williams (qui un suo ritratto su Formiche.net firmato da Andrea Mainardi), corrispondente da Roma per il giornale online Breitbart News. La testata è stata diretta durante la lunga campagna elettorale americana dallo Steve Bannon, uno degli uomini più vicini al presidente americano Donald Trump. Bannon nel 2014 spedì in Italia Williams, un ex prete dai toni concilianti, ma dalle convinzioni radicate.
L’APPUNTAMENTO (E LE FOTO)
Ieri Williams era alla Camera dei Deputati in occasione di un dibattito sulla post-verità organizzato dal Centro studi politici e strategici Machiavelli, cui hanno partecipato, anche, il caporedattore del Foglio Piero Vietti e il deputato del Carroccio Guglielmo Picchi. Con loro – ad animare la discussione – c’erano anche Dario Citati e Daniele Scalea del Centro studi, mentre in platea erano presenti altri leghisti tra cui il parlamentare di lungo corso Giancarlo Giorgetti.
LA SIMPATIA CONTRACCAMBIATA
Una sintonia che Williams ha confermato a Formiche.net. “Per il suo posizionamento politico la Lega è il partito più trumpiano“, ha commentato il corrispondente in Italia di Breitbart, che poi ha indicato quali sono gli elementi in comune tra la forza politica di Matteo Salvini e The Donald: “Sull’immigrazione la pensano allo stesso modo. E anche sul nazionalismo: Trump crede nella forza delle nazioni e nel concetto di sovranità. Non vuole la fine dell’Unione europea, ma pensa che debba essere molto meno invasiva“. E poi ancora l’euroscetticismo, alla cui corrente di pensiero lo stesso presidente degli Stati Uniti può ascriversi. Un aspetto, quest’ultimo, “che lo avvicina anche al MoVimento 5 Stelle, con il quale però rimangono alcune differenze, soprattutto a proposito dell’emergenza migranti“.
TRUMP, RENZI E L’ITALIA
E le relazioni tra il nostro Paese e gli Stati Uniti? “Sono ottimista, Trump ama l’Italia“, ha commentato Williams, che ha ricordato la visita di Paolo Gentiloni alla Casa Bianca in programma il prossimo 20 aprile: “E’ diffidente nei confronti dell’Unione europea come struttura, ma favorevole a stringere accordi bilaterali con i singoli Paesi“. Sarà il primo incontro ufficiale tra il nuovo presidente Usa e il premier italiano: un appuntamento che arriva a più di sei mesi di distanza dalla precedente visita del nostro presidente del Consiglio a Washington. A ottobre scorso Matteo Renzi fu accolto in pompa magna da Obama (qui il foto-racconto di Formiche.net) e si schierò apertamente a favore di Hillary Clinton nella corsa elettorale americana. Un endorsement che – ad avviso di Williams – non inciderà più di tanto sui rapporti con Gentiloni: “La questione, al massimo, potrebbe essere personale, ma dubito che si estenderà all’attuale premier, nonostante sia vicinissimo a Renzi e provenga dallo stesso partito“. In ogni caso – assicura il corrispondente di Breitbart – “il rapporto non sarà come quello con Angela Merkel“.
TRUMP VS MERKEL
In questo caso – afferma Williams – sì che “esiste una questione personale tra i due“: “Tra i due c’è davvero freddezza. Trump è convinto che Merkel abbia abusato del suo ruolo di guida in Europa e che abbia commesso diversi errori, a partire dalle politiche messe in campo per fronteggiare l’emergenza migranti“.
TRUMP E LA RUSSIA
Di tutt’altro tenore – come noto – le relazioni con la Russia di Vladimir Putin: “Certamente si sta dimostrando più aperto di Obama, che nei suoi 8 anni aveva in pratica azzerato i rapporti“. Una scelta che, però non deve essere interpretata come sintonia totale e, ovviamente, neppure come sudditanza: “Trump è tutto tranne che un ingenuo, non è che ammiri tutto ciò che Putin rappresenta. Il suo è un approccio realista: è consapevole che c’è la possibilità e la convenienza a lavorare insieme. Ma non è, e non sarà mai, lo zerbino della Russia“.
LA QUESTIONE AMBIENTALE
Nel corso del dibattito arriva la notizia che il gigante a stelle strisce dell’energia Exxon Mobil – il cui ex presidente Rex Tillerson ricopre ora il ruolo di segretario di Stato – ha caldamente invitato Trump a rispettare i tanti discussi accordi di Parigi del 2015. Una sollecitazione che, secondo Williams, non farà però cambiare idea al presidente Usa: “Rimango convinto che il presidente farà quanto possibile per ritirarsi da COP 21“. Un’opinione, ad esempio, non condivisa da Richard L. Morningstar il quale solo qualche settimana fa – in un dibattito al Centro Studi Americani di Roma (qui l’articolo, qui la video-intervista e qui la foto gallery firmata Umberto Pizzi) – si era detto convinto che Trump non avrebbe denunciato gli accordi ma che, al più, li avrebbe ignorati. “Penso ancora che cercherà di ritirarsi“, ha invece commentato Williams: “Questa è stata la sua posizione dall’inizio e fino a questo momento si è sempre impegnato a rispettare ciò che aveva promesso. Visto che l’uscita da COP 21 è stata parte della sua campagna, mi risulterebbe strano che non si muovesse in questa direzione“.
TRUMP E LE FAKE NEWS
E le tanto discusse fake news di cui Trump è accusato di essersi avvalso per avere la meglio su Hillary Clinton? “Una campagna elettorale è molto complessa ed è determinata da una pluralità di elementi: ci sono state sicuramente fake news, ma da una parte e dall’altra. Non penso assolutamente che sia stato decisivo. Il problema a mio avviso è un altro: chi ha perso le elezioni – compresi i giornali cosiddetti liberal – non vuole accettare che il popolo abbia espresso con nettezza una posizione diversa“. D’altronde – ha concluso Williams – “fake news, in fondo, è un’espressione che – applicata alla politica – vuol dire propaganda. E l’hanno sempre fatta tutti i partiti, di qualsiasi orientamento“.