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Chi si gasa con il Turkstream?

mediterraneo daghestan, Russia, Putin

Mentre la politica da prima pagina ha un nuovo protagonista, il dittatore nord coreano, quella del gas continua con gli attori di sempre. Però cambia continuamente la scenografia. Abbiamo passato gli ultimi 6 mesi a seguire le pipeline che dal permafrost della Siberia si diramano verso ovest e verso sud: insomma abbiamo seguito i tubi per non rischiare di non capirci un tubo. Abbiamo sostenuto i perché della decisione di mettere in ghiaccio il North Stream2 sia stato messo in ghiaccio e siamo contenti di averlo fatto, perché la nostra serie “House of gas” di qui partirà per raccontare, dopo le elezioni tedesche del 24 settembre, la sete di energia dell’economia di “Merkeland”. E i bookmakers un’Angela protagonista, seppur paziente, continuano a darla alla pari.

Allo stesso modo non abbiamo smesso di seguire la “narrazione” che ha come protagonisti una nave gigantesca, la “Pioneering Spirit”, un canale di documentari e un’opera immane, il Turkstream.

Ci pareva di essere lì il 23 giugno scorso, quando il presidente russo Vladimir Putin ha visitato il colosso dei mari, con il passo marziale di quando passa in rassegna l’equipaggio schierato di un classe Sovremenny.

E ci pareva quasi di sentirlo esigere che la fase operativa della realizzazione del Turkstream proceda nei tempi definiti. Putin del resto manifesta sempre, oltre a una visione geopolitica, economica ed organizzativa globale, anche una sensibilità mediatica spiccata. Un esempio? Il concerto allestito all’anfiteatro di Palmira, dopo la liberazione dall’Isis, con l’orchestra sinfonica del teatro Mariinsky diretta dal maestro Valery Gergiev.

Quindi non ci stupiamo della rapidità con cui la nave “Audacia”, l’altro “mammut dei mari” della Allseas, ha iniziato a posare 25 km di tubi, per entrambe le 2 condotte cementate (linea 1 e 2), nelle acque basse costiere.

La morale è che mentre a nord si dibatte, a sud, quasi in silenzio, con Turkstream si costruisce il futuro. Se i lavori proseguiranno a questo ritmo, entro febbraio 2018 il gasdotto sarà completato. Finora sono stati posati oltre 220 chilometri di sealine dei 910 previsti e le rese operative sono in progressivo aumento al punto da far sembrare vicino l’obbiettivo di 4,5 km al giorno, che appunto è il ‘ritmo di posa’ che permetterebbe fra pochi di mesi di avere una pipeline funzionante. A quel punto dalle due linee passerebbero circa 15 miliardi e 750 milioni di metri cubi di gas l’anno.

Insomma abbiamo snocciolato in diverse puntate della nostra saga dei gasdotti (qui e qui, per fare un esempio) i diversi benefici del Turkstream per l’Europa meridionale e sudorientale.

Soprattutto risponde subito alle esigenze della Turchia, perché il Turkstream porterà attraverso il Mar Nero il gas a Istanbul dove potrà soddisfare la crescita industriale interna e l’export, saldandosi al Tap – che è parte del corridoio sud del gas, uno dei progetti energetici prioritari per l’Unione europea – il metanodotto che convoglia il gas dall’Azerbaigian in Turchia, Grecia, Albania e Italia. Grazie al breve tratto di territorio turco attraversato la compagnia petrolifera turca Botas diventerà il vettore del Turkstream che trasporta il gas consentendo di sfuggire alle regole in vigore nei confronti delle esportazioni europee del colosso energetico russo. Questo è l’escamotage trovato. Quale sarà invece quello per la realizzazione del North Stream2? Perché house of gas crede che i due vettori a nord e a sud non siano in competizione. Il motivo semplice è che ci hanno insegnato che nel caso del gas il trasporto supera il 50% di quel prezzo (al netto delle tasse) eccedendo di gran lunga il valore stesso della materia prima.

La possibile partecipazione di Gazprom alle rotte previste per fornire gas all’Europa meridionale, tra cui Trans Adriatic Pipeline, è stata confermata dalla stessa Tap per bocca del responsabile delle comunicazioni Lisa Givet, nel rispetto della propria natura di operatore di trasmissione indipendente operante in conformità alla terza direttiva Ue.

Tutto semplice allora? Niente affatto perché il 2 agosto il presidente Trump ha firmato la legge denominata “Countering America’s Adversary Through Sanctions Act”, che ha aperto un nuovo fronte sulle forniture di gas naturale al vecchio continente ampliando le proprie sanzioni in ambito energetico contro la Russia. Tanto da far titolare tanti osservatori come la “battaglia d’Europa”.

E l’Italia? Intanto una buona notizia dal nord. Se il NS2 verrà realizzato, la Saipem di Stefano Cao ha il contratto in mano per la posa dell’ultimo tratto della pipeline che attraversa il Baltico e dell’approdo a terra a Greinswald in Germania. Una notizia che nonostante rimanga aperto l’arbitrato davanti alla Camera di Commercio di Parigi per la soppressione del South Stream, sembrerebbe un auspicato segnale distensivo con Gazprom. Per il resto, siamo in attesa delle elezioni. Come sempre.

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