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Perché la Cina manda ispettori nelle sue banche

A pochi giorni dal declassamento di Fitch, il governo sguinzaglia decine di funzionari mandati a indagare sulla gestione degli istituti, anche per capire se stiano sostenendo il comparto immobiliare a suon di prestiti

Il governo di Xi Jinping sogna una crescita del 5% che forse non arriverà mai. Sono passati solo tre giorni da quando Ficth ha declassato l’outlook cinese da stabile a negativo e qualcuno deve aver avuto una crisi di nervi dentro il partito. Al punto da aver ordinato ispezioni approfondite presso le principali istituzioni finanziarie cinesi, il grosso delle quali controllate dal partito stesso.

E così da Pechino sono partiti plotoni di ispettori per mettere il naso negli uffici di tutti i principali regolatori economici e finanziari, nonché nelle quattro grandi banche statali. Proprio quelle su cui il partito esercita un controllo quasi assoluto. O meglio dovrebbe. I 34 obiettivi delle ispezioni disciplinari includono la banca centrale cinese, i suoi regolatori bancari, dei titoli e dei cambi, il massimo pianificatore economico e il ministero delle Finanze.

Apriranno le loro porte agli ufficiali di Pechino anche le cinque maggiori banche statali cinesi, ovvero la Industrial and Commercial Bank of China, la Agricultural Bank of China, la Bank of China, la China Construction Bank e la Bank of Communications, due colossi assicurativi statali e la Export-Import Bank of China. Ma perché tutto questo?

Si tratta delle prime ispezioni da quando il presidente Xi Jinping ha affermato che la difesa della Cina dai rischi finanziari è il “tema eterno” per Pechino. Ma soprattutto il governo vuole capire se effettivamente le grandi banche cinesi hanno ricominciato a concedere prestiti al settore immobiliare, così come espressamente chiesto dal partito nelle scorse settimane. Non certo un attestato di fiducia verso le proprie banche.

Quasi sicuramente c’è di mezzo il downgrade di Fitch. Per la quale il governo di Pechino rischia di accumulare debito nel tentativo di far uscire l’economia da un rallentamento che continua da molti mesi, a causa soprattutto della crisi dell’immobiliare. Il giudizio è impietoso. “La revisione dell’outlook riflette i crescenti rischi per le finanze pubbliche cinesi, in quanto il Paese si trova ad affrontare prospettive economiche più incerte. È sempre più probabile che la politica fiscale svolga un ruolo importante nel sostenere la crescita nei prossimi anni, il che potrebbe mantenere il debito su una costante tendenza al rialzo”. Proprio quello che Xi non ha capito. Continuare a elargire prestiti alle aziende decotte del mattone aumenterà solo i debiti delle banche.

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