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Con Meloni e Fitto la destra italiana al governo dell’Europa. Scrive Tatarella

Entrambi Meloni e Fitto possono rappresentare il perno di una maggioranza parlamentare, frutto di nuova alleanza di centrodestra in Europa tra popolari e conservatori, tassello fondamentale per consolidare il governo di centrodestra in Italia. L’opinione di Fabrizio Tatarella, vice presidente Fondazione Tatarella

Raffaele Fitto vicepresidente esecutivo della Commissione europea con delega alla coesione e alle riforme è un fondamentale riconoscimento per l’Italia e per il suo ritrovato ruolo di protagonista in Europa.

Questa scelta, indicata da un governo di destra e da un premier che viene dalla destra politica di Alleanza Nazionale, è il massimo traguardo storico della destra italiana. Sarà felice Pinuccio Tatarella che ha lavorato una vita intera per una destra di governo in Italia e in Europa e che già nel 1998, dopo aver portato nel ’94 per la prima volta la destra al governo dell’Italia, nel corso di una manifestazione, poco prima di lasciarci, disse alla nostra classe dirigente che «in Europa come in Italia c’era bisogno, per governare Maastricht, di un centro collegato alla destra democratica e modernizzatrice».

Per questo le recenti elezioni europee hanno rappresentato per Giorgia Meloni e la destra italiana il vero traguardo di un percorso lungo e difficile che porta alla definitiva legittimazione internazionale della destra italiana.

La storia della destra italiana, dalla sua nascita ad oggi, è stata caratterizzata da profondi mutamenti, scissioni, trasformazioni, confluenze, rinascite, che ne hanno rinnovato l’identità e che al contempo si sono dimostrati in grado di mantenerla ancorata a quei valori e a quei “principi permanenti”, per dirla con Giuseppe Prezzolini, padre del conservatorismo italiano, che ne hanno fatto un elemento costante nel panorama partitico e politico della nostra Repubblica.

Uno dei tratti più evidenti della continuità politica dal Msi ad An sino a Fratelli d’Italia consiste proprio nella determinata convinzione della vocazione europeista dell’Italia.

Non esiste nella storia della destra al Parlamento Europeo – sia quando il Msi era nell’irrilevante gruppo dei Non iscritti, privi di qualsiasi forma di agibilità politica nel contesto europeo, sia quando An fondò l’Unione per l’Europa delle Nazioni, o quando confluì nel Partito Popolare Europeo, in seguito alla confluenza del Pdl – un solo intervento dal quale è possibile dedurre posizioni antieuropeiste.

La destra italiana è sempre stata coerente con la scelta fatta sin dal 1957 dall’allora Movimento Sociale Italiano che in Parlamento votò a favore della ratifica dei trattati di Roma, con i quali si diede vita alla Comunità economica europea e all’Euratom.

La designazione di Raffaele Fitto che porta la destra al governo delle istituzioni comunitarie, per uno strano gioco del destino, arriva esattamente a trent’anni da quando Pinuccio Tatarella, nonostante la vittoria democratica alle politiche del centrodestra del 1994, fu costretto a subire, proprio in Europa, una grave umiliazione.

Il ministro belga Elio Di Rupo, infatti, in occasione di un vertice europeo, si rifiutò platealmente di stringere la mano al vicepresidente del Consiglio italiano, perché fascista, negando agibilità politica alla destra italiana in Europa.

Trent’anni dopo quella pagina offensiva contro la destra politica italiana, Giorgia Meloni, una giovane italiana erede di quella storia politica, e Raffaele Fitto, perfetti interpreti della visione politica  tatarelliana che vuole in Italia centro e destra alleati e in Europa conservatori e popolari alternativi, in un bipolarismo europeo, alla sinistra socialista, dimostrano che le polemiche sull’isolamento internazionale dell’Italia sono definitivamente superate come la polemica sul fascismo.

Vedere oggi la destra italiana protagonista di un nuovo assetto istituzionale dell’Europa del futuro, letteralmente impensabile ed inimmaginabile in quel lontano 1994, è per Giorgia Meloni una vittoria politica indiscutibile e contestuale fine delle pretestuose polemiche sull’europeismo della destra italiana.

Nella scorsa legislatura europea l’elezione a presidente del Parlamento europeo di Metsola, recentemente confermata, col voto significativo del gruppo dei conservatori guidato proprio Raffaele Fitto, rappresentava solo il primo passo di una lunga strategia per saldare i rapporti tra conservatori (Ecr) e popolari (Ppe).

Un dato è incontrovertibile: da oggi l’Europa immaginata dai socialisti europei, un campo largo che parte dalla sinistra estrema per arrivare ai popolari al fine di emarginare la destra conservatrice, non esiste più.

E non poteva essere altrimenti. Fratelli d’Italia è una delle delegazioni parlamentari più numerose in seno al PE, per questo era impensabile non considerare il suo peso politico, quello del gruppo a cui fa riferimento (Ecr) e soprattutto il ruolo dell’Italia, paese fondatore dell’Unione europea.

La Meloni e Fitto possono rappresentare il perno di una maggioranza parlamentare, frutto di nuova alleanza di centrodestra in Europa tra popolari e conservatori, tassello fondamentale per consolidare il governo di centrodestra in Italia.

Per la prima volta in assoluto nella sua storia la destra italiana è al governo dell’Europa, nel segno di Giorgia Meloni e nel ricordo di Pinuccio Tatarella che per primo ha immaginato la destra al governo dell’Italia e dell’Europa. Un sogno che con Raffale Fitto commissario europeo diventa finalmente realtà.



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