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Ecco le canzoni pro Isis che scalano le classifiche occidentali

Continua l’ascesa del brano “Allahu Akbar” (Allah è grande) nella classifica musicale di Spotify. La canzone, presumibilmente composta da un simpatizzante dello Stato islamico, è arrivata al primo posto nel Regno Unito e al quinto nel mondo nella chart dell’applicazione del sito di musica in streaming.

Secondo un esperto musicale intervistato dal quotidiano britannico The Sun, la hit ha tutte le caratteristiche per essere catalogata come un fenomeno satirico. Inoltre non promuove né odio né violenza: “Sembra essere condivisa da molti che vogliono scherzare e questo ne ha aumentato la popolarità negli ultimi mesi”. La classifica di Spotify si basa sul numero di ascolti e condivisioni online.

“Allahu Akbar” è stata anche la frase che hanno pronunciato i jihadisti prima di sparare nel teatro Bataclan di Parigi il 13 novembre al concerto degli Eagles of Death Metal (qui chi sono e cosa pensano i componenti della band).

CANZONI IN CLASSIFICA

Un’altra canzone molto popolare in rete è quello che sembra l’inno ufficiale dell’Isis: “Ummati qad lah fayr” (Mia Ummah, è qui l’alba). L’interprete è Abu Yasser. Il singolo racconta la guerra santa, le gesta dei soldati di Allah e la vita all’interno del Califfato. Un’altra melodia collegata ai drappi neri è “Al-Maliki, la tua fine sarà domani”, una canzone di otto minuti con molte minacce contro il governo iracheno. “L’Islam durerà per sempre” e “l’Islam si è elevato” sono alcuni dei versi che esaltano gli omicidi compiuti dagli estremisti.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=7BCnIzs8ZJ4[/youtube]

L’ISLAM E LA MUSICA

La musica, racconta il film Timbuktú, è stata proibita durante l’occupazione di Ansar Dine. Molti strumenti musicali tipici come desintirs, tbels e qraqebs sono stati distrutti. Ma in realtà il Corano non vieta la musica. Anzi, favorisce ogni manifestazione artistica considerata bella. Ma l’interpretazione restrittiva delle scritture applicata dai jihadisti proibisce ogni forma di ballo e melodie. A differenza dei talebani e di Ansar Dine, l’Isis sfrutta le opportunità date dalla diffusione delle sue produzioni musicali. Come parte di questa strategia di propaganda mediatica, i jihadisti utilizzano i nasheed, canti con testi religiosi che fanno parte della cultura storica islamica.

LA MODA DEI NASHEED

I nasheed di carattere politico e ideologico sono nati alla fine degli anni ’60. Ma è stato Osama bin Laden negli anni ‘80 a promuoverli con Al Qaeda in alcuni video sulle guerre in Cecenia, Kashmir e Yemen. Le trasformazioni che i nasheed hanno subito nel corso del tempo li fanno assomigliare sempre di più alla musica pop occidentale. L’artista egiziano Mustafa Said, direttore della Fondazione per la Documentazione e la ricerca della musica araba in Libano, ha spiegato che “per la sua semplicità si tratta di una musica più vicina a quella di Lady Gaga che ai classici arabi”. L’uso degli strumenti elettronici è molto diffuso. Nei nasheed moderni si possono ascoltare rumori di cavalli, spade, esplosioni e raffiche di mitragliette.

STAR DI ISIS

In un articolo pubblicato nello speciale Parigi 13 novembre del Corriere della Sera, lo scrittore Emanuele Trevi si interroga sulla trasformazione di ragazzi a prima vista “normali”, che diventano kamikaze: “… Avviene una specie di salto invisibile, come una morte apparente che genera una nuova vita irriconoscibile, e il ragazzo che cantava rap ci guarda truce e demente, brandendo un mitra, lo sguardo ridotto a una fissità maniacale, come se un congegno fantascientifico fosse riuscito a espellere da lui ogni forma di coscienza e di empatia”.

Uno di questi ragazzi che dalla musica è passato al jihadismo è Ghalib Ahmed Ba’gaiti, aka Abu Hajar Al Hadrami. Nato a Mukalla (Yemen) nel 1986, dopo la fine del liceo ha voluto arruolarsi in un gruppo di giovani estremisti in Iraq vicini ad Al Qaeda. Quando è stato in prigione ha composto “Abki ya América” (Piange l’America). Oggi fa parte dell’Isis.

Un altro si chiama Abu Al-Zubayr, aka Maher Mush-Al. Nato nel 1990 in Arabia Saudita, era un cantante conosciuto della tv Al-Didayah. Ora vive a Raqqa, dove ha uno studio di registrazione, secondo le informazioni che circolano in rete. La sua hit più famosa è il nasheed: “Oh Stato islamico, hai illuminato la Terra”.

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