Dopo la strage di Parigi anche nei grandi giornali italiani si legge di tutto. Non solo la cronaca dei fatti ma anche la saggistica: su cosa è o non è l’islamismo, se c’è o non c’è un islamismo moderato, cosa sono e cosa non sono le periferie arabe delle grandi città europee, cos’è e cosa non è il Califfato, ecc. Si leggono cose interessanti o dozzinali ma pochi autori, anzi quasi nessuno, affrontano un tema essenziale per capire qual è e quale può essere l’orientamento del nostro Paese, lo spirito pubblico, di fronte a una situazione che certamente non si esaurisce con l’emergenza che stiamo vivendo in questi giorni (e non soltanto a Parigi ma anche a Roma, Londra, Mosca, Bruxelles).
Da 30 anni, o anche più, dalla politica italiana sono spariti i temi della politica estera, quei temi che coinvolgono i profondi mutamenti sociali, politici e culturali in tante parti del mondo. Non basta la chiacchiera sulla globalizzazione. E anche i grandi giornali, tranne qualche eccezione, hanno relegato spesso questi argomenti ai margini dei notiziari e dei dibattiti politico-culturali. A questo proposito, Il Sole 24 Ore ha pubblicato un articolo della brava Lina Palmerini che così inizia: “Gli attentati di Parigi visti da qui svelano un grande vuoto dei partiti italiani e una grande fragilità del nostro sistema: il semianalfabetismo sulla politica estera. Dalla Lega ai 5 Stelle, ora anche Forza Italia ma in parte anche nel Pd hanno ridotto il settore degli Esteri al rango di propaganda affidata a politici con curricula e una formazione culturale assai poco credibili”.
La giornalista Palmerini fa alcuni esempi esilaranti di come vengono affrontati questi temi e conclude con un ragionamento che voglio trascrivere perché a me pare dia il senso delle cose e che io condivido: “Tutto viene delegato agli esperti, ai docenti; di nuovo una grande delega della politica a chi non fa politica di mestiere. È anche questo impoverimento culturale e formativo a colpire perché ormai chi fa di professione il parlamentare o il dirigente di partito sembra non attrezzato culturalmente a dare risposte. Si è passati dalla stagione degli imprenditori a quella dei magistrati, poi dei professori e adesso dei prefetti. Le forze politiche non sono più in grado di esprimere competenze ma solo propaganda. Ma ora che il terrorismo diventa un punto nevralgico del consenso elettorale, come il taglio delle tasse o forse più, c’è la speranza che le questioni internazionali vengano rimesse dai partiti nel giusto livello. Com’era nella Prima Repubblica in cui gli Esteri erano una materia nobile per politici di rango”.
Questa ultima osservazione sulle questioni internazionali che stanno assumendo un rilievo tale da incidere sulle elezioni per essere messe all’ordine del giorno delle forze politiche, è una tragica osservazione che la dice tutta sulla qualità del personale che oggi, nel governo o nell’opposizione, ha in mano la politica italiana.
(post pubblicato sul profilo Facebook di Emanuele Macaluso)