Dov’è finito il pacifismo? Dov’è finito l’ambientalismo? E che cosa è diventato il multiculturalismo? Tre idee che dovevano cambiare il mondo, e che di certo hanno cambiato la sinistra, paiono ridotte in frantumi. Dopo il crollo del comunismo, per darsi una riverniciata di identità, la sinistra si è illusoriamente attaccata a queste tre credenze. Nobilissime nelle premesse ma che, declinate in modo ideologico e astruso dalla storia reale, hanno finito per trasformarsi in ferrovecchio. E nella prova che la sinistra è oggi, per molti aspetti, una piattaforma e una formazione politica lontana dalla realtà e quindi priva di ricette utilizzabili.
Primo. La sinistra era convinta che, finita l’Urss, avrebbe prevalso l’unilateralismo americano. E che le guerre sarebbero state, d’ora in poi, solo americane. Motivate da ragioni esclusivamente imperialiste: petrolio e controllo strategico del mondo. Agitare la “pace”, senza se e senza ma, aveva automaticamente un valore di sinistra e antimperialista. E’ accaduto il contrario. Gli Usa perdono potere e influenza, si ritirano dai teatri di guerra. E le motivazioni dei conflitti diventano non il petrolio o fattori materiali e imperialisti. Ma fattori sottovalutati e considerati in declino: la religione, la cultura, il costume, gli stili di vita. Nessuno, a sinistra, che non sia (e purtroppo ce ne sono ancora) un dissociato, ha oggi il coraggio di pronunciare quell’idiota inciso ” senza se e senza ma” rivolto alla guerra. Inservibile in un’epoca in cui ritorna la possibilità della guerra difensiva, della risposta inevitabile ad attacchi che ti vengono portati.
Secondo. Sta per riunirsi a Parigi la Conferenza mondiale sul clima. Assordante e raccapricciante il silenzio dello stanco e assonnato movimento ambientalista. Né una parola, né una proposta, né una richiesta. Silenzio. Dopo vent’anni di ricette ambientaliste ci troviamo con un mondo più inquinato e con in più maggiore disoccupazione e crescita lenta. Secondo la nuova religione identitaria della sinistra, quella dell’ambientalismo, avremmo dovuto mettere limiti allo sviluppo, alla crescita economica, all’industria. Al contrario il problema di oggi è come far riprendere lo sviluppo e la crescita che senza tassi “sostenuti” (altro che “sostenibili”) portano al dilagare della disoccupazione e dell’emarginazione giovanile: il cancro vero delle nostre società.
Terzo. Il multiculturalismo. Non si sta rivelando purtroppo efficace l’idea ingenua e irenica che la sinistra preconizzava: una convivenza pacifica e contaminante delle culture e dei costumi. Si rivela, invece, una cosa difficile e complessa. Integrazione, inclusione, accoglienza non possono essere ridotte a parole astratte, scagliate contro la nostra società e il nostro presunto egoismo. Così la sinistra vanno in collisione col senso comune e con l’opinione crescente nei nostri popoli: il multiculturalismo non deve diventare un compromesso con la nostra libertà, un declassamento dei nostri valori e dei nostri costumi e un cambiamento dei nostri stili di vita. La difesa culturale della nostra identità democratica, libertaria e della modernizzazione che l’ha prodotta, è un’esigenza altrettanto essenziale dell’accoglienza.
Il povero Samuel Phillips Huntington, lo scienziato politico più citato e meno letto, ridotto a caricatura per la tesi che gli viene attribuita di un invito al “clash of civilitation“, non preconizzava affatto lo “scontro di civiltà”. Lo fotografava, lo prevedeva e lo temeva. Chi sostiene che esso è un programma dell’Occidente, è un idiota. Che mente sapendo di mentire. L’Occidente subisce il clash delle civilizzazione. È una guerra ed è la più imprevista, lontana ed estranea all’essenza dei nostri costumi, delle nostre convinzioni, paciose abitudini, adattamento al benessere, al quieto vivere, alla tolleranza. L’Occidente non vuole guerreggiare. Perché ci interessa di più, giustamente, continuare la comodità del nostro modello di vita. Che non ha eguali. Ma la guerra ce la fanno. La civiltà ce la contestano. Dall’esterno. E se chiudiamo gli occhi e non percepiamo questa novità, se non ci disponiamo, oltre che a parlare di mezzi militari di difesa, anche a una difesa culturale dei valori, lo scontro di civiltà cambierà la nostra vita. Se non vuole morire, la sinistra deve riscrivere il suo dizionario di valori e il suo libro delle ricette. Passare da Sinistra a Centrosinistra sarebbe già un buon inizio.
(Fonte foto: Flickr)