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Gli italiani e le stragi di Parigi. Report Lorien

migranti

Si definisce resilienza la capacità (di un organismo, ma anche di un sistema o di un soggetto sociale) di adattarsi e modificarsi in seguito ad uno shock. Oggi l’Europa, colpita al cuore negli attentati di Parigi deve trovare la strada per reagire senza perdere sé stessa.

Lorien Consulting ha condotto una nuova rilevazione dell’Osservatorio socio-politico in seguito agli attentati di Parigi, abbiamo deciso di attendere qualche giorno affinché si consolidassero le informazioni e le opinioni tra i cittadini italiani evitando di intervistare le persone nel pieno del flusso di notizie da Parigi.

Paura, tristezza, rabbia, terrore.Questi fatti hanno, ovviamente, catalizzato l’attenzione ed il sentimento della maggioranza degli italiani. Lo stato d’animo collettivo che prevale sulla situazione del Paese è di aumentata incertezza e rabbia, cresce anche il senso di paura rispetto ad un anno fa. Quando abbiamo chiesto agli italiani di descrivere i sentimenti prevalenti sulle vicende questo è il quadro che ne è emerso:
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Le responsabilità

L’attribuzione delle responsabilità sono variegate e molteplici, sembra prevalere in modo drammatico (per ben il 46% degli italiani) il tema della eccessiva tolleranza verso il proselitismo dei gruppi dell’estremismo islamico .

Ovviamente gli errori della comunità internazionale nel gestire le crisi dei paesi del nord-africa allo scoppio delle primavere arabe e le responsabilità degli Stati Uniti nel gestire prima la questione irachena e poi quella siriana sono anch’esse fortemente sentite. E’ alquanto negativo, infatti, il giudizio sull’operato di USA e Russia nella vicenda; mentre gli italiani, almeno in questo caso, sono decisamente più indulgenti proprio verso le responsabilità dell’Unione Europea.

In ogni caso, secondo il 16%, si è anche manifestata l’inadeguatezza dei servizi di intelligence europei a questo tipo di guerra terroristica globale.
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Sicurezza o libertà?

Il dibattito di questi giorni si è poi fortemente incardinato sul difficile rapporto tra sicurezza e libertà. Quanto siamo disposti a rinunciare delle nostre libertà per difenderci dalla possibilità di attacchi così spaventosi? E soprattutto, è giusto rinunciare proprio a quei valori di libertà che rappresentano il simbolo stesso di ciò che l’ISIS vuole colpire con queste azioni di terrore?

Fatalmente l’indice che periodicamente misuriamo del rapporto fra il bisogno di sicurezza e diponibilità a perdere pezzi di libertà collettiva ed individuale si è impennato proprio in questa direzione. E’ impressionante, ma comprensibile, un saldo così negativo in un solo mese che è culminato nella paura e (proprio in questi giorni) anche in episodi di psicosi collettiva.

Sospesi tra reazione immediata e una lenta resilienza

Il Governo Renzi e il Mistero/Ministro Alfano, tutto sommato ne escono bene, al momento l’Italia si sente ancora (parzialmente) al sicuro. Tuttavia, dopo fatti di tale portata, inevitabilmente ci si aspetta una potente influenza anche sulle scelte di politica interna e, nell’immediato, azioni efficaci: espulsioni dei sospettati, innalzamento dei controlli alle frontiere, maggiore collaborazione tra le forze di polizia dei vari Paesi.

Al momento però le ipotesi di un intervento militare in Siria sono decisamente osteggiate da parte degli italiani: solo il 5% auspica un intervento militare diretto e anche accanto ad una coalizione internazionale l’idea non prende piede (10%).

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Certo l’indice di gradimento del Governo e, soprattutto, della fiducia nel futuro subiscono un inevitabile, quanto prevedibile, tracollo.

L’Orientamento politico

Inevitabilmente, quasi tutti gli indicatori dello stato di salute delle varie formazioni tendono ad oscillare verso il basso. Anche la Lega o le altre forze politiche che nell’immediato hanno espresso posizioni radicali su sicurezza e immigrazione, non sembrano avvantaggiarsene particolarmente.

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