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Cosa fare contro Isis

Liberté, Egalité, Fraternité. Sono tre parole che hanno fatto la Francia e la democrazia mondiale dopo una rivoluzione non meno caotica, violenta ed inizialmente deludente come quelle arabe di ieri.

Questi sono i fondamentali che i politici francesi e noi tutti dobbiamo tenere a mente, perché le nostre democrazie sono sotto attacchi multipli e simultanei (ingerenze economiche, aumento delle tendenze autoritarie, crimine organizzato, corruzione).

Il terrorismo di per sé è una forma debole di uso politico della violenza: molto raramente raggiunge i suoi scopi e solo dopo campagne prolungate, basti pensare al fallimento sostanziale dell’Eta in Spagna, alla fine dell’Ira nella sua stragrande maggioranza in Irlanda del Nord o agli stalli infiniti del Pkk o delle formazioni terroriste palestinesi.

Contrariamente alla vulgata lo scopo del terrorismo non è di terrorizzare, ma d’influenzare le élite di governo. È come in una mossa di judo, riesce se l’altro la fa riuscire.

Il vero moltiplicatore di forze del terrorismo è dato da decisioni politiche errate, spesso compiute sotto la pressione di emozioni mal governate e di meschine tattiche politiche apparentemente dettate dai sondaggi. Il terrorismo ha un successo relativo quando polarizza le società, limita le libertà, semina il sospetto e mina i fondamentali della vera democrazia.

Dawla (loro in arabo si chiamano lo Stato e noi per loro siamo l’antistato, altrimenti Daesh/Isis) è una vera sfida politica e di sicurezza, ma non la si vince solo con armi, tecnologia ed operatori. La giusta risposta politica dipende da noi per disinnescare i piani disperati e crudeli dei jihadisti. Let’s stay human and don’t loose your head.

P.S. Parigi è purtroppo il secondo attentato più grave in Europa dopo Madrid Atocha (200 morti).


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