Va di moda oggi dire che se si fosse ascoltato il governo italiano quando diceva che bisognava coinvolgere l’Iran e la Russia (quest’ultima anche con il patetico entusiastico supporto di Silvio Berlusconi che voleva Vladimir Putin come docente della sua Università della Libertà) oggi la situazione sarebbe diversa.
Non so se siamo di fonte a malafede o ignoranza. Allearsi con Putin – facendo finta di niente nel momento in cui Mosca esercitava la massima pressione contro gli interessi e i valori occidentali, occupando la Crimea, facendo abbattere aerei dai suoi ribelli in Ucraina, costituendo protettorati in quest’ultima nazione, minacciando Georgia, Paesi baltici e chiunque fosse a tiro, foraggiando Bashar al-Assad nello sterminare indiscriminatamente, non solo l’Isis (anzi, contro di loro ha fatto poco) – non aveva senso.
E – perlomeno fino alla firma preliminare del trattato sulla proliferazione nucleare con l’Iran (documento pieno di buchi), che finanzia Hezbollah, milizie scite in Iraq, cerca di rovesciare i governi di Yemen e Bahrein (per carità non stinchi di santo, ma nemmeno i loro oppositori) e che ufficialmente dichiara gli Usa “Grande Satana” – che senso aveva far combutta?
Barack Obama è “naive” o peggio un furbetto, con una non chiara visione di cosa rappresenti l’Occidente e ha fatto il minimo sindacale richiesto dalla situazione (troppo poco, secondo certi punti di vista). Ora che i barbari sono alle porte, Putin mostra meno bellicosità in Ucraina e sembra disposto a trattare su Assad, mentre in Iran c’è una fazione “moderata” più credibile. Andando coi piedi di piombo si può e si deve cercare di trovare soluzioni condivise o almeno non ostacolarsi troppo a vicenda.
Ma che il povero Gianni Pittella affermi che è colpa di George W. Bush (ah sì?, pensavo addirittura di Richard Nixon!) e che lui lo diceva che bisognava allearsi con iraniani e russi, è risibile.