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Un paio di ipocrisie su Isis e Intifada dei coltelli

attentato

E’ stato fatto osservare che, nel rievocare le tappe insanguinate dell’escalation del terrorismo fondamentalista in Europa, di solito passano in secondo piano (che se riguardassero un conteggio a parte) gli attentati contro cittadini appartenenti alle comunità ebraiche e le loro istituzioni. Basti pensare che, da noi, il caso dell’accoltellamento di Nahatan Graff, a Milano, non solo è scomparso dai quotidiani, ma non viene neppure annoverato nel medesimo contesto che, di lì a poche ore, determinò la carneficina di Parigi. Si direbbe quasi che – al di là dei gesti, spesso rituali, di solidarietà – l’opinione pubblica sia orientata a ‘’farsi una ragione’’ se ‘’tocca’’ ad un ebreo, come se, in quella circostanza, una spiegazione (la stessa che non si ritrova nell’azione di un commando che spara contro gli avventori di un ristorante) ci sia, ancorché vile e deprecabile. A pensarci bene, c’è un filo rosso – seppur esile – che lega un siffatto atteggiamento con quello che – in altri sciagurati tempi – indusse ad accettare supinamente la messa al bando e la deportazione degli ebrei nei campi di sterminio.

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Perché in Europa nessuno intona la Marsigliese per commemorare le vittime israeliane della Intifada dei coltelli?

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“Chiunque fosse preso per una qualche fondata ragione o per puro caso nell’ingranaggio del terrore era perso quasi senza eccezione’’. Così scrivono Elena Aga-Rossi e Victor Zaslavsky nel saggio ‘’Togliatti e Stalin: il Pci e la politica estera staliniana negli archivi di Mosca’’ ( Il Mulino 1997). Gli autori si riferiscono al terrore staliniano della seconda metà degli anni ’30 del secolo scorso. Lungi da me l’idea di fare dei paragoni a sproposito, ma quelle poche righe mi ricordano il ‘’terrore’’ mediatico-giudiziario operante, adesso, in Italia. Certo le sue vittime non finiscono davanti ai plotoni di esecuzione o nei Gulag. Per loro c’è soltanto la morte civile.

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La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi (e di altre 30 persone) con l’accusa di corruzione in atti giudiziari: una coda della vicenda Ruby Rubacuori. Ho contato, sulle
agenzie, ben 23 dichiarazioni di solidarietà di altrettanti esponenti di Forza Italia. Mi sono domandato: non sarebbe stato meglio rilasciarne una sola con le firme in calce, come nei necrologi?

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Gli ospiti della Casa di riposo di Cesano Boscone chiedono con insistenza agli assistenti quando ritorna Silvio.

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