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La lezione di Quarto (non solo per Grillo e Casaleggio)

grillo e casaleggio

Le polemiche nate al comune di Quarto nel napoletano continuano. Non è il caso di esprimere giudizi morali nei confronti della signora Rosa Capuozzo, sindaco del paese, al centro di infuocati attacchi da parte di avversari politici. Nessuno, e dico nessuno, ha l’autorevolezza morale per confezionare giudizi definitivi. Le condotte politiche le valutano gli elettori, i sospetti comportamenti illegali vengono giudicati dalla magistratura, la trasgressione morale è questione di coscienza, e ognuno la risolve secondo la propria sensibilità. Il cattolico con il sacramento della confessione, gli altri come ritengono più opportuno.

La pratica introdotta dai comunisti e dai fascisti in Italia, soprattutto dai primi, all’epoca della vergognosa e ancora oscura vicenda giudiziaria degli anni ’90 del secolo scorso, oggi si porta dietro una sequela di disastri che difficilmente sarà possibile riparare nel breve periodo. Il Partito Comunista Italiano dei vari Violante, Veltroni, Fassino, Bassolino, D’Alema, allora in stretto rapporto con spezzoni di magistratura e con particolari settori dell’informazione, introdusse la prassi delle dimissioni a prescindere, prima di indagini, prima di rinvii a giudizio, prima di processi, prima di sentenze. I titoli dei giornali condannavano e la sentenza diventava definitiva. Un modo barbaro di fare giustizia, di processare sovente persone innocenti sulla pubblica piazza, classico dei regimi totalitari, non a caso erano comunisti e fascisti. Scuola di pensiero ancora seguita, nonostante la palese dimostrazione della sua strumentale e fraudolenta applicazione.

Non avendo pensieri, idee, programmi, proposte le attuali forze politiche si servono della scorciatoia della via giudiziaria al potere, e da qui molto spesso una serie spaventosa di forzature, di manipolazioni, di stravolgimenti come la storia ha chiarito. Uno stracciarsi le vesti quotidiano, a volte ridicolo e carnevalesco per invocare rispetto della moralità. Il movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e di Casaleggio, pur essendo organismo politico novello, non si è sottratto alla suddetta prassi, anzi. Né il Partito Democratico, né l’attuale presidente del consiglio, né alcuni esponenti del suo governo e del suo partito e di altri partiti sono stati da meno.

Tali comportamenti cosa hanno cambiato dal punto di vista dell’etica in politica? Niente! La situazione è sempre la stessa se non aggravata. Vedi i vari scandali: Mose di Venezia, Expo di Milano, “mafia capitale” a Roma, Monte dei Paschi in Toscana come Banca Etruria, le Casse di risparmio nelle Marche e in Abruzzo. E adesso è arrivata la faccenda complicatissima di Quarto, dove la Procura di Napoli sta indagando. Quarto non era l’eden prima né poteva cambiare condizione dopo pochi mesi con l’arrivo del M5S, si potrà sperare che lo diventi a breve con coloro che sostituiranno prima o poi l’attuale compagine, ma rimane sempre e solo una speranza.

Allora che fare? Ritornare alla politica vera, e la politica è di competenza dei partiti. Essi dovrebbero essere seriamente impegnati nel proporre candidature a tutti i livelli di specchiata moralità, e con alto senso di responsabilità nei confronti delle istituzioni e del bene pubblico, selezionando con particolare cura la propria classe dirigente dal punto di vista etico, politico, amministrativo. La cosa pubblica, proprio perché pubblica è di tutti e bisogna avere cura adeguata per migliorarla e non peggiorarla.

È possibile? Sì, se si riformano i partiti. Questi non possono esistere senza una cultura a sostegno dell’azione politica, che nel confronto interno, dove gli elettori sono chiamati a partecipare democraticamente, diventa volontà politica, e quindi proposta di governo nelle istituzioni. I partiti leggeri, i partiti delle primarie, i partiti della rete non esistono, sono invenzioni di comodo per chi non ha idee da proporre. Ci sono i partiti con i propri ideali, con la propria cultura, con la propria linea politica, con la propria organizzazione, con la propria classe dirigente che incarnano una idea di società da confrontare con quella degli altri partiti. E dalla discussione fare emergere una adeguata sintesi valida per l’intera comunità.

Solo recuperando la concezione vera del partito politico è possibile avere più moralità, più responsabilità, più attenzione dei propri esponenti per le questioni che attraversano la società, civile e politica.

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