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Saipem, cosa cambierà per Eni dopo l’aumento di capitale

Prende il via lunedì 25 gennaio per terminare l’11 febbraio l’aumento di capitale da 3,5 miliardi di Saipem, società guidata da Stefano Cao che opera nel settore dei servizi petroliferi e che negli ultimi tempi a Piazza Affari ha fortemente risentito del crollo del greggio. I diritti di opzione saranno negoziabili in Borsa tra il 25 gennaio e il 5 febbraio.

AUMENTO IPERDILUITIVO

Venerdì 22 gennaio, ultimo giorno di mercato prima dell’aumento, Saipem, nonostante la leggera risalita delle quotazioni petrolifere, è crollata in Borsa del 20,57% scivolando a 4,20 euro. Colpa, secondo gli addetti ai lavori, proprio dell’aumento di capitale. Il prezzo di sottoscrizione dei nuovi titoli, annunciato giovedì notte dopo il consiglio di amministrazione della società, con le nuove azioni emesse a 0,362 euro (22 nuovi titoli in opzione per ciascuna azione posseduta), implica uno sconto del 37% sul cosiddetto terp, ossia il prezzo teorico dopo lo stacco del diritto. Si tratta di un classico caso di aumento di capitale iperdiluitivo, che cioè ridimensiona fortemente gli attuali azionisti che dovessero decidere di non partecipare all’operazione. Si legge infatti nel prospetto informativo relativo all’operazione: “In caso di mancato integrale esercizio dei diritti di opzione e integrale sottoscrizione dell’aumento, gli azionisti che non sottoscrivessero la quota loro spettante subirebbero una riduzione massima della loro partecipazione pari al 96% del capitale“.

L’INTERVENTO DI CONSOB

Da qui l’intervento di Consob, che ha avvertito il mercato sulle possibili forti oscillazioni di Saipem nel periodo dell’aumento, mentre Borsa Italiana ha annunciato l’adozione di vincoli per limitare l’effetto di amplificazione dei derivati sulla volatilità del titolo. D’accordo con la Commissione, Borsa sospenderà la facoltà di esercizio anticipata delle opzioni negoziate sul mercato dei derivati (Idem), aventi come sottostante le azioni Saipem. Nel dettaglio, le probabili anomalie di prezzo attese lunedì riguarderanno una possibile sopravvalutazione del prezzo di mercato delle azioni rispetto al loro valore teorico. Sulle azioni, come di prassi sotto aumento, sarà in vigore comunque il divieto di vendite allo scoperto in assenza della disponibilità dei titoli e l’obbligo di comunicazione delle posizioni nette corte.

LE MOTIVAZIONI DELL’OPERAZIONE

Come spiega il prospetto informativo, “l’aumento di capitale è finalizzato a riequilibrare il rapporto tra patrimonio netto e posizione finanziaria netta della società, e diversificare le fonti di finanziamento acquisendo l’indipendenza e l’autonomia finanziaria da Eni e incrementare la flessibilità operativa e finanziaria“. In altri termini, i 3,5 miliardi di aumento di capitale serviranno per rimborsare, per pari importo, il debito di Saipem con Eni, società che la controlla con una partecipazione di circa il 30 per cento. In più, a valle della ricapitalizzazione, la società guidata da Cao rifinanzierà il debito con le banche in modo tale da potere rimborsare alla società del Cane a sei zampe altri 3,2 miliardi. Saipem, che dopo questi passaggi ballerà da sola, al 30 settembre scorso presentava un indebitamento finanziario netto pari a 5,74 miliardi a livello di gruppo.

L’INGRESSO DEL FONDO STRATEGICO

In realtà, Eni è appena scesa nel capitale della società dei servizi petroliferi, passando da quasi il 43% a poco più del 30% a seguito del perfezionamento della cessione del 12,5% al Fondo strategico italiano (Fsi), che a sua volta fa capo alla Cassa depositi e prestiti (Cdp). Il passaggio di mano della quota era stato definito tra ottobre e novembre, quando le azioni Saipem veleggiavano a quotazioni decisamente più alte. Ecco perché oggi l’Fsi si trova costretto a pagare un prezzo molto più elevato rispetto agli attuali valori di Borsa: 463,2 milioni per il 12,5% della società, ossia 8,4 euro per titolo circa, il doppio rispetto ai 4,2 euro della chiusura di Piazza Affari di venerdì. Questo significa per il fondo della Cdp un extra costo di 231 milioni. Il vero affare lo fa Eni, che riceve per il 12,5% un pagamento doppio rispetto a quello dettato dai valori di Borsa.

CHI PARTECIPERÀ ALL’AUMENTO

Tuttavia, va rilevato come l’Fsi si sia già impegnato a partecipare all’aumento di capitale per la quota di propria spettanza, cosa che senz’altro consentirà al fondo di abbassare parecchio i valori di carico di Saipem. Anche Eni si è impegnata a fare la propria parte nell’ambito della ricapitalizzazione. A garantire la sottoscrizione del resto delle nuove azioni che dovessero restare inoptate è invece il consorzio di istituti di credito formato da Goldman Sachs, Jp Morgan, Banca Imi, Citigroup, Deutsche Bank, Mediobanca, UniCredit, Hsbc, Bnp Paribas, Abn Amro e Dnb Markets.


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