C’è un male neppure troppo oscuro da cui il Partito Democratico di Roma deve guardarsi a tutti i costi per cercare di riconquistare il Campidoglio: il candidato alle primarie Roberto Morassut lo definisce “il vulnus del correntismo”, la vecchia tendenza del Pd romano a contarsi e a spartirsi i posti in base all’appartenenza a questo o a quel gruppo politico (qui un articolo di Formiche.net). L’ex assessore all’urbanistica di Walter Veltroni – che alle primarie del 6 marzo sfiderà il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti, oltre a Stefano Pedica e Domenico Rossi – lo ha detto chiaramente ieri alla presentazione del suo libro “Roma senza Capitale”, a cui hanno partecipato anche il sottosegretario alla Pubblica Amministrazione Angelo Rughetti e il deputato Roberto Speranza.
(RUGHETTI E SPERANZA PRESENTANO IL LIBRO DI MORASSUT. FOTO DI PIZZI)
LE PRIMARIE DELLA RIGENERAZIONE
Entrambi, Rughetti e Speranza, sono d’accordo con Morassut nell’affermare che il Pd – specie quello romano – debba interpretare la campagna elettorale di questi mesi come una fase di rigenerazione necessaria. “Le primarie sono un’opportunità se riempiono il vuoto che si è venuto a creare. Guai se servissero solo a misurare il peso delle correnti. Sarebbe il preludio di una sconfitta clamorosa”, ha auspicato Speranza. “Il partito a Roma deve essere scongelato”, gli ha fatto eco Rughetti che ha messo in evidenza i limiti della gestione commissariale affidata dopo l’inchiesta Mafia Capitale al presidente Pd Matteo Orfini. “Non ci doveva solo essere una riorganizzazione amministrativa ma anche una nuova spinta propulsiva. Servivano proposte e progetti. Le uniche idee sono invece arrivate da associazioni o singoli esponenti del Pd”.
(CHI C’ERA ALLA PRESENTAZIONE DI ROBERTO MORASSUT. FOTO DI PIZZI)
MORASSUT E LA SINISTRA DEM
Rughetti non si è sbilanciato su quali dei candidati alle primarie appoggerà (la sua presenza di ieri non è necessariamente indicativa visto che la presentazione del libro era stata organizzata da tempo) mentre Speranza non ha avuto dubbi: “La candidatura di Morassut è molto bella e positiva per questa città”. Non è un mistero d’altronde che la sinistra Dem abbia deciso di sostenere la sua corsa anche in nome di una comune provenienza dai DS. Ad ascoltare Morassut c’erano, infatti, pure alcuni degli storici collaboratori di Pierluigi Bersani, come la giornalista Chiara Geloni, bersaniana di ferro, in passato a capo della televisione del partito Youdem e oggi anima critica del Pd di Matteo Renzi. Si vede anche il deputato Nico Stumpo che – durante la segreteria Bersani – fu responsabile dell’organizzazione del partito. E’ veltroniano invece Walter Verini che da capo di gabinetto condivise con Morassut l’esperienza in Campidoglio.
(ROBERTO SPERANZA ALLA PRESENTAZIONE DI “ROMA SENZA CAPITALE DI MORASSUT. FOTO DI PIZZI)
MANUALE CENCELLI VADE RETRO!
Morassut comunque a passare come il candidato romano della minoranza non ci tiene proprio. Si sente e si professa renziano come ha più volte ribadito, pur ovviamente con una storia politica molto diversa. Per questo – anche nel suo discorso di ieri – ha preferito concentrarsi su Roma, a cominciare dall’approccio con cui il partito dovrà avvicinarsi alle elezioni. “Dobbiamo evitare il metodo del Cencelli interno nella composizione delle liste. Se sarò il candidato sindaco, chiederò di aprire all’esterno. Non possiamo spartirci i posti tra le correnti”. L’obiettivo – scandito più volte – è dare alla sua eventuale candidatura a sindaco un profilo che sia fortemente civico e non solo politico.
(ROBERTO MORASSUT VISTO DA UMBERTO PIZZI)
LA ROTTURA A SINISTRA
Un problema politico di fondo però rimane, un problema talmente grave da mettere a rischio ogni tentativo di vittoria del Pd alle prossime elezioni. Morassut lo fotografa così. “Serve uno schieramento ampio, a Roma per storia e tradizione non si vince se non si allarga il campo. E oggi ci manca un alleato importante”. Quell’alleato è Sinistra Italiana – la formazione politica nata a novembre dalla fusione tra SEL e alcuni fuoriusciti del Pd – che al momento ha deciso di correre in solitaria con l’antirenziano Stefano Fassina. Morassut li sprona con forza a cambiare linea “per non riconsegnare la città a una destra che si camuffa da forza civica ma che ha dentro le stesse persone di prima”, quelle dell’amministrazione di Gianni Alemanno. Oppure vogliono far vincere un movimento che “non sa neppure governare Livorno”? I riferimenti sono chiaramente ad Alfio Marchini, ormai sempre più vicino ad una candidatura sostenuta da tutto il centrodestra, e al Movimento 5 Stelle.
(RUGHETTI E SPERANZA PRESENTANO IL LIBRO DI MORASSUT. FOTO DI PIZZI)
LO SPETTRO MARINO
Lo stesso invito rivolto a Sinistra Italiana qualche ora prima Morassut lo aveva formulato nei confronti di Ignazio Marino, il cui spettro continua ad aleggiare nel Partito democratico romano. Si presenterà con una sua lista autonoma? Appoggerà Fassina? Cercherà comunque di boicottare il Pd? Queste le domande che un po’ tutti si stanno facendo. Quesiti che volutamente l’ex sindaco in queste ore sta lasciando inevasi perché in fondo ci sta ancora pensando, anche se la voglia di assestare un colpo al Pd e soprattutto a Renzi e Orfini è tanta. L’esortazione a Marino a non schierarsi contro non nasconde però, da parte di Morassut, alcuna riconsiderazione dei suoi anni in Campidoglio. “Con Marino c’è stata una scissione completa tra la dimensione politica e quella dell’amministrazione. Una scissione plasticamente rappresentata dalla fine di quell’esperienza nello studio di un notaio”.