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Tutti i destri sparsi tra Bertolaso, Giachetti, Marchini, Meloni e Storace

Potrebbero ricordare gli ex Dc e gli ex socialisti che si sono salvati dalle indagini di Tangentopoli e agli albori della seconda repubblica hanno trovato casa in Forza Italia, nel Pds, in An o nel Ppi. Senza più un grande partito di riferimento come era appunto Alleanza nazionale, gli ex An sono sparsi un po’ ovunque. E lo si sta vedendo nel caos del centrodestra romano, dove sono proprio loro i protagonisti della disintegrazione della coalizione. Sparsi un po’ in tutti i partiti del centrodestra, spesso sono loro la fonte di divisione, perché da quelle posizioni continuano a combattersi come facevano una volta nelle sezioni del Movimento sociale o di An.

Prendiamo la Lega, per esempio. Che a Roma non vale più del 2 per cento (secondo gli ultimi sondaggi) e non ha alcuna classe dirigente. Ora, a parte il responsabile Gian Marco Centinaio, che non è romano e come primo lavoro fa il capogruppo leghista in Senato, nel Carroccio salviniano si sono via via aggregati alcuni personaggi di spicco della destra capitolina. Come Barbara Saltamartini, ex An, che nelle sue peregrinazioni è passata anche da Fi e Ncd, per poi sbarcare alla corte salviniana. Altra esponente donna di primo piano è Souad Sbai, che invece aveva lasciato il Pdl per Futuro e libertà di Gianfranco Fini. Dell’ex leader di An c’è anche il suo ex capo di gabinetto, Salvatore Sfrecola. Ma nel Carroccio ritroviamo pure Fabio Sabbatani Schiuma, uno degli esponenti di spicco di quella che fu la destra sociale: era lui l’organizzatore, qualche sera fa, di una cena romana in onore di Marion Le Pen, in visita nella Capitale.

Poi ci sono gli altri. Fratelli d’Italia, naturalmente, di ex An è piena, visto che il partito si rifà direttamente a quella tradizione. Qui, oltre a Ignazio La Russa, il regista dell’operazione Meloni è Fabio Rampelli, ex consigliere regionale ora deputato, da anni uno dei punti di riferimento della destra capitolina. Dove Rampelli è famoso per aver dato vita ai Gabbiani, ovvero i suoi seguaci, un tempo considerati una sorta di setta: nelle riunioni si mettevano in cerchio a recitare e cantare inni destrorsi.

Rivale storico di Rampelli è sempre stato Andrea Augello che, dopo essere uscito da Ncd, ora è il king maker della lista di Alfio Marchini. E con lui Augello si è portato tutta la sua corrente laziale che, nella capitale e nella regione, vanta un bel po’ di voti e all’epoca fu determinante per la vittoria alla Pisana di Renata Polverini e al Campidoglio di Gianni Alemanno. E proprio l’ex assessore alla Cultura della giunta Alemanno, Umberto Croppi, oggi lo ritroviamo addirittura dall’altra parte della barricata, a sostegno di Roberto Giachetti. E, se l’ex radicale dovesse farcela, per Croppi potrebbe riaprirsi la porta di un assessorato.

Poi naturalmente c’è Francesco Storace. L’ex leader della destra sociale ed ex governatore regionale ormai sembrava sulla via del tramonto, e invece ha deciso di rimettersi in gioco, candidandosi. E al suo fianco ha trovato molti ex An con cui da tempo nemmeno si parlava più: Gianfranco Fini, Gianni Alemanno, Italo Bocchino e Roberto Menia. Quelli che qualche mese fa tentarono il colpaccio per prendersi la maggioranza dentro la Fondazione An (che gestisce soldi e beni immobili dell’ex partito), sconfitti dall’asse tra La Russa e Gasparri.

Infine c’è Forza Italia. Dove restano due vecchi missini come Maurizio Gasparri e Altero Matteoli, fedeli ancora al vecchio ex Cavaliere, ma ormai consiglieri assai poco ascoltati dal leader.

Mille sfumature di nero, dunque, a Roma. Cui vanno aggiunti anche alcuni personaggi dell’estrema destra che spostano pochi voti ma fanno capire come sia radicata l’anima nera all’interno delle viscere della Capitale: Simone Di Stefano, candidato al Campidoglio di Casa Pound (che ha rotto l’alleanza con Salvini e si presenta da sola) e Alfredo Iorio, candidato di un rinato Movimento sociale che fa riferimento alla vecchia sezione del Msi di Via Ottaviano. Proprio quelli che, guidati da Roberto Fiore, hanno duramente contestato i membri della Fondazione An qualche mese fa all’Hotel Ergife.


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