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Un consiglio spassionato a Virginia Raggi sul debito di Roma

Francia

Roma avrà pure “ripreso a correre” come dice la fertile fantasia di Virginia Raggi, ma per la nuova giunta sarà una corsa al cardiopalmo. Troppe le incognite e quel misto di voglia di fare – nel senso dello spendere – e di mancanza di risorse a disposizione. Prendiamo l’ultima comunicazione. Quei 70 milioni, che si sarebbero trovati nelle pieghe del bilancio e già impegnati, almeno dal punto virtuale. Essi sono più che bilanciati dalla proposta di “un salario di cittadinanza” di 300 euro al mese per 50 mila romani. Costo annuo 180 milioni. Conti che, almeno al momento, non tornano. A settembre si vedrà.

Secondo incubo notturno: il debito della Gestione commissariale. Quello accumulato negli anni passati. Raggi chiama in causa il governo perché imponga a Cassa depositi e prestiti una rinegoziazione dei tassi di interesse, che viaggiano intorno al 5 per cento. Una rapina. Niente da fare, rispondono dal Mef. La legislazione vigente nega quest’opportunità nonostante le diverse dinamiche del mercato. Dove quel tipo di mutuo si rinegozia all’1,5 per cento a tasso fisso.

Presa di posizione, quindi, a la Schäuble, l’inflessibile ministro delle finanze tedesco. E, come tale, sbagliata. Quel tasso di interesse insostenibile lo paga soprattutto il Tesoro, con i 300 milioni stanziati ogni anno a favore del Comune di Roma, da qui all’eternità. Scadenza 2040. Ė anche vero che una parte di quella somma rientra come versamenti a bilancio di una quota degli utili conseguiti da CDP, anche grazie a quel prestito al limite dell’usura. Ma é solo una parte del ristoro del costo, considerati le spese di gestione dell’Istituto e la compartecipazione agli utili da parte delle Fondazioni bancarie. Al netto di tutto questo, solo un pugno d’euro.

Quest’inutile partita di giro, che penalizza fortemente il pubblico, spiega perché la legislazione sia stata modificata a favore delle Regioni. Alla quale é stata data la facoltà di rinegoziare, grazie al DL. 66 del 2014. Basta quindi una piccola modifica alla legge per risolvere il problema. E sgravare alcuni Comuni italiani da un onere aggiuntivo che non ha ragione di esistere. Draghi docet. L’uovo di Colombo, se i pentastellati non fossero quello che sono. Se avessero una capacità di confronto e di aggregazione in Parlamento, per giungere ad una maggioranza capace di agire. Ma questa, per loro, é la sfida più impegnativa. Ne saranno capaci?


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