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Chi sta con Stefano Parisi (e chi no) in Forza Italia

Stefano Parisi

Da quando Stefano Parisi è stato investito da Silvio Berlusconi di studiare il rilancio di Forza Italia, tra gli azzurri è scoppiato il caos. Come sempre accade in questi casi, chi sperava e chi ambiva a un ruolo di comando ha visto frustrate le proprie ambizioni e si è visto scavalcato. Per di più da una persona esterna al partito, proveniente dalla società civile, “calata dall’alto”, per dirla alla Giovanni Toti. Il quale dimentica che un bel giorno Berlusconi lo pescò dai tg Mediaset per trasformarlo nel suo consigliere politico. Toti, dunque, sembra essere la vittima numero uno dell’opzione Parisi. Ma questa è storia nota: al Cavaliere non è piaciuta un’intervista rilasciata dal governatore ligure nei giorni dell’operazione al cuore dove egli parlava già con il tono del futuro leader. Parisi, però, sta subendo il fuoco di fila da un bel pezzo di partito, a partire dai due capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani.

Il primo soffre di eccesso di personalismo, quindi qualsiasi individuo che arriva e lo supera (nel rapporto con Berlusconi) è da abbattere. Così Brunetta ha iniziato a inveire contro Parisi accusandolo di intelligenza con il nemico, ovvero Matteo Renzi. L’ex candidato sindaco a Milano gli ha poi fatto lo sgarbo di fare la sua prima uscita pubblica da leader in pectore di Fi a un’iniziativa per il No di Gaetano Quagliariello. Apriti cielo. “Venga con me a fare campagna referendaria per tutta l’estate e allora si comincia a ragionare. Altrimenti quella di Parisi è solo una melassa centrista”, ha dichiarato il funambolico capogruppo a Montecitorio.

Diverso il discorso di Romani, che aveva stretto un patto di ferro con Toti e Maria Stella Gelmini sull’onda di quell’asse del Nord secondo cui è centrale l’alleanza con la Lega. Proprio quel modello Milano che ha consentito a Parisi di sfiorare la vittoria nel capoluogo lombardo. Ma mentre la Gelmini sembra essersi sfilata e aver fatto buon viso a cattivo gioco, con dichiarazioni assai accomodanti nei confronti del manager ex fondatore di Fastweb, Romani resta ancorato all’asse con Toti e anzi, davanti a Berlusconi, ha spiegato che “è proprio grazie a loro che Parisi a Milano ha ottenuto un buon risultato e non il contrario”. Peccato, però, che sia nel gruppo alla Camera che in quello al Senato il fronte pro-Parisi stia crescendo in maniera proporzionale al malcontento nei confronti dei due capigruppo. “Parisi è una luce in fondo al tunnel, sta ridando speranza a un partito che non ne aveva più. Osteggiandolo facciamo solo del male a noi stessi e a Forza Italia. Romani e Brunetta devono capirlo. Se non ci arrivano, quando si farà il nuovo partito tanto vale cambiare anche i capigruppo”, confessa un senatore azzurro sotto la garanzia dell’anonimato. Quel che resta dell’asse del Nord, però, gioca di sponda con Lega e Fdi. Così si spiegano gli attacchi a Parisi provenienti da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. L’ex direttore generale di Confindustria e fondatore di Chili tv, intanto, ha avuto il merito si spaccare pure il Carroccio, perché, a fronte della chiusura di Salvini, c’è invece un Bobo Maroni assai aperturista.

Parisi, nel frattempo, in questo giorni ha incassato l’endorsement anche di una figura di peso come Antonio Tajani. Il manager in questi giorni era al lavoro sui conti del partito a San Lorenzo in Lucina insieme a Gregorio Fontana e Alfredo Messina, il mago dei numeri di Mediolanum. Al suo fianco si può annoverare anche il resto della cerchia strettissima di Berlusconi: Gianni Letta, Niccolò Ghedini, la figlia Marina, Sestino Giacomoni e Valentino Valentini. E naturalmente Fedele Confalonieri. Schierati con Parisi, poi, anche Nunzia De Girolamo, Stefania Prestigiacomo, Francesco Giro e Anna Maria Bernini. Lunedì 1 agosto e martedì 2 agosto l’ex ad di Fastweb incontrerà tutti i coordinatori regionali.

Alla finestra, in attesa dell’evolversi degli eventi, stanno la Gelmini e Mara Carfagna. Non pervenute, invece, Maria Rosaria Rossi e Deborah Bergamini. Tornando al fronte anti-Parisi, ecco Altero Matteoli e Maurizio Gasparri. “Siamo qui a fare politica da anni, molti di noi hanno ricoperto incarichi di responsabilità, abbiamo retto dicasteri, e ora non possiamo farci insegnare il mestiere dall’ultimo venuto”, ha detto Matteoli nell’ultimo vertice davanti al Cavaliere.

A dividere, naturalmente, non è solo la figura di Parisi, ma il progetto politico che c’è dietro. Perché, se vincerà la linea del manager, si andrà avanti in un’ottica centrista e liberale, magari reimbarcando anche Angelino Alfano, con la destra lepenista marginalizzata in un angolo: l’alleanza con la Lega non sarà più strategica, anzi potrebbe non esserci affatto. Per questo Parisi fa tanto paura a Salvini. Il quale già fa sapere che a settembre non sarà alla convention del manager per la riorganizzazione del centrodestra. Vedremo, in quei giorni post vacanzieri, se Parisi sarà riuscito a portare altri pezzi del partito azzurro dalla sua parte.


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