L’estate volge ormai al termine e per Virginia Raggi è arrivato il momento delle decisioni più spinose. Dalle Olimpiadi del 2024 al destino dello nuovo stadio della Roma, passando per i nodi Ama e Atac, i dossier e le preoccupazioni per il sindaco pentastellato non mancano.
L’ENNESIMO CASO ATAC
Nelle ultime ore, però, la questione più urgente è diventata Atac – l’azienda capitolina dei trasporti – con la rottura, a questo punto difficilmente sanabile, tra il direttore generale della società Marco Rettighieri e l’amministrazione comunale. Uno scontro innescato dallo stesso Rettighieri con una lettera inviata all’assessore alla Mobilità Linda Meleo e per conoscenza anche ai membri della commissione Lavori pubblici del Senato.
LA LETTERA DI RETTIGHIERI
Una lettera con la quale il manager ha contestato alcune prese di posizione di Raggi e indicato quale sia – dal suo punto di vista – la situazione in cui versa l’azienda dei trasporti. Il primo elemento che ha sottolineato sono le parole pronunciate dal sindaco domenica scorsa nel corso della festa del Fatto Quotidiano. Raggi aveva detto che per la ripresa delle scuole il 95% dei treni della metro A sarebbe stato operativo, ma Rettighieri l’ha smentita: “Questa percentuale non è possibile raggiungerla e non so da dove questo numero sia uscito“. Il secondo punto attiene, invece, ai 18 milioni di euro che prima di ferragosto il Campidoglio ha annunciato di aver stanziato proprio per garantire la manutenzione della linea A della metro romana. “I fondi ad oggi non sono ancora disponibili poiché nessun bonifico è stato effettuato da Roma Capitale verso Atac“, ha accusato ancora il direttore generale. Infine, la denuncia forse più pesante mossa ai danni delll’assessore: quella di essere intervenuta su alcune scelte aziendali in merito al personale. “Lo spostamento di alcune persone all’interno di un’azienda di qualsivoglia natura, partecipata o meno, non può essere influenzato in alcun modo da ingerenze esterne“, ha affermato Rettighieri, il quale ha aggiunto come questo atteggiamento sia stato interpretato da molti “come un commissariamento di Atac e mio“. Infine la conclusione che assomiglia molto ad un addio anticipato: “Ovviamente, è nel diritto di codesta Amministrazione mutare la governance dell’azienda di nomina capitolina e su questo non ho nulla dire come, del resto, ho sempre detto e scritto“. Un’ipotesi ormai più che probabile: nel tardo pomeriggio, infatti, il Campidoglio – con una nota ufficiale – ha definito “irresponsabile” di Rettighieri. “Preso atto delle posizioni espresse dal dg Atac l’amministrazione in queste ore è al lavoro per l’individuazione di un nuovo management“, aggiunge poi il comunicato.
LA RISPOSTA DI MELEO
Alle accuse durissime di Rettighieri aveva già risposto nella serata di ieri Meleo con un post pubblicato sul suo profilo Facebook. A proposito del dato sui treni fornito da Raggi alla festa del Fatto Quotidiano, l’assessore alla Mobilità ha scritto che “è stato comunicato dallo stesso dg, che ha assicurato che nel mese di settembre, con l’apertura delle scuole, sui 32 treni programmati per la metro A ne circoleranno 30 e nella peggiore delle ipotesi 28“. Sull’altra questione – quella dei 18 milioni di euro – Meleo ha affermato che “ci sono, stanziati con una delibera di giunta prima di Ferragosto, mentre la determina dirigenziale che dispone il pagamento è datata persino 12 agosto 2016“. In fondo, comunque, i pentastellati si sono infuriati soprattutto per un’altra circostanza: il fatto che a pubblicare per primo la lettera di Rettighieri sia stato il senatore Pd ed ex assessore capitolino alla Mobilità Stefano Esposito.
L’ATAC, ESPOSITO E RETTIGHIERI
“È molto grave che uno scambio di comunicazioni interne tra Campidoglio ed Atac, prima ancora che queste siano giunte all’assessore di competenza, sia reso pubblico da un senatore del Partito Democratico che, palesemente, ne strumentalizza i contenuti per i propri fini politici“, ha risposto Meleo alla lettera di Rettighieri. Da questo punto di vista si consideri, comunque, che la missiva sia stata inviata anche ai membri della commissione Lavori pubblici del Senato di cui lo stesso Esposito fa parte. E’ così, dunque, che ne dovrebbe essere venuto a conoscenza, anche se sono noti i rapporti di stima e conoscenza esistenti tra i due.
LE OLIMPIADI
L’altro tema che in questi giorni sta facendo più discutere sono, invece, le Olimpiadi sulle quali Raggi non ha ancora sciolto le riserve. La domanda che si pone è sempre la stessa da mesi: ritirare o non ritirare la capitale dalla corsa verso i Giochi Olimpici del 2024? Ieri uno spiraglio lo ha aperto l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini secondo il quale “se sono Olimpiadi per la vita delle persone, per il loro benessere, non vedo perché dire di no“. “Entro 10 giorni decideremo“, ha quindi aggiunto l’assessore. E’ probabile, però, che ci voglia più tempo: Raggi, infatti, sembra intenzionata ad attendere la fine dei Giochi Paraolimpici che termineranno il 18 settembre, anche per
“rispettare la tregua olimpica stabilita alla vigilia di Rio 2016“, ha scritto su Repubblica Tommaso Ciriaco. Una decisione molto dibattuta anche all’interno dei vertici del MoVimento 5 Stelle. A tal proposito le posizioni sono ormai delineate: Alessandro Di Battista, Carla Ruocco e Paola Taverna vorrebbero che Roma si ritirasse, mentre Luigi Di Maio sarebbe più possibilista, così come la stessa Raggi. Nel frattempo continua l’opera di convincimento del presidente del Coni Giovanni Malagò pronto a modificare anche il progetto iniziale per convincere i pentastellati. Ad esempio – scrive ancora Ciriaco su Repubblica – si potrebbe arrivare “allo spostamento del villaggio olimpico lontano dai terreni di Francesco Gaetano Caltagirone“, il costruttore ed editore del Messaggero verso il quale i grillini hanno manifestato in più occasioni la loro ostilità. Il tempo, comunque, stringe: il 7 ottobre il Campidoglio dovrà inviare un nuovo dossier al Comitato Olimpico Internazionale ed è chiaro, dunque, che entro questa data Raggi dovrà aver deciso che cosa fare.
LO STADIO DELLA ROMA
C’è poi la questione stadio della Roma: ieri il Campidoglio ha inviato in Regione il progetto con la delibera dell’Assemblea Capitolina che ne riconosce la pubblica utilità. Passaggio obbligato e atteso da mesi al quale dovrebbe seguire l’apertura della conferenza dei servizi da parte dell’ente guidato da Nicola Zingaretti. Anche in questo caso, comunque, i punti interrogativi abbondano. “Manca il parere di conformità dell’amministrazione comunale, senza il quale non sarà convocata la conferenza dei servizi“, hanno risposto immediatamente dalla Regione. Immediata la controreplica del Campidoglio affidata a una nota ufficiale: “Roma Capitale ha trasmesso il progetto dello stadio dell’A.S. Roma, presentato dalla società Euronova, alla Regione Lazio. Ogni parere nel merito verrà espresso in sede di Conferenza dei servizi, che sarà occasione di confronto limpido e trasparente tra le parti“. Una querelle che non permette di capire fino in fondo se e come lo stadio sarà alla fine realizzato, anche se il presidente della società giallorossa James Pallotta ha subito espresso “la sua soddisfazione per l’invio del progetto alla Regione Lazio“. In mattinata, peraltro, la frattura è sembrata in parte ricomporsi grazie all’incontro tra il vicesindaco Daniele Frongia e il vicepresidente della Regione Massimiliano Smeriglio, che alla fine del vertice ha commentato: “Stiamo lavorando congiuntamente. Penso che le polemiche non servano a nessuno. L’incontro è andato bene“.
LA FIERA DI ROMA
Tra le partite più complicate per Raggi & co. c’è poi quella che riguarda il futuro della nuova Fiera di Roma. Il Campidoglio ha ridotto i metri cubi edificabili della vecchia Fiera di Roma, dalla cui valorizzazione e vendita bisogna ricavare le risorse necessaria a pagare tutti i debiti contratti per costruire ormai più di dieci anni fa la nuova Fiera. Una questione sulla quale si è consumata l’ennesima rottura tra l’amministrazione comunale da un lato e la Regione Lazio e la Camera di Commercio dall’altro, tutti azionisti di Investimenti Spa, la società che detiene il capitale di entrambe le fiere. Il 29 agosto i vertici capitolini hanno disertato l’assemblea della società e ieri Panorama ha rilanciato l’ipotesi che anche la nuova Fiera possa essere venduta. Secondo il settimanale diretto da Giorgio Mulé, alla finestra ci sarebbe un gruppo cinese, della cui identità, però, ancora non si sa nulla.