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Vi racconto la guerra dell’Atac tra Raggi e Rettighieri. Parla Esposito (Pd)

Bufera sul Campidoglio: in un giorno solo Virginia Raggi non ha perso solamente l’assessore al Bilancio e alle Partecipate Marcello Minenna e il capo di gabinetto Carla Romana Raineri. A lasciare sempre oggi sono stati anche i vertici di Atac, l’amministratore unico Armando Brandolese e il direttore generale Marco Rettighieri. Una decisione, la loro, ormai scontata dopo lo scontro innescato dalla lettera inviata due giorni fa da Rettighieri all’assessore alla Mobilità Linda Meleo. Il documento, durissimo, non lasciava spazio alle interpretazioni: in poche righe il direttore generale dell’azienda capitolina dei trasporti ha messo nero su bianco le sue critiche nei confronti di Virginia Raggi e dell’attuale assessore ai Trasporti Meleo e denunciato anche alcune ingerenze che avrebbe subito in merito alla gestione del personale. Dalla lettera è partito un botta e risposta senza esclusioni di colpi tra Rettighieri da un lato e il Campidoglio dall’altro, che ha portato oggi alle dimissioni sia del dg che dell’amministratore unico Brandolese.

Una vicenda di cui Formiche.net ha discusso con il senatore Pd e assessore alla Mobilità nell’ultimo scorcio dell’amministrazione Marino Stefano Esposito, il primo a pubblicare la lettera di Rettighieri martedì pomeriggio sul suo sito personale.

Senatore Esposito, come mai è stato il primo a pubblicare la lettera di Rettighieri? Nella sua risposta Meleo ha puntato soprattutto su questo aspetto.

Nessun mistero: come si può vedere facilmente, la lettera era inviata – oltre che a Meleo – anche a tutti i membri della commissione Lavori pubblici del Senato di cui sono vicepresidente. Rettighieri ce l’ha inviata perché prima delle vacanze era venuto in commissione a parlare dei malfunzionamenti e delle esigenze di Atac. Appena l’ho ricevuta, l’ho pubblicata: non averla letta tempestivamente è un problema dell’assessore e non mio. E comunque, è inutile che Meleo provi a sviare l’attenzione dal contenuto della lettera che è pesantissimo. Fa un po’ ridere, peraltro, che l’assessore di un’amministrazione a cinquestelle si lamenti della pubblicazione di un documento: ma la trasparenza non era la loro bandiera?

Parliamo dei contenuti: nonostante la delibera approvata prima di Ferragosto, Rettighieri accusa il Campidoglio di non aver sbloccato i 18 milioni di euro necessari alla manutenzione della linea A della metro. Lei che idea si è fatto?

E’ la conferma di quanto avevo già detto nei giorni scorsi: questa storia dei 18 milioni non è stata altro che una trovata propagandistica. Non sono stati accreditati ad Atac perché erano previsti sotto forma di prestito, ma l’assessore al Bilancio Minenna – che ha studiato la soluzione – sapeva perfettamente che le banche non concedono più ad Atac la possibilità di indebitarsi. Quindi quelle risorse – per com’è configurata la delibera – non possono esserci. Ergo, i lavori sulla metro A non possono essere fatti.

Un’altra accusa di Rettighieri riguarda alcune pressioni che avrebbe subito su un tema delicato come la gestione del personale. Cos’è accaduto secondo lei?

Diamo il beneficio del dubbio a Meleo, ma da quanto emerge dalla lettera sembra che ci siano state ingerenze sulla scelta di Rettighieri di rimuovere dal suo incarico un dipendente. C’è chi dice anche che sia un simpatizzante dei cinquestelle. Se fossero confermate queste pressioni – e io prendo per buona la versione di Rettighieri – si tratterebbe di un’invasione di campo ingiustificabile, da sistema clientelare stile prima Repubblica. I grillini devono rendersi conto che il controllo che il Campidoglio esercita su un’azienda partecipata come Atac è una cosa, ma la gestione è tutt’altra. Quest’ultima compete solo al management che non deve subire pressioni di alcun tipo, tanto più se si tratta di provvedimenti che riguardano il personale.

Mi pare di capire che a suo avviso quella di Rettighieri è una perdita grave per Atac e per Roma. Perché?

La sua carriera e le sue competenze parlano per lui. Di sicuro non ha bisogno di occupare il posto: è un professionista che non rimarrà senza lavoro neppure per 24 ore. Il suo addio sono certo che farà felice chi ha lavorato in questi mesi per mandarlo via. A me, invece, dispiace molto perché sono convinto che Rettighieri avrebbe potuto salvare Atac.

Senta ma nelle ultime settimane non era sembrato che il Campidoglio volesse confermarlo? L’atteggiamento nei sui confronti è stato molto diverso da quello tenuto verso l’ex presidente di Ama Daniele Fortini.

Dall’esterno ho sempre avuto una percezione diversa, che Rettighieri fosse sostenuto da Meleo e dal presidente della commissione Mobilità del Campidoglio Enrico Stefàno, ma che Raggi, Frongia e Minenna gli abbiano sempre fatto la guerra. Quando ho visto la delibera dei 18 milioni che parlava di prestito, ho pensato subito che fosse una trappola ai suoi danni.

Quali sono i meriti di Rettighieri a suo modo di vedere?

Rettighieri è stato il primo direttore generale che ha aperto i cassetti di Atac e che si è rivolto alla Procura per fare piena luce su quanto di più marcio esiste all’interno dell’azienda romana dei trasporti. Mi auguro che la magistratura continui il suo lavoro, ma era inevitabile che in questo modo Rettighieri si facesse tanti nemici. Mi riferisco in primis ai sindacati.

Rimaniamo sul ruolo del sindacato contro il quale anche lei è più volte intervenuto in questi mesi. Che cosa c’è che non va?

Non parliamo di tutti i sindacati, ma solo di alcuni, che si sono contraddistinti più per la cattiva gestione dell’azienda che non per la tutela dei lavoratori. Consociativismo e clientelismo sono le due parole chiave, le due pratiche a cui troppo spesso si sono dedicate le sigle sindacali. Rettighieri ha scoperchiato questa situazione e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Basta vedere i commenti sul profilo Facebook di Meleo: uno degli interventi più duri contro Rettighieri arriva da un’esponente di spicco della rappresentanza della Cisl interna ad Atac.

Da questo punto di vista non si potrebbe giocare di sponda con le segreterie regionali e cittadine dei sindacati confederali?

Dai comunicati ufficiali mi pare che solo la Cgil si sia resa conto della necessità di rompere la logica malata che esiste in Atac. Cisl e Uil mi sembra, invece, che non l’abbiano proprio capito. Mi auguro che la questione richiami l’attenzione dei segretari nazionali di Cisl e Uil che sono persone serie e competenti. Se fossi in loro, darei uno sguardo a quello che succede in Atac.

In conclusione, qual è secondo lei la prima cosa da fare per rilanciare Atac?

Proseguire nella cura Rettighieri e, quindi, continuare a rimuovere tutti quegli elementi che si inquadrano nella logica clientelare e consociativa che da troppo tempo pervade Atac. D’altro canto, l’azienda dei trasporti ha bisogno di risorse, di manutenzione sulla metro e di nuovi autobus. E’ necessario soprattutto che la maggioranza del personale venga valorizzata: ciò, però, si potrà fare solo se sarà modificato l’attuale sistema, per il quale si fa carriera solo se si è iscritti al sindacato giusto.

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