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Ecco come Stefano Parisi e Giovanni Toti bisticciano su Matteo Salvini

Sintonie sul no al referendum costituzionale, dissonanze sul futuro del centrodestra e in particolare sul ruolo della Lega nel futuro centrodestra. Così Stefano Parisi e Giovanni Toti hanno dibattuto ieri sera a Milano.

L’INIZIATIVA DEL GIORNALE DI SALLUSTI

Chi ha sequestrato Stefano Parisi è pregato di ridarcelo”, ha esordito ironico il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti dal palchetto del Four Season di Milano. Ieri sera, proprio Il Giornale ha organizzato un dibattito che ha visto protagonisti Stefano Parisi, mancato sindaco di Milano e riformatore in pectore del centrodestra, e Giovanni Toti, presidente azzurro della Regione Liguria, critico verso le mosse di Parisi azzurrino.

Toti è arrivato spedito sul palco, dopo aver salutato la moglie Siria Magri, seduta in platea tra le prime file; Parisi invece si è intrattenuto a lungo tra la gente: ha chiacchierato con tutti, ha salutato chiunque lo avvicinasse. Giunti al cospetto del direttore Sallusti, i due si sono ritrovati vestiti in maniera quasi identica – abito blu, cravatta e mocassini – e hanno sfoderato la stessa anima politica, salvo qualche rileva sfumatura. Che infatti ha fatto la differenza: il confronto è stato animato, a tratti frizzante, di fronte a una platea gremita e partecipe. Stefano e Giovanni – così li chiama buona parte dei presenti – hanno inoltre in comune il passato: sono arrivati in politica quasi per caso, ci hanno preso gusto e hanno deciso poi di fare sul serio.

IL REFERENDUM DEL 4 DICEMBRE

Si è partiti dal referendum costituzionale. Parisi e Toti all’unisono hanno ribadito il loro ‘no’ alla riforma.E’ fatta male, genererebbe grande confusione”, ha detto Parisi, che ha aggiunto: “Non sto dicendo che la nostra Costituzione è la più bella del mondo, come dice Zagrebelsky, dico solo che le riforme bisogna farle bene, non tanto per farle”. Al coro del “no ottimista e riformatore” si è unito anche il Governatore della Regione Liguria: “Dobbiamo dire di no a una riforma che farebbe seri danni, sarebbe un clamoroso passo indietro per l’Italia. Un ritorno al centralismo statale: nessuna autonomia, tutto torna nelle mani di Roma dove le cose già adesso non funzionano”. E se dovesse vincere davvero il ‘no’? “Credo che bisognerebbe fare un governo ponte che duri qualche settimana, giusto il tempo di mettere a punto una legge elettorale decente, per poi andare a votare. E’ da troppo tempo che i cittadini non si esprimono sul governo di questo Paese” ha detto ancora Toti che ha poi confessato: “Un governo di unità nazionale non è possibile. Chiudiamo questa dolorosa vicenda e andiamo a votare”. No dunque pure a un Patto del Nazareno Bis.

LA LEGGE ELETTORALE

Toti e Parisi non solo invitano la platea a dire no alla riforma costituzionale proposta dal Governo Renzi ma si battono per una legge elettorale che possa regalare al Paese una classe dirigente capace e meritevole. “Tutti vogliono mettere il sedere su una poltrona”, ha spiegato Parisi che poi ha incalzato: “Sono finiti i tempi in cui si fanno giorni nell’anticamera del Presidente Berlusconi per assicurarsi un posto in lista e poi non si muove un dito, non si fa nemmeno campagna elettorale. Il rapporto con il territorio è importante, solo se conosci puoi risolvere i problemi e noi dobbiamo fare quello”. E poi: “Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha proposto una legge elettorale dando per scontato il sì al referendum, come è possibile?”. Toti ha aggiunto: “Renzi usa la legge elettorale come un mercato di cammelli”. Quindi, come si fa a superare lo scoglio delle liste bloccate? “Con un sistema proporzionale e con collegi uninominali” ha aggiunto l’ex candidato sindaco di Milano. Anche il Presidente Toti si è ritrovato concorde sul proporzionale ma poi ha detto: “Se proprio devo scegliere tra liste bloccate e preferenze, allora scelgo queste ultime”. Ma, per riuscire ad avere una buona legge elettorale è necessario capire come ci si vuole presentare alle elezioni.

IL FUTURO DEL CENTRODESTRA

Che vuole fare il centrodestra? Da un lato c’è Parisi, per lui il futuro del centrodestra è slegato dai partiti (comunemente intesi) e ha bisogno non tanto di una leadership ma “di trovare la rotta e avere una squadra di persone capaci ed esperte”. Ha scandito: “Non è che il centrodestra sia tanto unito. Bisogna fare in modo che trovi i suoi connotati, abbiamo tempo, ma dobbiamo coagularci sulle idee giuste non sulle alchimie. Dobbiamo tornare ad essere forza di governo, non partito di opposizione, dobbiamo ascoltare il Paese e proporre soluzioni. Noi siamo un’alternativa al centrosinistra. Per questo dobbiamo essere concreti, l’antipolitica lasciamola a Grillo“. Dall’altro lato c’è Toti, convito sostenitore dell’unità del centrodestra “solo se si sta uniti con Lega, Fratelli d’Italia, Ncd si può andare lontano, lo dimostrano i risultati delle recenti elezioni amministrative”. Non solo, l’ex giornalista di Mediaset si fa garante del rispetto dei patti con la Lega. Scintille. “Di leader come Silvio Berlusconi non ce ne sono più e non è detto che ce ne saranno altri in futuro. Lui aveva una capacità di risoluzione dei problemi straordinaria. E’ riuscito da solo a far risorgere il centrodestra”, ha spiegato Parisi e dalla platea qualcuno urla “Non è morto”. “No no, anzi sta benissimo e se mai ci sarà un nuovo leader sarà lui stesso a nominarlo” ha risposto prontamente l’ex ad di Fastweb che poi ha aggiunto: “Berlusconi ha inglobato nella sua coalizione la Lega di Bossi mantenendo un equilibrio perfetto. Oggi, i tempi sono cambiati e anche gli equilibri”. Il riferimento è al ruolo di Matteo Salvini all’interno della compagine del centrodestra. Toti ha risposto con il mantra: “Uniti si vince” e ha aggiunto: “E’ normale che ci siano idee diverse anche all’interno della stessa compagine politica. Per evitare di fare come sta facendo il centrosinistra, dobbiamo imparare a farle convivere tutte insieme. Magari aprendo alle primarie: se prevalgono le idee di Salvini allora ci si adegua”. Gli uditori/elettori non sono affatto convinti. Parisi men che meno. E infatti ha sbottato: “Abbiamo bisogno di accogliere coloro che hanno idee, proposte economiche, sociali e politiche. Anche se non hanno una tessera di partito”. Ha concluso Parisi: “Gli elettori del centrodestra sono più avanti della classe dirigente dei loro partiti”.

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